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Anna Maisetti, la vita col linfedema: “Mi vergognavo del mio corpo, ma ora non mi nascondo più”

In seguito a un cancro alla pelle, Anna Maisetti ha sviluppato un linfedema secondario esteso sulla parte destra del corpo. È una patologia cronica, invalidante ed evolutiva che la costringe a indossare compressioni. Per anni se ne è vergognata, nascondendosi. Poi, come ha raccontato a Fanpage.it, ha capito che il suo corpo non era difettoso, ma semplicemente unico.
A cura di Giusy Dente
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Proprio nel momento in cui la sua vita le sembrava perfetta e lei, come ogni 22enne, si sentiva invincibile e pronta a conquistare il mondo, Anna Maisetti ha ricevuto una diagnosi che l'ha destabilizzata e le ha fatto vedere il suo futuro in un'ottica diversa. Il cancro alla pelle e le sue conseguenze l'hanno messa di fronte a uno stile di vita che mai si sarebbe immaginata prima: uno "stile compresso". Ma se in un primo momento hanno avuto la meglio la depressione e lo scoraggiamento, poi ha deciso di reagire e di non nascondersi più.

Dal tumore al linfedema

Tutto è cominciato durante una ceretta: Anna Maisetti ha raccontato a Fanpage.it che è stata la sua estetista a segnalarle la presenza, sul gluteo destro, di uno strano brufoletto. Aveva 22 anni: "Purtroppo il dermatologo non ha riconosciuto la pericolosità di questa macchia e mi ha consigliato di rimuoverlo senza fretta, così dopo circa un anno l'ho rimosso e dall'esame istologico è risultato essere un tumore della pelle. Quello è stato l'inizio dello stravolgimento totale della sua esistenza".

Instagram @stile_compresso
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Il tumore della pelle, infatti, aveva raggiunto il sistema linfatico e quindi le sono stati rimossi 30 linfonodi dall'inguine destro: la conseguenza è stata quella di sviluppare una patologia cronica, invalidante ed evolutiva che si chiama linfedema. "Nel mio caso è un linfedema secondario, si estende su tutta la parte destra del mio corpo quindi devo costantemente tenere compresso dita, gamba, tutta la zona dell'inguine fino alla schiena" ha spiegato.

Instagram @stile_compresso
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Stile compresso (ma solo nel vestire)

La condizione invalidante di Anna la costringe a sostenere costi elevati per l'acquisto di tutori, bendaggi, calze contenitive: "Al momento il SSN non passa nella quantità e qualità adeguata tutto ciò di cui un paziente avrebbe bisogno". Ma è stato chiaramente quello psicologico, l'impatto peggiore, soprattutto all'inizio: svolgeva qualche lavoretto nel mondo della moda, amava andare a ballare, indossare tacchi a spillo, scoprire le gambe. Tutto questo non è stato più possibile.

Instagram @stile_compresso
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Ecco perché il primo istinto è stato quello di nascondersi: "Mi sono vergognata del mio nuovo corpo. Dal punto di vista psicologico è stato un lungo percorso durato 8 anni e nel momento di maggiore sconforto, dopo una lunga depressione, ho deciso che era arrivato il momento di mostrarmi non per un mio difetto, ma cercando di modificare questa condizione in una caratteristica di unicità".

Instagram @stile_compresso
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Oggi il suo abbigliamento è un'esplosione di colori, riflette l'arcobaleno che ha dentro, perché ha ritrovato la serenità e la stabilità che per troppo tempo aveva smarrito. Il primo passo è stato liberarsi delle insicurezze e mettere in luce quell'unicità finalmente non più vista come un difetto: "Scegliere delle compressioni colorate, ricoprire i bendaggi con bende rosa (che sono un po' il mio simbolo)".

Instagram @stile_compresso
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Fare rete aiuta a non sentirsi soli

In questi otto anni Anna si è scontrata con la difficoltà di trovare medici specializzati, che potessero indirizzarla verso trattamenti e percorsi terapeutici efficaci, davvero adatti alla sua condizione. Oltre alle cure giuste, si è rivelato fondamentale trovare persone nella stessa situazione con cui confrontarsi, non solo su questioni importanti come le cure, ma anche su cose più "banali" e quotidiane: anche un semplice consiglio su come lavare le calze!

Instagram @stile_compresso
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"Per otto anni ho convissuto con questa patologie senza conoscere nessuno nella stessa situazione quindi ho intuito che Instagram sarebbe stato il mezzo per connettermi con medici e pazienti. In poco tempo ho trovato persone come me, che come me si nascondevano ma erano alla ricerca di qualcuno con cui confrontarsi" ha raccontato. Fare rete è stata la sua salvezza. Lo stile compresso che dà il nome alla sua community su Instagram riflette solo parzialmente ciò che è Anna.

Instagram @stile_compresso
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Perché sì, la sua patologia la costringe a indossare compressioni e a fare i conti con una quotidianità diversa da quella della maggior parte di noi, ma la sua personalità è tutt'altro che compressa! Dopo anni di vergogna e depressione si è aperta di nuovo alla vita e alle sue possibilità: "Anche nelle difficoltà della vita non bisogna mai arrendersi, ma trasformare ciò che la vita ci dà in un'opportunità, utile agli altri e a noi stessi".

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