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La lotta per la sopravvivenza di Becker in carcere: “Mi sono fatto amico quelli tosti per non essere ucciso”

L’ex campione tedesco di tennis ha raccontato alcuni aspetti del periodo trascorso in cella. Becker era stato condannato per bancarotta fraudolenta: “Il carcere è pericoloso e non credevo che potesse essere così spaventoso”.
A cura di Maurizio De Santis
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Boris Becker ha raccontato l'esperienza della detenzione.
Boris Becker ha raccontato l'esperienza della detenzione.

"Sono uscito da tre mesi e sono felice di essere vivo". Comincia da qui il viaggio a ritroso nel tempo di Boris Becker. L'ex campione di tennis tedesco non deve andare tanto indietro nella narrazione né fare sforzi particolari di memoria per ricordare cosa siano stati per lui gli otto mesi trascorsi in cella. In cella c'è finito per un pasticciaccio brutto di soldi e affari andati a male fino alla condanna a 2 anni e mezzo di reclusione per aver fatto bancarotta fraudolenta. E una volta imprigionato il mondo gli è crollato addosso. Lì dentro, soprattutto se sei (o sei stato) una stella dello sport e hai goduto (o godi ancora) di tanta notorietà i rischi sono maggiori.

"Volevano uccidermi", ha confessato Becker all'emittente Sat 1 raccontando di quel giorno in cui un detenuto si avvicinò a lui per attaccare briga. Dietro quell'atteggiamento provocatorio c'era dell'altro di molto più pericoloso: "Ha cercato di ammazzarmi". È successo anche questo durante il periodo di detenzione nella casa circondariale di Holcombe ma è solo uno degli episodi che ha vissuto sulla sua pelle.

A 55 anni è come se la sua vita avesse subito una forte cesura: c'è un prima fatto di agi e di luci della ribalta, c'è un dopo nel quale tutto è cambiato. In mezzo un buco nero nel quale ha rischiato di essere risucchiato: Becker temeva che da lì dentro non sarebbe più uscito tutto intero. "Stupratori, spacciatori… c'erano tutti i tipi di criminali", ha aggiunto lasciando intendere quanto sia stato difficile riuscire a trovare un dimensione al cospetto di chi dietro le sbarre era stato spedito per reati molto più gravi rispetto ai suoi.

A Wandsworth, dov'è stato per tre mesi prima del trasferimento nell'altro istituto di pena, ha toccato con mano la crudezza di certe cose. "Si apprezza la libertà solo dopo essere stato in carcere – le parole del tedesco -. È un altro mondo e sono felice di esserne uscito e soprattutto di averlo fatto da vivo. Il carcere è pericoloso e non credevo che potesse essere così spaventoso".

Bum bum Becker, fuori lo chiamavano così ricordando quanto fossero letali i suoi colpi. Ma in cella la sua fama ha rischiato di metterlo nei guai. "L'unica moneta di scambio che hai è la tua personalità, come riesci a cavartela – ha concluso -. È meglio farsi amici quelli più tosti perché serve protezione, qualcuno che ti guardi le spalle".

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