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Processo plusvalenze, la strategia dei club per evitare sanzioni: hanno trovato una “falla”

La Procura federale ha già formulato richieste di sanzioni con inibizioni e ammende, ma i dirigenti e le società coinvolte nel processo per le plusvalenze hanno una linea comune con la quale potrebbero ottenere riduzioni consistenti.
A cura di Enrico Scoccimarro
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Il nodo su cui si concentra il processo per le plusvalenze nel mondo del calcio è sempre lo stesso: come si stabilisce, oggettivamente, il valore di un calciatore? È la linea di difesa che accomuna tutti i club coinvolti, tra cui cinque di Serie A, due di Serie B, due di Lega Pro e due fallite: Napoli, Juventus, Sampdoria, Empoli, Genoa, Pisa, Parma, Pro Vercelli, Pescara, Chievo e Novara. Ieri al tribunale federale c'è stato il primo grado del processo e sono state formulate le richieste della Procura federale per club e dirigenti coinvolti: un totale di ben 458 mesi di inibizione per i 59 dirigenti.

L'accusa della Procura federale

Nel mirino ci sono trattative sospette, l'accusa è "avere contabilizzato plusvalenze e diritti alle prestazioni dei giocatori per valori eccedenti quelli consentiti". In buona sostanza i riflettori sono puntati sul valore "distorto" e "gonfiato" dato ad alcuni giocatori in 62 operazioni di mercato, con circa 120 milioni di euro di trasferimenti. Tra queste, le più celebri riguardano il passaggio di Arthur alla Juventus nello scambio con Pjanic al Barcellona e l'approdo di Osimhen al Napoli. Queste azioni, secondo la Procura, sono state fatte per permettere alle società di sistemare i conti, violando dunque il comma 1 dell'articolo 31 che riguarda "la mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti".

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La Juventus è la società maggiormente coinvolta con 42 delle 62 operazioni prese in esame: nell'inchiesta ci sono 45 pagine relative ai bianconeri. Ieri sono stati chiesti 16 mesi di inibizione a Fabio Paratici, ex ds ora al Tottenham e 12 mesi al presidente Andrea Agnelli, oltre a una multa di 800 mila euro alla società. Per quanto riguarda il Napoli, chiesti 11 mesi per il presidente De Laurentiis e 6 mesi per moglie e figli, con 329 mila euro di ammenda per il club. Restando in A sono 12 i mesi chiesti per Massimo Ferrero con 195 mila euro alla Samp; per l’Empoli 11 mesi al presidente Corsi e 42 mila euro di multa al club e infine, per quanto riguarda il Genoa, 6 mesi per Preziosi più una multa di 320 mila euro. La Procura federale ha però intenzione di preservare i meriti sportivi in classifica e le squadre: lo testimonia la cancellazione dei rischi di penalizzazione per Pisa e Parma, deferite con le motivazioni più dure.

Oltre alla differenza individuata nella forbice tra "valori reali" e cifre iscritte nel bilancio delle società, si è poi fatto ricorso all’articolo 4, quello sulla mancata lealtà. Per censurare abitudini ricorrenti nel calcio, la Procura vuole cioè punire il comportamento di dirigenti che tradisce sostanzialmente i principi di rispetto delle norme federali. Tuttavia nelle carte del processo sportivo cominciato ieri ci sono soltanto due decreti di sequestro e perquisizione e la Procura della Repubblica di Torino, a inchiesta in corso, non può inviare le intercettazioni, che quindi non sono state prese in considerazione dalla giustizia sportiva. I tempi su questo fronte rischiano di essere lunghi.

La difesa dei club

L'udienza di ieri ha coinvolto le difese di Novara, Chievo, Empoli, Pisa, Pescara e Parma: domani scenderanno in campo le altre squadre di avvocati. Sul primo punto dell'accusa la risposta è chiara: essendo la conseguenza di un accordo tra privati nell'ambito del libero mercato, è impossibile definire in modo oggettivo il prezzo di un cartellino. La Procura, per valutare i valori (incrociando diversi riscontri), si è basata su criteri come età, ruolo, numero di presenze e storia dei trasferimenti. Ma i parametri sono contestati dagli avvocati delle società perché tramite questi è difficile fare la valutazione di un calciatore, soprattutto se giovane: è più importante considerare il talento e i margini di crescita, criteri non quantificabili.

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Il modello quindi avrebbe lacune soprattutto per la sottovalutazione dei talenti in erba. Se cadesse dunque questo primo punto, rimarrebbe in piedi quello delle "violazioni gestionali" nell’esercizio del sistema delle plusvalenze, ovvero le "elusioni della normativa federale". A quel punto ci sarebbe una riduzione, almeno parziale, delle inibizioni e delle multe.

Gli scenari futuri e le tempistiche

Le sentenze dovrebbero arrivare nella giornata di venerdì. I giudici dovranno stabilire anche se le ammende richieste sono congrue. I tempi sono particolarmente veloci, anche grazie al nuovo Codice di giustizia sportiva varato dalla Federcalcio e voluto dal presidente Gravina: dopo il primo grado, la sentenza della Corte sportiva d’appello è attesa già per metà maggio per poi attendere l’ultimo grado sportivo, davanti al Collegio di garanzia presso il Coni. Quest'ultimo, infine, potrebbe pronunciarsi almeno dopo un mese visto il numero ingente di posizioni da analizzare.

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