33 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Van Aert e Van der Poel sulla spiaggia di Ostenda ci hanno fatto vivere il sublime

Mondiali di ciclocross 2021, la spiaggia di Ostenda e il Mare del Nord sullo sfondo. A sfidarsi in questo contesto incredibile i due ciclisti che già stanno riscrivendo le regole del ciclismo contemporaneo, il belga Wout van Aert e l’olandese Mathieu van der Poel. Nella loro sfida abbiamo toccato il sublime romantico, in un connubio fra leggerezza, potenza e genio.
A cura di Jvan Sica
33 CONDIVISIONI
Immagine

Ciclocross, sport minorizzato di uno sport ormai divenuto minore come il ciclismo, vuol dire tante cose, molto diverse fra loro eppure complementari. Vuol dire prima di tutto leggerezza, ma nella concezione che le dà Paul Valery, per il quale “si deve essere leggeri come un uccello e non come un piuma”, per cui bisogna avere un corpo che non si porti appresso il peso delle difficoltà e degli ostacoli, ma che allo stesso tempo non sia incostante e troppo debole. In secondo luogo non c’è ciclocross senza la potenza, anche in questo caso però secondo la concezione senechiana, per cui è “molto potente è chi ha se stesso in proprio potere”, ovvero chi sa gestire energie, risorse, strategie, volontà proprie e altrui in uno sport sfiancante come pochi. E infine il ciclocross è genio nel connubio necessario tra immaginazione e concretezza terrena, ben visibile nelle strategie che gli atleti sviluppano in un’enorme spazio che diventa presto un unico e compatto strato di melma.

Ai Mondiali disputatisi a Ostenda, in Belgio, abbiamo vissuto una gara in cui leggerezza, potenza e genio si sono mostrati nella loro massima espressione attraverso la gara di due campionissimi generazionali per il ciclocross e per il ciclismo tutto, il belga Wout Van Aert e l’olandese Mathieu Van der Poel.

Li abbiamo visti pedalare con tutte le forze che avevano, cadere, rialzarsi, scivolare nel fango, scalare ponti artificiali al 25% e soprattutto rincorrersi sulla battigia con il Mare del Nord che guardava minaccioso e nebbioso lo sforzo davvero titanico di chi voleva superare l’altro e in parte anche se stesso, per diventare un atleta migliore.

Quando Wout Van Aert inizia a gareggiare nelle gare elite di ciclocross sembra la versione 2.0 di Peter Sagan, ovvero di quel prototipo del ciclista del futuro che nasce in questa disciplina per poi affermarsi grazie alle doti di potenza, agilità, bravura nel condurre la bici e strategia offensiva anche nel ciclismo su strada. Sembra un piccolo messia della specialità, capace di vincere tre Mondiali di ciclocross consecutivi tra il 2016 e il 2018, esordire nelle Strade Bianche e piazzarsi subito terzo, per poi essere sempre in top-10 nelle sue prime Gand-Wevelgem, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. Sembrava davvero il nuovo messia del ciclismo mondiale, ma era solo un san Giovanni Battista.

Immagine

Prima di lui, con il Mondiale ciclocross da giovanissimo di Tábor nel 2015 e soprattutto dopo di lui, con i suoi tre Mondiali consecutivi dal 2019 al 2021, un altro ciclista giovane spacca in due il mondo a due ruote. Lui è Mathieu van der Poel e se il belga era il nuovo Sagan, questo potrebbe addirittura essere il nuovo Merckx (ci sarebbe anche Evenepoel in realtà, il ciclismo degli anni ’20 sarà davvero spaziale).

Vince subito nel ciclocross, battendo van Aert, ma vince anche in strada, come la Freccia del Brabante e l’Amstel Gold Race 2019 (con un recupero finale  in quest’ultima corsa davvero folle, sembrava stesse su un motorino) e il Giro delle Fiandre 2020. Il belga non sta a guardare e prima e dopo un brutto infortunio al Tour de France 2019 vince una tappa al Tour, le Strade Bianche, la Milano-Sanremo 2020 e altre due tappe al Tour 2020. Nel 2020 hanno lottato per la vittoria di tappa o di una corsa ogni volta che si sono incontrati, spesso accompagnati dal solito Alaphilippe che li ha beffati alla Freccia del Brabante e ai Mondiali.

Il loro è un duello alla vecchia maniera, perché è costante, c’è sempre la sagoma dell’altro a seguirlo e l’ombra del primo che sfiora chi sta dietro. Uno è più veloce in volata, van Aert, l’altro invece tiene nelle corse più lunghe e vallonate, ma entrambi hanno un motore incredibile, capace di adattarsi a circuiti e in pratica a sport diversi, tanto è vero che tutti e due potrebbero provare a battagliare anche per la corsa olimpica di Mountain Bike.

Le immagini di loro due sulla spiaggia di Ostenda hanno fatto il giro del mondo. Non solo perché superare quelle immagini sportive in quanto a bellezza paesaggistica sarà difficile, ma perché c’è un connubio incredibile di fattori che le rendono uniche: due uomini, la voglia di superarsi, la leggerezza, la potenza, il genio di cui parlavamo e la natura furoreggiante che sembra da una parte travolgerli con la sua incombenza maestosa, dall’altra spingerli a raggiungere i loro limiti umani. I romantici parlavano di sublime quando di fronte alla forza della natura puoi vivere solo una sensazione di enormità, silenzio e meraviglia. È un po’ quello che abbiamo vissuto noi spettatori grazie ai due nuovi miti del ciclismo del presente, Wout van Aert e Mathieu Van der Poel.

33 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views