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Pinamonti ora è un bomber vero, ma non dimentica: “Icardi vide qualcosa in me e mi prestò casa”

L’attaccante 23enne Andrea Pinamonti ha fatto parecchia fatica ad emergere in serie A dopo diverse stagioni deludenti. Ora sembra finalmente aver trovato il posto giusto in cui riesce ad esprimersi al meglio. Ma il suo percorso è stato fatto da alcune scelte fondamentali.
A cura di Enrico Scoccimarro
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Nella carriera di un calciatore oltre alle proprie qualità tecniche da mettere in mostra in maniera più costante possibile, contano le scelte personali e professionali fatte nei momenti giusti. Prendere una strada piuttosto che un'altra, in un ambito dove la concorrenza è più alta che mai, può cambiare prospettive con risultati più o meno soddisfacenti. Molti calciatori si sono "bruciati" andando troppo presto in top club, altri hanno ritardato troppo il "salto" nelle categorie importanti e si sono persi per strada, con buona pace del loro talento. In queso senso, l'esempio di Andrea Pinamonti calza a pennello per capire quanto può essere fondamentale il contesto in cui ci si trova per dimostrare al mondo il proprio valore.

L'attaccante trentino classe '99 è cresciuto tra Inter e Chievo ed è rientrato sempre nell'orbita della Nazionale sin dall'Under 15. Ma una volta arrivato tra i grandi, ha fatto un po' di fatica a ritagliarsi dello spazio: solo cinque reti nell'esperienza a Frosinone, retrocesso a fine stagione, poi altra annata mediocre con il Genoa, sempre con cinque centri in una squadra dove sarebbe dovuto essere l'attaccante cardine. Tornato dunque alla base nerazzurra nel 2020, chiaramente oscurato dalla presenza di Lukaku, Lautaro e Sanchez, ha collezionato appena dieci presenze segnando il suo primo e unico gol in maglia Inter. Le prospettive di giocare con più regolarità nell'allora squadra campione d'Italia però si sono ulteriormente ridotte, e quindi Pinamonti ha sentito il bisogno di cercarsi altre opportunità per non cadere nel dimenticatoio occupato da altre giovani promesse non mantenute.

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È così che la scorsa estate gli si è presentata davanti un'altra chance: l'Empoli. Un'altra neopromossa con l'obiettivo di salvarsi, ma con uno scenario da protagonista. "Il direttore Accardi – racconta il giocatore a Cronache di spogliatoio – a fine chiacchierata, mi disse: ‘Adesso devi decidere tu, ma fammelo sapere entro oggi. La deadline è a mezzanotte’". Ed è qui che Pinamonti, dopo un'intensa riflessione, fa la scelta giusta: "Gli ho scritto che avrei accettato 10 minuti prima della scadenza, alle 23:50, e non avrei potuto fare scelta migliore. Non che non fossi convinto, ma dopo le ultime dovevo scegliere bene. Non potevo sbagliare". Il risultato è storia recente: il vero primo exploit dell'attaccante, con 13 centri messi a segno, che ora sogna la prima presenza con la maglia della Nazionale maggiore.

L'esultanza di Pinamonti dopo il gol contro il Napoli in Serie A
L'esultanza di Pinamonti dopo il gol contro il Napoli in Serie A

Ma davanti a un bivio il giovane attaccante ci si è ritrovato altre volte. La direzione più importante da prendere è stata proprio sul tipo di sport da praticare a livello professionale. "Potevo essere un tennista – svela – ma fin da piccolo sognavo di più il calcio. A un certo punto ho dovuto decidere, e il mio maestro di tennis mi disse di pensarci bene, perché avrei potuto avere un futuro". L'elemento che gli ha fatto prendere la strada giusta è stato il valore del gruppo: "Il tennis mi ha insegnato tanto, apprezzo le persone che praticano uno sport singolo. Io non ci riuscirei: ho bisogno del gruppo. Essere da solo con il mio allenatore non mi piacerebbe".

L'altra scelta fondamentale è stata quella del suo nuovo agente, Mino Raiola. "Il colloquio calcistico che non dimenticherò mai è il primo avuto con Mino. Mi rimarrà impresso per sempre. Quando ho scelto di cambiare agente, lui mi aveva contattato per una chiacchierata. Ci trovammo in un ristorante a Milano, c’erano anche i miei genitori. Bastò un’ora per cambiare la mia visione del calcio, la mia ottica era stata rivoluzionata. Ho impresse tutte le parole. Finita la cena dissi ai miei: ‘Voglio firmare per lui, è il numero uno’. Poche parole, a volte con modi crudi, tanto che all’inizio i miei mi guardavano come a dire: ‘Ma sei davvero sicuro?'. Più passavano i minuti, più anche loro si convincevano. Non aveva peli sulla lingua, ti stravolge tutto. Quando non giocavo a Frosinone, mi chiamava per dirmi di stare sereno. Era diretto e ti motivava con orgoglio e stimoli".

Ora che ha imparato a volare, Pinamonti dovrà stare attento a non cadere. Il primo obiettivo è quello di confermarsi ad Empoli, dove pero è ancora in prestito, e continuare a mettere in pratica quanto imparato con le altre esperienze: "Ho vissuto un'annata da protagonista, punto di riferimento all’interno di un progetto – dice con orgoglio – Lavorano bene, vogliono bene ai ragazzi, alle giovanili e alla femminile. Ti confronti con persone alla mano, vivi con serenità giorno dopo giorno. Ero rimasto all’Inter consapevole di non giocare, ma è stata una stagione produttiva perché ho imparato tanto. Solo all’inizio avevo paura di aver preso una decisione errata. Mi serviva venire a Empoli: è un posto che consiglierei a tutti. In nerazzurro ho fatto a sportellate con difensori fortissimi in allenamento e rubato con gli occhi a Lukaku, Lautaro e Sánchez".

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E per crescere è fondamentale imparare dai migliori. Non un caso l'idolatria per Ibrahimovic, ma anche la stima per Mauro Icardi che lo ha aiutato a Milano: "Appena sono salito in Prima Squadra, Icardi mi ha preso sotto la sua ala, dicendomi che gli ricordavo se stesso arrivato a Genova, giovanissimo e perso tra le novità. Al mio primo anno fuori dal convitto non riuscivo a trovare un appartamento, così lui mi ha prestato una casa davanti alla sua per due settimane. E dato che ero proprio un pischello senza patente, ogni mattina mi accompagnava al campo e mi riportava indietro. Mi facevo scarrozzare. Ha visto qualcosa in me".

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