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Djokovic resta di sasso: trova una scritta col rossetto nell’ascensore di casa sua a Belgrado

Ritorno con sorpresa per Novak Djokovic nella sua casa di Belgrado, dopo tutte le polemiche seguite all’espulsione dall’Australia.
A cura di Paolo Fiorenza
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Novak Djokovic è tornato a Belgrado dopo la conclusione – negativa per lui – dell'odissea vissuta in seguito al suo sbarco in Australia con un visto ritenuto non valido, poiché basato su un'esenzione medica dal vaccino anti Covid non ammessa. Quel visto è stato annullato due volte, con decisione finale inappellabile che ha fatto espellere il campione di tennis dal Paese dove avrebbe dovuto giocare l'Australian Open cominciato ad inizio settimana.

Il 34enne non potrà dunque difendere il titolo vinto l'anno scorso alla Rod Laver Arena né metterne altri in bacheca in aggiunta ai 9 già portati a casa, dei 20 del Grande Slam che ne fanno uno dei più grandi tennisti della storia. Djokovic è sbarcato all'aeroporto di Belgrado lunedì scorso verso mezzogiorno, proveniente da Dubai dove aveva fatto scalo nel suo viaggio di ritorno dall'Australia, e subito dopo l'atterraggio si è diretto – accompagnato dal fratello Djordje – nel suo attico ubicato nel quartiere residenziale di Novi Beograd.

Qui è stato accolto, con suo grande stupore, da un messaggio scritto col rossetto sullo specchio dell'ascensore. "Nole, tu sei il nostro vincitore!", ha stampato la mano – evidentemente femminile – di una coinquilina del numero uno al mondo, con tanto di cuore e segno di un bacio dato sullo specchio. Le pareti dell'ascensore sono state inoltre tappezzate con disegni di bambini e messaggi di sostegno per Djokovic. Belgrado e la Serbia stanno senza alcuna riserva dalla parte del proprio campione e simbolo, dai vertici massimi della politica – il presidente Vucic in primis, che ha attaccato duramente l'Australia – alla gente comune, che nei giorni del braccio di ferro si è riversata nelle strade per far arrivare la propria voce al tennista che era sospeso nel limbo dall'altra parte del mondo.

Adesso Djokovic starebbe valutando, riferisce Repubblica, la possibilità di chiedere un ingente risarcimento all'Australia, nell'ordine dei 5 milioni di dollari (4,4 milioni in euro), superiore anche al premio che spetta al vincitore del torneo in corso di svolgimento a Melbourne. Le ragioni addotte dai suoi legali sono due: non solo non aver potuto gareggiare, ma anche vedersi risarcito per il periodo di ingiusta detenzione (il tennista è stato confinato due volte nel famigerato Park Hotel destinato ai rifugiati, per cinque giorni complessivi).

Per ora nessuna mossa ufficiale è stata ancora fatta: dopo tutta la grancassa delle ultime due settimane, il campione serbo ritiene opportuno adottare un profilo basso per far decantare un po' le polemiche. Poi ci sarà anche da studiare i prossimi passi sul campo, visto che il rifiuto a vaccinarsi – che sembra inscalfibile – mette a rischio la sua partecipazione a parecchi tornei, dai 1000 americani al Roland Garros, con conseguente pericolo di dover mollare anche la vetta della classifica mondiale.

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