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Zambrotta a Fanpage: “Il segreto è il gruppo. E questa Italia sta bene insieme”

Gianluca Zambrotta è uno dei campioni del mondo di Germania 2006 ed è tra i 10 azzurri con più presenze nella storia della Nazionale. Oggi è Ambassador Uefa e nel giorno del debutto dell’Italia agli Europei 2021, contro la Turchia, ai microfoni di Fanpage.it ha spiegato perché i ragazzi di Mancini possono andare lontano: “Si è puntato su un gioco diverso, siamo una squadra svelta di pensiero e di gamba”.
A cura di Vito Lamorte
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Conduzione di palla col piede destro a metà campo, scambio con Totti e dopo due passi verso la porta avversaria parte un gran tiro di sinistro che batte il portiere sul primo palo. Italia 1, Ucraina 0. Se un tifoso italiano chiude gli occhi si ritrova in mezzo al prato verde di Amburgo e rivive quel momento come se fosse oggi. Ci sono dei calciatori che si ritagliano un posto nella storia del football mondiale e uno di questi è, senza dubbio, Gianluca Zambrotta. Quel ragazzo partito da Como e arrivato in cima al mondo nella notte di Berlino il 9 luglio del 2006 è stato un pezzo importante della squadra guidata da Marcello Lippi alla conquista del quarto titolo mondiale. Un calciatore che ha fatto un percorso lungo ma che dopo ha viaggiato sempre su livelli altissimi ed è stato uno dei più continui calciatori nella storia della Nazionale Italiana: è nella top 10 dei giocatori con più presenze in azzurro (98) e ha partecipato a 3 edizioni dei Mondiali e a 3 edizioni degli Europei. Numeri spaventosi.

Oggi l'ex laterale di Bari, Juventus, Barcellona e Milan è Ambassador UEFA EURO 2020 e a Fanpage ha parlato delle sue sensazioni sulla competizione che sta per iniziare, della Nazionale di Roberto Mancini, dei calciatori italiani da cui si aspetta di più e del clima che si respira intorno agli Azzurri alla vigilia di questo torneo.

Zambrotta, sono stati due anni difficili per tutti. Anche per un ex calciatore questi Europei rappresentano qualcosa di speciale?
"Sicuramente sì, anche per chi lavora nel mondo del calcio. Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali nel 2018 non ricordavamo più il sapore di un torneo come protagonisti. Poi c’è la parte legata alla pandemia, che vede le persone vogliose di riprendersi quello che non hanno fatto in tutti questi mesi, quindi c’è voglia di uscire e svagarsi. Gli Europei e il calcio possono essere un ottimo momento per guardare avanti".

Arrivi a questi Europei con un nuovo ruolo: Ambassador UEFA e Booking. Anche il tuo sarà un torneo itinerante?
"Speriamo di sì. L’Italia gioca le prime tre gare a Roma e sarò lì, ma è chiaro se dovesse andare avanti la seguirò in tutte le città dove sarà impegnata. L’obiettivo principale è quello di arrivare a Londra, vediamo cosa accadrà".

C’è molto entusiasmo attorno all’Italia. Per qualcuno è anche troppo. In base alla tua esperienza: è vero che la Nazionale riesce a dare il meglio quando è sotto pressione?
"Se dobbiamo guardare i dati e ciò che è accaduto prima degli ultimi due Mondiali, non può che essere così. Nel 1982 ci fu il silenzio stampa e nel 2006 esplose Calciopoli, ma l’entusiasmo che accompagna la Nazionale è sempre presente. La gente, anche chi non segue il calcio, l’Italia la guarda volentieri".

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Come si vivono in Nazionale i giorni prima dell’esordio in un grande torneo?
"Ognuno li vive a modo suo. Ci sono calciatori che non riescono a dormire la sera prima, altri, come ero io, che sono più tranquilli. Sicuramente i 2-3 giorni prima, dall’allenamento pre-gara al viaggio, sei dentro alla partita".

Tu hai vissuto tanti cicli della Nazionale. Quali sono le caratteristiche più importanti per affrontare nel miglior modo possibile un torneo?
"Io credo che l’importante in queste competizioni, oltre alla qualità, sia il gruppo. Questi ragazzi stanno bene insieme e hanno battuto tanti record".

A livello di club spesso si dice che all’estero si giochi su un’altra velocità. Questa Nazionale ti sembra avere uno stampo più europeo?
"Mancini ha puntato molto su un tipo di gioco diverso. Questa Nazionale ha giocatori in mezzo al campo molto svelti di pensiero, oltre che di gamba. Abbiamo meno incontristi rispetto agli anni passati ma abbiamo più velocità. Lo stesso si può dire per il reparto offensivo. È dovuto sia alle peculiarità dei calciatori che alla richiesta del tecnico".

Hai giocato con Chiellini e Bonucci nel finale della tua carriera azzurra. Ti aspettavi di vederli ancora lì, al centro della difesa, 11 anni dopo?
"Mi fa piacere che sono ancora lì perché sono due professionisti, perché hanno lavorato tanto e fanno parte di quel gruppo che ha fatto bene nella Juventus. Li conosco entrambi, conosco le loro qualità, anche come persone, e mi fa molto piacere vederli ancora lì".

Chi sono gli azzurri da cui ti aspetti di più in questi Europei e quelli che possono sorprenderci.
"Mi sono piaciuti molto Bastoni e Spinazzola nei loro club durante l'anno. Sicuramente per il centrocampo dico Barella, che con l’Inter ha fatto un grandissimo campionato; e in attacco dico Chiesa, che è stato protagonista di un anno strepitoso nonostante le difficoltà della Juve. Sono calciatori che possono dare grande entusiasmo e grande voglia a tutto il gruppo".

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Dove vedi l’Italia di Mancini da qui a un mese? Oltre la Francia campione del mondo, chi ti convince di più?
"In generale ci sono squadre più attrezzate. La Francia è campione del mondo in carica, il Portogallo è campione d’Europa, il Belgio e l’Inghilterra hanno calciatori che giocano a grandi livelli. Reputo l’Italia una di quelle che può giocarsela e che possono arrivare fino alla fine. Poi può sempre accadere qualcosa di simile al 2004, quando la Grecia riuscì a vincere contro tutti i pronostici".

Tra le squadre meno in vista, invece, da chi ti aspetti sorprese?
"Mi viene da pensare alla Polonia, che ha Lewandowski tra le sue fila, ma ce ne sono altre che hanno calciatori di qualità e possono cambiare le carte in tavola".

Sei stato tra i primi a interpretare il ruolo di terzino in modo spiccatamente offensivo, come fanno in tanti nel calcio attuale. Chi ti piace di più tra gli esterni di oggi?
"Non mi piacciono i paragoni perché ognuno ha le sue caratteristiche. Rispetto a vent’anni fa il ruolo è molto cambiato e dipende sempre tanto dalle cose che l’allenatore ti chiede. Prendendo come esempio Cuadrado, Theo Hernandez, Spinazzola e altri laterali della nostra Serie A, è evidente il loro spirito offensivo. Quando sono andato a Barcellona mi chiedevano più di attaccare che di difendere ed era molto più divertente. Dipende tanto da quello che chiede il tecnico. Se penso alla nostra Nazionale, ad esempio, Spinazzola e Florenzi li vedo capaci di spingere e difendere allo stesso modo".

Restando in tema Europei, eri tra i calciatori in campo in quell'indimenticabile Olanda-Italia del 2000. Qual è la prima immagine che ti viene in mente?
"Abbiamo giocato una semifinale di un Europeo davanti a 80mila tifosi avversari. Loro erano una squadra molto forte, con gente del calibro di Seedorf, Kluivert e tutti gli altri. Se l'avessimo rigiocata dopo 2-3 giorni non so come sarebbe finita, perché è stata una partita fuori da ogni schema. Ci massacrarono e furono superiori in tutto, ma alla fine vincemmo noi. È venuto fuori tutto lo spirito di sacrificio di una squadra che aveva una grande qualità in rosa. Facemmo una partita epica, di quelle che restano nella storia".

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