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Spalletti lascia il Napoli, l’annuncio di De Laurentiis: “Mi ha chiesto un anno sabbatico”

Aurelio De Laurentiis annuncia l’addio di Luciano Spalletti al Napoli: “Lui ha dato, io lo ringrazio e adesso è giusto anche che lui continui a fare quello che ama fare”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Luciano Spalletti lascia il Napoli dopo averlo portato a vincere il terzo Scudetto della sua storia, adesso c'è anche l'ufficialità, per bocca diretta del presidente Aurelio De Laurentiis, ospite di Fabio Fazio: "Spalletti è un uomo libero. Dopo 50 anni di cinema e dopo tante esclusive, con registi, sceneggiatori, attori, quando qualcuno viene da te e ti dice: ‘In fondo io ho fatto il massimo, si è concluso un ciclo della mia vita, io ho un contratto con lei, ma io preferirei avere un anno sabbatico'. Tu lo guardi e cosa fai? Ti opponi? Tu devi sempre essere nella vita generoso. Lui ha dato, io lo ringrazio e adesso è giusto anche che lui continui a fare quello che ama fare".

De Laurentiis ha poi parlato di Victor Osimhen, vero leader della squadra scudettata: "La maschera di Osimhen è un grande risultato anche da un punto di vista del marketing – ha gongolato il presidente – Coi giocatori ho un bellissimo rapporto. Quanto ho impiegato a pronunciare il nome di Kvaratskhelia? Ma io dico Kvara…".

Aurelio De Laurentiis ospite di Fabio Fazio
Aurelio De Laurentiis ospite di Fabio Fazio

Capitolo stadio. De Laurentiis ha mandato una sorta di ultimatum al Comune, proprietario dell'impianto, affinché glielo dia in concessione: "Cambierà molto, perché adesso quando io questo stadio lo farò diventare del Napoli veramente… che vuol dire? Il Comune ce lo darà per 99 anni, ce lo deve dare, sennò io mollo quello stadio lì e lo vado a costruire a Caserta, pensa come sarebbero contenti i napoletani. Il Comune ci darà questo stadio, ci spenderemo dentro centinaia di milioni, faremo un museo straordinario dove uno potrà giocare con Maradona. Afittare lo stadio per matrimoni e comunioni? Lo stadio dovrebbe essere qualcosa che pulsa sette giorni su sette, non è che ci puoi fare solo una volta a settimana la partita, allora tu in uno stadio devi poter avere il museo, devi poter fare concerti, devi poter sposare le persone, perché no, fare le prime comunioni. Un luogo straordinario. Dove andiamo? Andiamo allo stadio…".

De Laurentiis ha poi ammiccato al possibile acquisto di un calciatore giapponese: "È quello che stiamo facendo. Mentre venivo qua, mi ha chiamato un mio amico giapponese dicendomi: ‘Guarda, ti mando le bozze del contratto per farti da scouting in Giappone".

Il presidente del Napoli ha illustrato le sue idee per riformare il calcio
Il presidente del Napoli ha illustrato le sue idee per riformare il calcio

Cambiare il calcio e tenerlo al passo coi tempi è uno dei cavalli di battaglia del presidente del Napoli: "Vorrei recuperare i giovanissimi, perché i giovanissimi si stanno rincretinendo con gli smartphone e con le piattaforme, in solitario o in gruppi giocano, e quindi non hanno più la capacità e la coscienza di seguire il calcio, non hanno la pazienza e questo si tramuta in una non passione. Allora, cosa vorrei fare io, vorrei parlare con il Ministro dell’Istruzione e pregarlo di insegnare nelle scuole per far diventare questi bambini degli allenatori, facendogli vedere ad esempio la partita Argentina-Francia: vivisezioniamola, vi spiego che cos'è un modulo. Allora lo Spalletti della situazione, il Mourinho della situazione potrebbero registrare delle lezioni. E tu recuperi quel pubblico che è importantissimo. Ancora noi abbiamo intervallo di 15 minuti, è una follia. Non ci deve essere un intervallo, dritti per dritti. Tu sai quanti calciatori noi paghiamo? Ne abbiamo 27, tu hai tutti i giocatori che vuoi per andare dritto per dritto".

"Bisogna essere competitivi tenendo i conti in ordine – ha continuato De Laurentiis – Il segreto è fare impresa e non fare presa. Cioè, se tu fai l'imprenditore e non il prenditore, tu investi. Se investi, raccogli. Se tu non investi, allora si accumulano debiti su debiti, rosso su rosso. Le istituzioni calcistiche dovrebbero un attimo fare tabula rasa e dire: ragazzi, da domani si riparte da zero, ma con delle regole precise. Le regole non esistono in maniera inequivocabile, ci sono ma poi fanno finta di niente. Non ci sono pari forze. Se tu prendi un elefante e lo metti con un topolino, l'elefante alla fine il topolino lo schiaccia. Ci sono dei campionati che sono non equilibrati, è assolutamente sbagliato, i campionati devono essere equilibrati. I kart gareggiano con la Formula 3? La Formula 3 con la Formula 2? La Formula 2 con la Formula 1? No, sono i calciatori che poi si migliorano strada facendo, come i piloti che dal karting arrivano poi alla Formula 1. I campionati dovrebbero essere suddivisi per tipologia di città. Tu non puoi far giocare una città che ha 5 milioni di abitanti, 3 milioni di abitanti, con una città che ha 30mila abitanti. Chi la vede? Non la vede nessuno e quindi gli sponsor non partecipano. Questo è un problema che non è stato approfondito e affrontato".

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