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Australian Open nel caos: 72 tennisti in isolamento (e scontenti)

Cresce ogni giorno di più la tensione agli Australian Open, che inizieranno l’8 febbraio. 72 tennisti sono in isolamento e molti non ne possono più, e vorrebbero tornare ad allenarsi. Mentre c’è chi prova a sdrammatizzare sui social, come Cuevas, c’è chi mostra il suo malcontento. Le parole di Djokovic non sono piaciute a Kyrgios che ha attaccato il numero 1 del mondo: “Lui è una marionetta”.
A cura di Alessio Morra
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Un anno fa a quest'ora gli Australian Open erano già iniziati. Storicamente il primo torneo del Grande Slam di tennis inizia a metà gennaio. Ovviamente anche il tennis è stato molto condizionato dal Covid e dopo la sospensione della stagione nel 2020 da marzo fino a metà agosto si è ripartiti, pur tra tante difficoltà. Ma si è riusciti a giocare regolarmente, seppur senza pubblico il Roland Garros, gli US Open e il Masters, oltre agli Internazionali d'Italia. Il calendario del 2021 è stato stravolto, almeno nei primi tre mesi, sempre a causa del Coronavirus, e a causa delle severissime norme imposte dal governo australiano che ha imposto due settimane di rigida quarantena per tutti gli atleti giunti in Australia, ma nonostante ciò qualcosa è andato storto e in questo momento ci sono 72 tennisti in isolamento. E le polemiche ovviamente sono enormi.

Krygios attacca Djokovic

Le prime immagini postati dai giocatori e dagli organizzatori, dell'arrivo dei big, hanno regalato, almeno esternamente una parvenza di normalità. Ma poi è successo il patatrac, il primo vero grande problema degli Australian Open. Qualcuno ha detto che molti giocatori non aspettavano una miccia per protestare, tra questi pure Djokovic che è stato offeso da Kyrgios che lo ha definito una marionetta. L'australiano se l'è presa pure con la fidanzata del connazionale Tomic, che sui social, costretta alla quarantena, si era lamentata sui social del cibo dell'albergo e di doversi lavare i capelli da sola.

72 giocatori in quarantena

Tutto è nato con l'arrivo di due voli separati, uno da Abu Dhabi e l'altro dagli Stati Uniti, sui quali c'erano complessivamente 47 giocatori. Nessuno di loro è risultato positivo, ma su quei voli c'erano tre contagiati. E secondo le regole del governo australiano tutti coloro che erano su quegli aerei sono finiti in quarantena. A quelli se ne sono aggiunti altri 25 e ciò significa che ci sono 72 giocatori in isolamento, tra chi disputerà il singolare maschile, chi quello femminile e chi il doppio. Molti giocatori incluso Pablo Cuevas, terraiolo uruguaiano di lungo corso, e Punintseva, hanno mostrato con dei video come si allenano, e hanno fatto capire che tutti quelli costretti alla quarantena hanno riscoperto il giocare contro il muro come facevano da ragazzini.

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Di proteste ne sono arrivate tante. Perché gli atleti non chiedono di uscire e far tardi la notte, ma vorrebbero ‘solo' allenarsi. In realtà non avrebbero potuto farlo per molte ore, perché quelli che sono liberi di farlo hanno la possibilità di passare solo cinque ore al giorno lontani dalle rispettive stanze d'albergo. E pure loro si lamentano perché stanno troppo tempo in stanza e poco in campo o in palestra.

La quarantena è il prezzo da pagare per gli Australian Open

Il direttore del torneo Craig Tiley, che viene tirato per la giacca da più parti, sta cercando di rasserenare tutti e difende la scelta di disputare lo Slam – che pure era stato messo in discussione. Tiley ha parlato del protocollo: "Sanno che questo è un prezzo da pagare per avere il privilegio di competere per un montepremi da 80 milioni di dollari australiani". Benzina sul fuoco invece l'ha gettata Vika Azarenka che è in quarantena, pur essendo negativa: "Quattordici giorni di quarantena sono difficili da accettare, capisco la frustrazione. Abbiamo una pandemia globale: alcune volte le cose accadono e dobbiamo accettarle, adattarci e andare avanti. Vorrei fare un appello di cooperazione per la comunità locale che sta passando un periodo di restrizioni che non ha scelto, ma che è stata obbligata a seguire. Vorrei chiedere di essere sensibili verso chi ha perso il lavoro o un proprio caro in questo periodo. Le cose sono sempre più semplici quando si lavora insieme".

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