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Giornata della Terra, si fa presto a dire green: come capire se i nostri abiti sono davvero sostenibili

La moda punta sempre di più sulla sostenibilità: qualche consiglio per avere un guardaroba sostenibile e le certificazioni da tenere d’occhio.
A cura di Beatrice Manca
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La moda negli ultimi anni sta cambiando direzione: sappiamo che il settore del tessile ha un enorme impatto sull'ambiente, tanto che anche l'Unione Europea sta vagliando nuove misure per il fast fashion. Dal lusso al fast fashion, le nuove parole d'ordine sembrano essere ‘green‘ e ‘sostenibile‘. Ma quand'è che un capo può veramente definirsi sostenibile? Per fare chiarezza Fanpage.it ha intervistato Paolo Bray, fondatore della World Sustainability Organization, ong specializzata nella certificazione dei prodotti da agricoltura e allevamento sostenibile, inclusa la filiera del tessile. Tra i progetti di WSO c'è la certificazione di moda sostenibile “Friend of the Earth”, riconosciuta ai designer che hanno scelto di produrre nel rispetto dell’ambiente.

Quando si può parlare di moda "sostenibile"

Quando si parla di sostenibilità nel mondo della moda si pensa subito all'ambiente, alle emissioni di carbonio e ai rifiuti. Ma la parola sostenibilità è molto più ampia e include anche l'aspetto sociale: il rispetto dei diritti e della salute di chi lavora nella filiera, che deve ricevere adeguate tutele e un giusto compenso. I due binari, sociale e ambientale, viaggiano paralleli alla sostenibilità economica di un prodotto. Attenzione però: non sempre ‘naturale' fa rima con sostenibile, come spiega Paolo Bray: “Dobbiamo essere consapevoli che le fibre hanno tutte un impatto. Quelle che hanno minore impatto nella fase di produzione, ci dice l'indice Higgs, sono le fibre sintetiche, nettamente più performanti rispetto a lana, seta e cotone”. Le fibre naturali hanno bisogno di consumare suolo e risorse per essere prodotte: vale per i bachi da seta così come per le pecore da lana. Per non parlare poi del dispendio di acqua e delle monocolture intensive, come quella del cotone.

una vasta coltivazione di cotone
una vasta coltivazione di cotone

Le fibre sintetiche possono essere recuperate, ma inquinano: l'altra faccia della medaglia sono i rifiuti. “Le fibre sintetiche hanno un problema di smaltimento perché il prodotto finito non è biodegradibile e disperso nell'ambiente inquina. I modi per ridurre l'impatto però ci sono, come le tecnologie che permettono di ridurre la dispersione di microfibre in lavatrice”. Ma la verità è che non esiste un materiale magico a impatto zero. “L’obiettivo della nostra certificazione non è quello di demonizzare una fibra rispetto a un'altra: l’obiettivo è ridurre al minimo l’impatto – spiega Bray – Anzi gli impatti: non c’è solo la questione delle emissioni, ma l’utilizzo del terreno, la perdita di biodiversità potenziale, l’impronta idrica, i rifiuti nella fase di produzione e in quella di trasformazione, oltre che l’impatto sociale sui lavoratori”. Per ottenere la certificazione Friend of The Earth le aziende devono dimostrare che le fibre sintetiche utilizzate nel processo di trasformazione siano completamente riciclate e atossiche, così come le tinture e che l'impianto faccia analizzare le acque usate negli stabilimenti produttivi almeno una volta l'anno.

Paolo Bray, il fondatore di WSO
Paolo Bray, il fondatore di WSO

Le certificazioni di sostenibilità

Si fa presto però a dire green: un conto è dichiarare di essere sostenibili, un altro è dimostrarlo. "I claim di sostenibilità non sono regolamentati per legge come succede per il bio – precisa Paolo Bray –  non puoi dichiarare che un prodotto è bio se non è certificato ufficialmente da una terza parte. Questo rappresenta un problema: attenzione ai brand che si autocertificano o si autodichiarano sostenibili". I consumatori però hanno i loro strumenti per verificare l'attendibilità dei brand, come le certificazioni rilasciate da enti terzi. Il già citato Higgs Index, per esempio, valuta la sostenibilità delle catene di approvvigionamento della moda. "Le certificazioni terze, con tutti i loro limiti, comunque rispondono a determinati parametri. Le più valide e più famose dal punto di vista ambientale sono la certificazione GOTS e Oekotex, a cui si aggiunge la nostra certificazione, Friend Of The Earth". Per quanto riguarda l’aspetto sociale c’è sicuramente la SA8000, uno standard internazionale che certifica a responsabilità sociale d'impresa rispetto ai diritti dei lavoratori, alla salubrità degli ambienti di lavoro e le tutele contro lo sfruttamento minorile.

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Come comprare in maniera (veramente) green

Probabilmente dire "shopping sostenibile" è una contraddizione in termini, ma sicuramente ci sono comportamenti che possiamo adottare in quanto consumatori. Innanzitutto dobbiamo cambiare modo di pensare, spiega Paolo Bray: "Noi tutti, me compreso, compriamo in maniera esagerata. Negli ultimi cinquant’anni abbiamo praticamente dimezzato il numero di volte che utilizziamo un capo prima di gettarlo, generando moltissimi rifiuti. La prima cosa da fare quindi è ridurre il numero di capi e utilizzarli al massimo. Ben vengano pratiche come il second hand, che segnano un cambio di mentalità". Quando è indispensabile comprare possiamo comunque scegliere capi durevoli e certificati: "Comprare prodotti da linee sostenibili permette di mandare un messaggio ai brand, indicando che quella è la direzione in cui devono muoversi". Come consumatori abbiamo un immenso potere nelle nostre mani: il futuro del pianeta dipende soprattutto da noi.

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