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Suggestivo ma inutile, non è Zlatan Ibrahimovic il calciatore che serve al Napoli

Aurelio De Laurentiis ha definito Zlatan Ibrahimovic molto più di una suggestione: “Dipende da lui”, ha ammesso il presidente. Ma lo svedese è davvero il calciatore che serve al Napoli in questo momento? Che senso ha prenderlo quando in rosa mancano altri profili tattici che diano equilibrio alla squadra?
A cura di Maurizio De Santis
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Che se ne fa il Napoli di Zlatan Ibrahimovic? A questa squadra manca un centrocampista che metta un po' d'ordine e faccia girare la palla, un metodista che regali equilibrio. A questa squadra manca un terzino sinistro in quella zona di campo dove Mario Rui prima è stato degradato poi è tornato utile alla causa perché Ghoulam… boh? Ghoulam non si capisce che sta passando. A questa squadra mancano come il pane Albiol, Reina, Hamsik, Jorginho: calciatori che per carisma e ruolo (non solo in campo) costituivano la spina dorsale di un gruppo e, poco alla volta, sono andati tutti via.

Chi ne avrebbe preso il posto, Lorenzo Insigne? Se pensate sia così, vi siete già risposti da soli… A Napoli ha tutto: è sua la fascia di capitano, indossa la maglia della squadra per la quale "si farebbe ammazzare" (lo ha detto di recente), ha un contratto ricco e un agente che sa come tutelarne i diritti (e trovargli sistemazione). Eppure non riesce a essere sereno perché – dice – in campo non sta nella posizione che vorrebbe. In questa squadra ci sono ancora Callejon e Mertens, entrambi colonne di un gruppo che non c'è più ma giunti a un passo dalla scadenza contrattuale e, a questo punto della stagione, senza la certezza che restino oppure vadano altrove. Perché tenerli ancora fino a generare situazioni così equivoche?

E allora si torna alla domanda iniziale senza passare dal via: che se ne fa il Napoli di Zlatan Ibrahimovic? A Salisburgo la presenza in rosa di Lozano (l'acquisto più costoso dell'era De Laurentiis), Milik, Llorente, Mertens, Insigne ha confermato che là davanti c'è fin troppa abbondanza e soluzioni non mancano. Ingaggiare lo svedese – sempre che dica sì – è un'operazione di marketing? Benissimo ma il club non ha affatto una struttura commerciale capace di trasformare in oro le perle del calciatore che un po' è spaccone quando dice che in Serie A farebbe ancora la differenza e un po' gli dai ragione perché se guardi quel che c'è in giro gli perdoni tanta superbia.

E quanto guadagnerebbe? Bella domanda… D'accordo, l'ex Paris Saint-Germain riempirebbe il San Paolo e lo saprebbe incendiare alla sua maniera ma non sarebbe certo una novità considerato che ad accenderlo di passione sono stati anche Grava, Aronica, Inler, il Pocho Lavezzi e il Matador Cavani, Marekiaro ai tempi della Champions League e delle (prime) vittorie storiche a Fuorigrotta.

In azzurro Zlatan correrebbe in soccorso di un allenatore/amico come Carlo Ancelotti. Pure lui, il tecnico che ha vinto tutto, ha preso qualche scivolone: alla seconda stagione sulla panchina dei partenopei non è riuscito a incidere sulla squadra, dandole un'identità precisa e quella coesione sbriciolatasi nell'albergo di Firenze un paio di anni fa. E nessun Ibracadabra potrà mai riportarla indietro.

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