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Perché si parla di Damien Comolli alla Juventus: chi è il dirigente che criticò Agnelli

Damien Comolli, attuale presidente del Tolosa, è il manager che la Juve ha individuato per rinforzare lo staff dirigenziale. Chi è il “nuovo” dirigente e quale ruolo avrà in bianconero. In passato censurò la gestione del club da parte dell’ex presidente.
A cura di Maurizio De Santis
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Damien Comolli (attuale presidente del Tolosa) nello staff dirigenziale della Juventus, Antonio Conte nuovo allenatore al posto di Igor Tudor già a partire dal prossimo Mondiale per Club 2025 (anche se al momento questa ipotesi è stata messa in secondo piano). Il club, che s'è qualificato in Champions League solo all'ultima giornata e per il rotto della cuffia, è pronto a riorganizzarsi per programmare il futuro, tornare competitivo in Europa e riprendersi la leadership persa nel calcio italiano.

Perché si parla di Comolli in bianconero? Il suo arrivo, contestualmente a una sempre maggiore influenza di Giorgio Chiellini (sarebbe proprio lui il mediatore che ha aperto un varco per il ritorno del tecnico leccese), segnerebbero di fatto un pesante ridimensionamento dell'attuale direttore dell'area tecnica. Serve sbloccare gli ingranaggi del meccanismo di ricostruzione affidata un anno fa a Cristiano Giuntoli. Un processo che s'è inceppato alla luce dell'esperienza poco felice sia per le scelte di mercato (costose ma non altrettanto redditizie sotto il profilo sportivo) sia per la panchina di Thiago Motta, sollevato dall'incarico nonostante fosse stato accolto come una delle pietre angolari della nuova era.

Chi è Damien Comolli: da osservatore all'Arsenal a presidente del Tolosa

Damian Comolli, francese, 54 anni, attualmente è al vertice del Tolosa. È il manager che piace molto alla Juve, tanto da affidargli un ruolo molto importante quale l'incarico di amministratore delegato. Una posizione d'influenza e di maggiore conoscenza calcistica all'interno del board bianconero e, al tempo stesso, una scelta che va a colmare anche il vuoto lasciato da Francesco Calvo.

Il percorso di Comolli nel calcio è iniziato in qualità di allenatore nelle giovanili del Monaco. È sì uomo di campo, nel senso che ne conosce bene certe dinamiche che rappresentano da anni il pane quotidiano, ma è con la società del Principato che ha capito qual è il suo posto nel mondo del pallone mollando la carriera tecnica e abbracciando quella del manager che ha fiuto a sufficienza per scovare diamanti grezzi da trasformare in talenti. Fu così per ben 8 anni tra le fila dell'Arsenal (dal 1996 al 2004), dove da osservatore caldeggiò giocatori quali Kolo Touré, Eboué e Clichy e fece parte di quel team che conquistò ben 3 edizioni della Premier League.

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La collaborazione col Saint-Etienne in qualità di direttore sportivo fu solo una parentesi poi Comolli tornò in Inghilterra per ricoprire lo stesso incarico al Tottenham dove nel 2008 ebbe l'intuizione di ingaggiare Luka Modric. Sempre al di là della Manica, ma questa volta a Liverpool, ci fu il suo zampino dietro gli arrivi di Henderson e Luis Suarez al Liverpool, dove è rimasto fino al 2012. Fenerbahçe e, infine, Tolosa le ultime tappe dell'avventura nel football continentale.

Comolli vicino al Milan un anno fa ma sfumò tutto

Comolli è stato vicino all'Italia già un anno fa, quando giunse a un passo dall'accordo per entrare a far parte del Milan. Il comune denominatore che lo portò quasi in rossonero fu RedBird (proprietario del Tolosa, di cui il francese è massimo dirigente, oltre che del club meneghino): avrebbe dovuto assumere le redini di amministratore delegato ma non trovò l'intesa con Gerry Cardinale (numero uno della società americana d'investimenti e patron del Milan). Il dirigente transalpino propose di ridefinire l'assetto all'interno del club inserendo una nuove figure chiave per la direzione sportiva strutturata intorno a Giorgio Furlani (amministratore delegato), Zlatan Ibrahimovic (uomo di fiducia di Cardinale) e Geoffrey Moncada (direttore tecnico).

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Le critiche alla gestione di Andrea Agnelli: "Chiara speculazione finanziaria"

Il ritorno di fiamma, fortissimo, della Juventus per Comolli ha riportato in auge una vecchia intervista al quotidiano Le Monde. Fece una riflessione molto severa sulla gestione della Juventus sotto Andrea Agnelli, con Fabio Paratici pedina fondamentale nell'assetto dirigenziale. Il francese criticò il numero elevato di calciatori sotto contratto e la girandola dei prestiti messa in atto: "Non si tratta di trading ma è solo una chiara speculazione finanziaria. La Juventus ha circa 120 giocatori sotto contratto ma a disposizione in rosa ne ha 25 al massimo. Perché preferisce gestirne così tanti? Li compra per un milione e li rivende per cinque. Anche altri club lo fanno, ma non c’è correttezza nei confronti delle persone".

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