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Perché i calciatori si inginocchiano prima delle partite

Dopo quanto accaduto prima di Italia-Galles, con soli cinque Azzurri inginocchiati a fronte della totalità dei britannici, è tornato forte il dibattito tra chi ritiene che sia giusto genuflettersi e chi no. L’origine del “Taking the knee” si deve alla presa di posizione nel 2016 del giocatore di football americano Colin Kaepernick, ma si è fatto conoscere in tutto il mondo dopo la morte di George Floyd, quando, durante le manifestazioni di Black Lives Matter, è diventato un gesto universale contro le discriminazioni razziali. È entrato, così, anche nel mondo dello sport e, in particolare del calcio.
A cura di Valerio Albertini
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Ultimamente, è tornata molto d'attualità la discussione sulla scelta dei calciatori di inginocchiarsi prima delle partite, attuando un gesto contro le discriminazioni razziali, soprattutto dopo quando accaduto poco prima del fischio d'inizio di Italia-Galles, quando solo cinque calciatori Azzurri si sono genuflessi, al contrario di quanto fatto da Gareth Bale e compagni, tutti inginocchiati sul prato dello stadio Olimpico. Non si tratta di un gesto nuovo, in quanto l'origine di questo si deve a Colin Kaepernick, giocatore di football americano, che ha iniziato a farlo nel 2016 per protestare contro le ingiustizie subite dalla minoranza afroamericana negli Stati Uniti.

Il "Taking the knee", però, è tornato in auge soltanto lo scorso anno, dopo la morte di George Floyd, avvenuta a Minneapolis, in Minnesota, per mano di un agente di polizia. L'afroamericano è diventato un simbolo della lotta contro le discriminazioni razziali e le manifestazioni per protestare contro la sua morte si sono estese a macchia d'olio in tutto il globo, grazie alla perseveranza del movimento Black Lives Matter, in prima linea per garantire l'equità alle popolazioni afroamericane prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo.

Sportivi inginocchiati dopo la morte di George Floyd

Solo dopo quanto accaduto a George Floyd, il gesto che era stato portato nel mondo dello sport da Kaepernick è riuscito a ritagliarsi un posto sempre più importante, soprattutto nel calcio, ma non solo. Infatti, il "Taking the knee" è diventato ricorrente in NBA, il campionato di basket americano, da sempre uno tra i più impegnati nella lotta al razzismo.

Nel calcio, invece, il primo a inginocchiarsi dopo quanto accaduto a Minneapolis è stato Marcus Thuram, figlio dell'ex giocatore della Juventus e attaccante francese in forza al Borussia Monchengladbach. In tanti l'hanno emulato, ma in Inghilterra hanno fatto di più. I calciatori della Premier League, infatti, hanno scelto uniformemente di genuflettersi prima delle partite già al termine dello scorso campionato, regolarizzando una scelta che è stata confermata anche in quest'ultima stagione. Sulla stessa lunghezza d'onda si è mossa anche la nazionale inglese, che ha replicato il gesto seguendo le orme del campionato più importante al mondo e decidendo di portare avanti questa scelta anche agli Europei, nonostante i fischi e i borbottii arrivati da parte dei tifosi britannici nelle ultime amichevoli prima della competizione continentale. Già durante la stagione di Premier League, c'erano state le prime polemiche tra chi riteneva giusto continuare a inginocchiarsi e chi credeva fosse diventato un gesto dalla forte connotazione politica. Il ritorno del pubblico degli stadi ha portato il dibattito dai social al campo e le discussioni sono ovviamente aumentate.

In Italia, abbiamo assistito a episodi sporadici durante l'ultimo anno e la nostra Nazionale non fa parte di quelle che hanno scelto di inginocchiarsi sistematicamente prima di ogni partita. Oltre all'Inghilterra, infatti, anche Belgio e Galles sono andate nella stessa direzione, altre selezioni hanno optato per il gesto soltanto nei confronti contro queste tre squadre, mentre alcune hanno scelto di ignorare semplicemente la possibilità di genuflettersi prima del fischio d'inizio.

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Il caso dei cinque azzurri inginocchiati in Italia-Galles

All'interno di questi discorsi si è inserito quanto accaduto prima di Italia-Galles, ultima partita del girone. Gareth Bale e compagni, come fatto nelle precedenti due partite, hanno scelto di inginocchiarsi, sorprendendo gli Azzurri che, invece, si sono inginocchiati soltanto in cinque. Rafael Toloi, Emerson Palmieri, Matteo Pessina, Federico Bernardeschi e Andrea Belotti hanno emulato i gallesi, mentre gli altri sei sono rimasti in piedi. La scena ha suscitato discussioni accese, portando anche nel nostro Paese il dibattito che caratterizza l'Inghilterra da ormai un anno. Nessuna presa di posizione contro la lotta al razzismo o dissenso verso il Black Lives Matter, comunque, poiché quanto successo è stato solo figlio della confusione, tanto che nel post-partita il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha ribadito con forza il sostegno e il rispetto per ogni forma di espressione antirazzista, asserendo allo stesso tempo la volontà della federazione di lasciare liberi i giocatori di esprimere la loro sensibilità come meglio credono.

Perché i calciatori dell'Italia non si inginocchiano

L'Italia, comunque, ha scelto di prendere una posizione univoca riguardo la possibilità di inginocchiarsi o meno prima delle partite e, almeno contro l'Austria, gli Azzurri non si inginocchieranno, optando per una decisione che conferma quella presa prima dell'inizio degli Europei e che spiegherà, nelle sue motivazioni, il vice-capitano della Nazionale Leonardo Bonucci. Resta soltanto da capire, adesso, cosa sceglierebbero di fare i ragazzi di Roberto Mancini se riuscissero a superare gli ottavi di finale e incontrassero il Belgio ai quarti. Romelu Lukaku e compagni si inginocchieranno e l'eventuale scelta degli Azzurri sarebbe destinata comunque a fare ancora discutere.

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