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Jorge Lorenzo, i motivi del ritiro dalla MotoGP

All’età di 32 anni il cinque volte campione di motociclismo ha annunciato il suo addio alle corse. Nella decisione hanno influito il calvario di infortuni dell’ultimo anno e l’amarezza di non essere riuscito a trovare neppure un minimo di affiatamento con la Honda.
A cura di Valeria Aiello
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E anche Jorge Lorenzo se ne va. Dopo 18 stagioni nel Motomondiale e cinque titoli iridati, la MotoGP perde un altro dei suoi campionissimi in griglia di partenza. Il pilota spagnolo ha annunciato oggi il suo ritiro dalle corse, una decisione tra i più chiacchierate di quest’annata ma che al momento pareva fosse stata rimandata almeno fino ai test post-campionato, a dopo lo shakedown con il prototipo 2020 che la Honda avrebbe dovuto mettergli a disposizione in seguito anche all’incontro in fabbrica a Tokyo avuto prima di quest’estate.

Jorge Lorenzo, 32 anni / Getty
Jorge Lorenzo, 32 anni / Getty

E invece Lorenzo ha deciso che non continuerà con la Honda e che, dopo tutto, quella di Valencia sarà la sua ultima gara in top class. “E’ un vero peccato perché, se si fosse fermato completamente dopo l’incidente – l’highside nelle libere di Assen in cui si è procurato una frattura alla sesta vertebra dorsale, ndr – gli sarebbe tornata la voglia di correre e provare la moto nuova” è la prima reazione di uno degli addetti ai lavori alle parole di Lorenzo nella conferenza stampa straordinaria indetta insieme a Carmelo Ezpeleta per oggi a Valencia, ancora prima che l'incontro stesso fosse ufficialmente terminato. “Con la testa più libera avrebbe capito meglio questa Honda che gli va di traverso” aggiunge subito un altro collega.

Lorenzo, i motivi del ritiro dalla MotoGP

Lorenzo ha deciso di appendere il casco al chiodo. Stop. Anche quando l’abbiamo incontrato in occasione di Eicma 2019 non ha fatto trasparire nulla di questa scelta che, a posteriori, può sembrare quasi scontata. “Se tornerò alla Yamaha? Se dopo la MotoGP farò come Alonso e mi darò all’endurance e Dakar? No, non credo. Per me niente Dakar, quando mi ritiro voglio mojito e belle spiagge” è stata la battuta con cui mi ha personalmente liquidato a Milano. Tutto, intorno a lui, sembrava però indicare come quello con il costruttore giapponese fosse un matrimonio al capolinea. Lorenzo, sempre con le braccia incrociate in un quel gesto incondizionato che lo proteggeva dal mondo esterno, sembrava fuori posto, quasi un pesce fuor d'acqua, ignorato dalla Honda e dalla stampa che ha avuto occhi solo per il suo compagno di squadra. Lorenzo ha raccontato oggi di aver deciso di ritirarsi dopo il GP di Malesia, una gara di cui lui stesso era sembrato quasi soddisfatto per aver finalmente trovato un ritmo costante.

I motivi del suo addio sono da ricercare in questa sua prima e ultima stagione in Honda, nel confronto impari con Marc Marquez che con la sua stessa moto quest’anno ha vinto finora undici gare. “Lascio, perché sono un vincente ma senza vittorie si fa fatica a trovare la motivazione per continuare” ha detto Lorenzo. Tra i motivi, c'è ovviamente il calvario di infortuni che non gli ha permesso di avere “la giusta velocità” ma soprattutto c'è il mancato feeling con la una moto che non ho mai sentita adatta al mio modo di correre”.

Un percorso, quello con la Honda, che per Lorenzo è iniziato male dal principio, tra incidenti e tanta sfortuna che hanno compromesso da subito la sua avventura con la RC213V. Prima ancora di partire, gli infortuni arrivati quando era ancora in sella alla Ducati. Poi, a gennaio scorso, prima dei test invernali, la frattura allo scafoide sinistro in un allenamento in Italia che lo aveva costretto a saltare il primo appuntamento pre-season a Sepang.

Una situazione che lo ha portato a macinare pochissimi chilometri nel solo test pre-season in Qatar e che, nel weekend di apertura del campionato, sempre a Losail, è stata aggravata dalla frattura di una costola dopo un brutto highside nelle libere. Poi le cadute al Montmelò di Barcellona e ad Assen, in particolare quest’ultima in cui si è procurato la frattura vertebrale che lo ha portato a un lungo stop e soprattutto alla riflessione. “Quando ero lì che rotolavo sull’asfalto – ha ricordato Lorenzo – devo ammettere che ho pensato se ne valeva davvero la pena, dopo tutto quello che ho ottenuto. Ho pensato che forse era l’ora di smettere. Da quel momento la salita è diventata così alta e ripida che non sono stato in grado di trovare la motivazione per continuare”.

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