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Amore e intelligenza artificiale: possiamo innamorarci di qualcuno che non esiste?

La vicenda di Emily Pellegrini e dei suoi corteggiatori ha aperto un duplice dibattito, uno sul ruolo delle influencer virtuali, l’altro sul futuro delle relazioni sentimentali. Nei prossimi anni l’amore sarà digitale?
Intervista a Prof. Vincenzo Russo
Professore Associato di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing Coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing Behavior and Brain Lab all'Università IULM
A cura di Eleonora Di Nonno
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Si chiama Emily Pellegrini, ha 23 anni, fa la modella e la sua popolarità su Instagram cresce di giorno in giorno. L’influencer è corteggiata da calciatori, tennisti e personaggi famosi che la tempestano di messaggi in direct per chiederle di uscire. Troppo bella per essere vera. E infatti Emily Pellegrini non esiste, la modella è stata generata dall’intelligenza artificiale. La sua creatrice ha rivelato al Daily Mail di aver messo insieme i dati che permettessero di sviluppare una donna dal corpo perfettamente in linea con gli standard di bellezza odierni. La vicenda ha aperto un duplice dibattito, uno sul ruolo delle influencer virtuali, l’altro su un tema spesso affrontato nella cinematografia: può esistere l’amore tra uomini e intelligenza artificiale?

Perché i virtual influencer hanno successo?

La più famosa è Lil Miquela, l’influencer virtuale creata nel 2016 a Los Angeles. Vanta circa 2,6 milioni di follower, collaborazioni con brand di moda (si parla di Dior, Calvin Klein, Prada ecc..) e una carriera nel mondo della musica. In Italia la star è Nefele, prima influencer virtuale progettata da tre giovani torinesi: Filippo Boschero, Laura Elicona e Luca Facchinetti. Ma quale è il segreto del loro successo? Ne abbiamo parlato con Vincenzo Russo, coordinatore del Centro di ricerca in Neuromarketing della Iulm. “Famiglia, scuola e politica stanno perdendo il ruolo di organizzatori sociali in grado di fornire certezze ai ragazzi. I giovani si rivolgono al mondo degli influencer per costruire la propria identità – spiega Vincenzo Russo – Se facciamo riferimento agli influencer virtuali, i ragazzi si affidano a qualcuno in cui il concetto di perfezione, anche se per il momento a livello meramente estetico, è portato all’estremo. Seguirli significa avere la garanzia di non sbagliare e di non cadere in errore. Pensiamo alla vicenda di Chiara Ferragni, errori di comunicazione del genere sono tipicamente umani”. Ha fatto molto discutere la vicenda di Emily Pellegrini e dei suoi ammiratori. “Chi ha corteggiato Emily non era consapevole della sua virtualità, però nel futuro c’è il rischio di un’orientamento verso ciò che è virtualmente offerto rispetto ad autentiche relazioni umane. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nell’ultimo periodo ha avuto un’accelerazione. Sicuramente nei prossimi anni sarà più potente e sempre più in grado di costruire relazioni simili a quelle tra umani” conclude Vincenzo Russo.

Amore e intelligenza artificiale  

C’è chi pensa che la nuova frontiera della tecnologia punti a sviluppare sistemi per incrementare le relazioni digitali. Ne è convinto l’imprenditore Shaan Puri, che tempo fa aveva scritto su X: “Il prossimo Zuckerberg è lì fuori e sta progettando una fidanzata o un fidanzato basato sull’intelligenza artificiale”. E in effetti esistono già progetti del genere, come quello di Enias Cailliau che con il suo GirlfriendGPT ha ricreato la personalità della sua fidanzata in versione IA, condividendo poi il codice online per permettere ad altri di emularlo. Per il momento le storie d’amore tra umani e androidi rimangono semplicemente la trama di film fantascientifici. Tra i più conosciuti ci sono Her di Spike Jonze, che racconta di come Theodore si innamori di Samatha, il suo sistema operativo, o Ex Machina, in cui il protagonista inizia a provare dei sentimenti per il robot che sta costruendo. Come dimenticare, poi, S1m0ne? Nel film Viktor Taransky, un regista in crisi, grazie a un software riesce a creare una perfetta attrice virtuale che in poco tempo conquista il pubblico. In tutte queste opere sono soprattutto due gli elementi che ostacolano l’instaurazione di un genuino rapporto di amore tra uomini e intelligenza artificiali. Il primo è l’essenziale asimmetria dell’una o dell’altra parte, vista come dominante o soccombente, il secondo è il fatto che un software, per quanto avanzato, è sempre frutto di una programmazione e di una configurazione che soddisfa i bisogni del suo creatore, portando alla simulazione di un sentimento. E l’amore, si sa, è tutt’altro. Non è sentirsi di più o di meno del proprio partner, non è cambiare chi ci sta affianco. Comunque, per togliersi ogni dubbio, si potrebbe chiedere a ChatGPT se si innamorerebbe mai di un umano. Per ora, la cosa più importante che differenzia noi e l’intelligenza artificiale è proprio la capacità di amare.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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