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Suning e gli stipendi, scena già vista con Eder: “Non glieli hanno pagati, neanche i contributi”

Tullio Tinti è il procuratore di Bastoni, Ranocchia e Darmian, ma anche di Eder: le sue parole sono bordate pesantissime a Suning, sia in quanto attuale proprietà dell’Inter che chiede tagli di stipendi a suo dire non corretti, sia in quanto ex proprietà dello Jiangsu che è stato dismesso dall’oggi al domani.
A cura di Paolo Fiorenza
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In casa Inter tiene banco la richiesta di ‘sacrifici' fatta dal presidente Steven Zhang ai giocatori: rinunciare ad un paio di mensilità della stagione che sta per concludersi per dare un segnale di responsabilità in un momento di difficoltà non solo del club nerazzurro, ma legata alla pandemia che ha colpito il mondo. Una richiesta che ha trovato ‘freddini' a dire poco i componenti della rosa di Conte, che invece potrebbero acconsentire – come opzione di riserva – a spalmare i due mesi in questione nelle prossime stagioni, ovviamente per chi è sicuro di restare.

Quanto tuttavia la questione non possa risolversi con un appello alle corde dell'attaccamento alla maglia lo dimostrano chiaramente le dure dichiarazioni del procuratore di Bastoni, Ranocchia e Darmian, Tullio Tinti, al ‘Corriere dello Sport': "Non credo che un simile taglio sia un atto dovuto. Sono consapevole che tutti i club di A hanno un sacco di difficoltà perché mancano gli introiti da botteghino, ma al tempo stesso le società sono aziende private. Quando guadagnano non dividono i proventi con i dipendenti e quando vanno in perdita, tocca alla proprietà. Ho saputo e letto che la famiglia Zhang voleva vendere e che c'era un fondo pronto a presentare un'offerta importante. Suning voleva di più? Legittimo perché il club è loro. Ora però non possono chiedere soldi ai giocatori che hanno fatto tutto quello che dovevano. Non solo hanno vinto lo scudetto, ma hanno già accettato di rimandare il pagamento delle mensilità sia nel 2019-20 sia novembre e dicembre scorsi per evitare penalizzazioni in classifica. Una simile richiesta, tanto più perché improvvisa e a pochi giorni dalla festa per il tricolore, mi sempre inopportuna e fuori dalla logica".

Tinti fa capire che fosse per lui la risposta dovrebbe essere un bel no: "La rinuncia a due stipendi suona davvero male. Se i giocatori mi chiederanno qualcosa, come sono convinto che faranno, dirò ciò che penso, nella massima trasparenza".

L'agente non usa giri di parole per esprimere il suo attuale pensiero sulla gestione calcistica di Suning, sia a proposito del rinnovo di Bastoni che è stato rinviato – "o si fa alle cifre concordate o dal 1 luglio le cose cambieranno, onestamente sono cose che non mi sono mai capitate" – sia riguardo quanto accaduto ad un altro suo assistito, Eder: "Quando ho letto di questa richiesta di taglio di due mesi di stipendio sono rimasto meravigliato, ma non del tutto. Già a gennaio avevo avuto una situazione non chiara con Eder che militava nel club di Suning in Cina, lo Jiangsu. Avevamo capito che la situazione si era ingarbugliata e avevamo chiesto la risoluzione anticipata del contratto perché c'era la possibilità di tornare in Italia. Ci hanno tirato per le lunghe, alla fine è rimasto e, nonostante la vittoria del campionato, non gli hanno pagato né gli stipendio né i contributi. Così non ha potuto ancora trasferire i suoi soldi dalla Cina. In più il club non si è iscritto al campionato. Una cosa che non ha senso".

Tinti si riferisce alla dismissione improvvisa dell0 Jiangsu da parte di Suning, una decisione dall'oggi al domani che ha scatenato la rabbia dei tifosi del club che per la prima volta aveva vinto il titolo cinese e che è stato cancellato dalla mappa del calcio. Lo stesso Eder aveva ironizzato via Twitter sulla vendita del pullman dello Jiangsu: "Almeno se riescono a vendere il pullman forse pagano quello che devono pagare. Pazzesco".

Le bordate di Tinti hanno il veleno nella coda, sempre soldi che mancano, sempre Suning nel mirino: "All'Inter con gli agenti non si sono comportanti in maniera molto corretta e non stanno pagando le commissioni da due stagioni sportive. I miei colleghi e io siamo dei privilegiati? Sì, senza dubbio, ma viviamo di questo e se abbiamo certi calciatori è perché li curiamo e li cresciamo da piccoli come figli".

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