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Federica Pellegrini svela il bacio con un altro azzurro, Emiliano Brembilla: “Innamorata persa”

Federica Pellegrini racconta per la prima volta qualcosa che nessuno ha mai saputo: nel suo cuore hanno avuto un posto non solo Luca Marin e Filippo Magnini, ma anche un altro campione del nuoto italiano, Emiliano Brembilla.
A cura di Paolo Fiorenza
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L'autobiografia di Federica Pellegrini uscita ieri, intitolata "Oro", è ricchissima di episodi inediti, che tratteggiano la figura della donna dietro la campionessa: se quest'ultima è conosciuta da tutti, con le tantissime medaglie vinte che ne fanno una delle sportive italiane più grandi di sempre, l'aspetto privato è sempre rimasto coperto da una corazza che solo negli ultimi tempi la 34enne veneta si è tolta di dosso, dopo il ritiro avvenuto nel novembre del 2021 e il diventare un personaggio abituale del mondo della TV.

Adesso Federica vuole raccontare davvero tutto, anche qualcosa di così intimo che non aveva mai confessato prima e che conoscevano solo i diretti interessati: nel suo cuore hanno avuto spazio non solo Luca Marin e Filippo Magnini, col ‘triangolo' che esplose clamorosamente in occasione dei Mondiali di Shanghai del 2011 ("uscite fuori o vi ammazzo!", urlò Marin fuori di sé picchiando selvaggiamente sulla porta della camera d'albergo), ma anche un altro campione del nuoto italiano, Emiliano Brembilla, vincitore di dieci medaglie d'oro agli Europei, oltre a due argenti mondiali e a un bronzo olimpico in staffetta ad Atene nel 2004.

Federica Pellegrini con Emiliano Brembilla (a sinistra) e Filippo Magnini, con cui è stata fidanzata 6 anni
Federica Pellegrini con Emiliano Brembilla (a sinistra) e Filippo Magnini, con cui è stata fidanzata 6 anni

Proprio quei Giochi Olimpici in terra greca furono lo scenario in cui esplose quella passione, che l'allora giovanissima Pellegrini – avrebbe compiuto 16 anni ad agosto – racconta così nel libro: "Nel marzo 2004 vinco i 100 stile libero agli Assoluti di Livorno con un tempo mostruoso, migliore prestazione mondiale stagionale. La mia convocazione alle Olimpiadi estive di Atene diventava, se non sicura, di certo probabile. Poi è arrivata la comunicazione. Vengo presa in carico da Alberto Castagnetti, il CT della Nazionale. Da quel momento è stato un collegiale perenne fino ad Atene. I collegiali sono raduni, ritiri che servono a mettere a punto la preparazione, le tattiche, gli schemi, ma anche a creare un gruppo. Si passa del tempo insieme lontani da casa e ci si conosce, si fa amicizia, ci si innamora, si litiga".

"Praticamente da marzo-aprile fino a metà agosto non sono più tornata a casa e mi sono allenata sempre in collegiale, prima in altura in Val Senales, poi a Pesaro. Mi sono divertita un sacco – ricorda oggi Pellegrini – Avevo quindici anni ma ne dimostravo qualcuno di più. Mi innamorai perdutamente di un nuotatore che aveva dieci anni più di me, Emiliano Brembilla. Una cotta platonica, una di quelle in cui si parla fino alle tre di notte su un terrazzo, al freddo, abbracciati sotto il piumone, poi lui di nascosto ti viene a svegliare la mattina per andare all'allenamento e tu gli lasci la porta aperta perché così può entrare. Tutta un'incredibile romanticheria ma non c'è stato niente più di un bacio".

Federica Pellegrini col marito Matteo Giunta, suo ex allenatore e cugino di Magnini
Federica Pellegrini col marito Matteo Giunta, suo ex allenatore e cugino di Magnini

In quel periodo Federica era legata sentimentalmente ad un altro nuotatore, come racconta lei stessa: "Ero piccola ed ero fidanzata con Gianfranco Meschini, un bel ragazzo, un delfinista che nuotava per la Canottieri Aniene ma che non era convocato in Nazionale. La Nazionale allora non era come quella di adesso. Adesso sono professionisti, forti, determinati, seri, consapevoli. All'epoca eravamo un po' più rock ‘n' roll. Sembrava che le gare fossero l'ultimo dei problemi. Ma era bello, perché man mano che cresci devi cominciare a stare attenta a ogni cosa: a quello che mangi, a quanto dormi, a non affaticarti troppo. Quando sei così giovane invece te la spassi, e sono contenta di avere sperimentato anche un approccio alle gare scanzonato, incosciente. Senza stress, senza la pressione di dover fare il risultato. E non è neanche detto che sia un modo sbagliato di viverla".

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