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Australian Open

Sinner da bambino era fortissimo sugli sci: storia della carriera che fortunatamente ha scartato

Jannik Sinner sapeva andare forte anche con gli sci ai piedi, il suo primo sport prima di trionfare nel tennis. Dai tre anni ai 12 ha imperversato sulle discese innevate, vincendo e facendo la differenza. Fino alla scelta di cambiare il proprio futuro, portandosi dallo sci elementi fondamentali che lo stanno rendendo un campione assoluto anche con la racchetta in mano.
A cura di Alessio Pediglieri
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Lo straordinario successo di Jannik Sinner agli Australian Open ha svelato al mondo un campione assoluto del tennis mondiale, in piena ascesa con margini di miglioramento enormi. Che ha stupito tutti per le qualità espresse in campo e per la sue personalità fuori, di un ragazzo semplice e genuino, cresciuto tra le nevi di San Candido e Sesto Pusteria dove sin da bambino si è cimentato in diverse discipline, tra cui lo sci e il calcio. Mostrandosi sin da subito un vero e proprio predestinato dello sport, perché già a tre anni e mezzo per le discese innevate vinceva, facendo già differenza, per una carriera che avrebbe potuto diventare importante anche lontano ai campi di tennis. Fino alla scelta di spingere per la racchetta dove si è confermato un fenomeno purissimo.

Già lo ha sottolineato nell'immediato post Australian Open, quando tra mille esaltazioni, complimenti e celebrazioni. Jannik non ha dimenticato i suoi affetti, quella famiglia che gli ha permesso oggi di essere un campione completo e soprattutto soddisfatto senza rimpianti né rimorsi. Genitori che lo hanno saputo ascoltare, seguire, anche assecondare, nei suoi sogni e desideri in una libertà che lo ha condotto naturalmente fino a scegliere la via del tennis che lo sta consacrando. Ma il passato del giovanissimo Sinner parla anche di vittorie in un'altra disciplina, lo sci, dove vinceva e impressionava e in cui avrebbe potuto avere una carriera altrettanto interessante.

"In Italia del nord ci sono delle bellissime montagne, dei bellissimi inverni e delle ottime stazioni sciistiche, quindi tutti sciano. Casa nostra a Sesto si affaccia proprio sulle piste. Ho iniziato a sciare a tre anni e mezzo, passando poi all’attività agonistica con gli allenamenti". Così si raccontava nel 2021 all'Equipe, quando ancora gli sfavillanti risultati di oggi erano un mero sogno da conquistare punto dopo punto.

Un Sinner che si dedicava, con profitto, alle discese non a rete, ma tra paletti di slalom e Super G. "Fino all’età di 12 anni ho fatto abbastanza bene con gli sci" ha sottolineato, con la classica riservatezza di chi non ha voglia né carattere per auto incensarsi. Perché Sinner, da piccolo era stato notato e non dai soli suoi istruttori.

Un Jannik bambino sul gradino più alto del podio: anche sugli sci, da subito, faceva la differenza
Un Jannik bambino sul gradino più alto del podio: anche sugli sci, da subito, faceva la differenza

Una delle particolarità per cui Sinner sin da ragazzino aveva tutto per far carriera con gli sci ai piedi era la sua capacità di affrontare lo sport con il classico spirito di sacrificio e di dedizione che poi lo ha contraddistinto anche con la racchetta in mano: il primo ad allenarsi e a impegnarsi, l'ultimo a smettere. Una mentalità speciale, vincente. E' così che nelle gare riusciva anche a primeggiare come nel lontano 5 aprile 2009. Una data a suo modo storica quando all'età di 7 anni, ha vinto il Trofeo Topolino sulle piste di Sansicario, in Val di Susa.

Una vittoria importante – dando 9 decimi di secondo di distacco all'avversario – per poi sciare in altri trofei giovanili come al "Fila Sprint" al cospetto di un Alberto Tomba che poi ricorderà quel bimbo dal talento evidente: "Era un bimbo e mi ricordo che gareggiava al trofeo Fila sprint sugli sci. Ero lì per premiare i piccoli e mi ricordo benissimo di questa folta massa di capelli rossi ricci…".

Un amore sugli sci che poi è diventato passione e piacere, non professione. Come l'amore per il calcio, altro sport con cui Sinner da giovane si è cimentato mostrando ancor oggi una confidenza con la palla che non preclude affatto che avrebbe potuto sfondare anche in questa disciplina.

Poi le classiche ‘sliding door' con i genitori che lo hanno sempre accompagnato, mai obbligandolo nelle scelte, finché a 13 anni, la decisione: "Non giocavo mai molto a tennis, un’ora due volte a settimana durante l’estate e quasi mai d’inverno. Invece sciavo due ore al giorno affrontando le gare durante i week-end" ricorda ancora all'Equipe.

"A 13 anni ho iniziato a perdere nelle competizioni sciistiche perché non ero più abbastanza forte fisicamente. Ma gli sci mi sono serviti per il footwork e per l’equilibrio, che sono fondamentali nel tennis: se sei rapido e hai un buon equilibrio, non hai bisogno di essere troppo potente. Così, ho iniziato ad apprezzare il tennis perché è veramente un gioco". Un gioco di cui sta diventando il migliore al mondo.

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