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Protocollo anti coronavirus: 17 club su 20 hanno chiesto chiarimenti alla Figc

Solamente Juventus, Lazio e Genoa non avrebbero sottoscritto la lettera spedita dagli staff medici dei club di Serie A alla Commissione medico-scientifica sull’attuale protocollo. Perplessità di tutti i generi, dalla sanificazione ai tamponi, agli spostamenti. Ma soprattutto una domanda: in caso di positività quale sarà la procedura e, soprattutto, di chi la responsabilità? Questione “già affrontata”, fanno sapere da via Allegri.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il calcio italiano ripartirà? Probabilmente sì ma nelle ultime settimane si sono evidenziati una serie di contrattempi che stanno mettendo a serio rischio la volontà di tornare in campo. Prima ci ha pensato il Governo a frenare gli entusiasmi di riprendere gli allenamenti dal prossimo 4 maggio, data in cui l'attuale lockdown dovrebbe concludersi; poi ci sono state ulteriori argomentazioni sanitarie su un possibile secondo protocollo da coordinarsi con le istituzioni sanitarie e adesso una lettera congiunta da parte dei club di Serie A, con nuove perplessità sull'attuale protocollo medico.

Secondo ‘La Repubblica', una lettera formale di 17 società su 20 sarebbe stata scritta alla Commissione medico-scientifica della Federcalcio italiana per dare ulteriori chiarimenti sull'attuale protocollo presentato per la ripresa degli allenamenti e – con il via libera del Governo – alle partite di campionato. Non c'è di poco l'unanimità visto che all'appello mancano Juventus, Lazio e Genoa. Questione "già affrontata", fanno sapere da via Allegri in riferimento a domande già recepite dalla commissione medico/scientifica presieduta dal professor Zeppilli.

La lettera alla Figc: 17 su 20 esprimono dubbi

A scrivere alla Figc sarebbero stati gli staff medici dei rispettivi club non certi della qualità dell'attuale disposizione per contenere il contagio e poter far riprendere le attività calcistiche fino alla loro naturale conclusione senza ulteriori stop e conseguenti danni al sistema. Nel calderone delle perplessità c'è di tutto, una serie di falle davanti alle quale la Commissione federale è chiamata a rispondere dando garanzie certe.

Tutte le perplessità, dai ritiri, alla sanificazione, ai tamponi

Si passa dalla perplessità di poter sempre e comunque mantenere la distanza sociale nel ‘gruppo squadra' ai dubbi logistici, non solo relativi all'organizzazione all'interno dei centri sportivi che diverranno veri e propri presidi sanitari, ma anche e soprattutto agli spostamenti per poter giocare le partite. Senza dimenticare la sanificazione totale e costante anche degli stadi e la garanzia della disponibilità dei tamponi per continui test.

La domanda più importante: in caso di positività, cosa accadrà?

Il punto centrale al quale si pretende una risposta e di conoscere nel dettaglio la procedura che si adopererà è però uno in particolare: in caso di nuova positività, cosa accadrebbe? E soprattutto, di chi sarebbe l'eventuale colpa e responsabilità a livello legale? Sarà il club a doversi assumere gli oneri o le società – e i giocatori – verranno tutelati in tutto e per tutto dalla stessa Federazione che ha imposto il ritorno alle attività?

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