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Orgoglio, futuro e vincere: i tre punti di contatto dell’Allegri 2 e del Lippi-bis alla Juventus

Da diverse settimane vengono messi in relazione i ritorni di Massimiliano Allegri e Marcello Lippi sulla panchina della Juventus. Si tratta di due situazioni molto diverse ma dopo la prima conferenza stampa del tecnico livornese sono spuntate tre parole che aveva utilizzato anche l’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana quando era tornato a Torino nel 2001.
A cura di Vito Lamorte
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Il ritorno di Massimiliano Allegri alla Juventus è uno dei temi che infiamma il dibattito calcistico nella pre-season 2021-2022 del calcio italiano. Alcuni tifosi bianconeri avrebbero sperato di non vederlo mai partire nel 2019, altri non avrebbero voluto il suo ritorno e lo stesso vale anche per i supporter delle altre squadre, ma con motivazioni chiaramente diverse. Il tecnico livornese ha segnato un’epoca con la Vecchia Signora e torna dove ha vinto praticamente tutto a livello nazionale e dove ha sfiorato, per ben due volte, di sedersi sul trono d’Europa. Non è il primo caso di “ritorno” sulla panchina della Juve da parte di un tecnico vincente ma in tanti hanno accostato l’Allegri 2 al Lippi-bis del 2001. Sgomberiamo il campo subito dicendo che sono situazioni molto diverse, società totalmente cambiate e diverse personalità ma ci sono stati alcuni passaggi delle conferenze stampa di ritorno alla Juve del tecnico viareggino e di quello livornese che hanno dei punti di contatto a dir poco strabilianti. Le parole in questione sono tre: orgoglio, futuro e vincere.

Il 20 giugno 2001 Marcello Lippi tornò a Torino dopo essersi dimesso e la breve esperienza all’Inter e disse: "Sono molto orgoglioso che mi abbiano chiamato di nuovo alla Juventus. Vuol dire che la scorsa volta ho lavorato bene. Spero di non deludere i dirigenti che mi hanno voluto di nuovo qui". Il 27 luglio 2021 Allegri ha detto: "Mi inorgoglisce che la Juve mi ha richiamato, per l’affetto dei tifosi che  saranno importanti se ci sarà la riapertura". 

Essendo già stati entrambi sulla panchina della squadra più titolata d’Italia non è mancata la domanda sul ‘passato' ma entrambi hanno subito spostato l’attenzione su ciò che verrà. L'ex commissario tecnico della Nazionale campione del mondo nel 2006 ha risposto così: “Ripensando a quei cinque anni meravigliosi, so che cosa si deve fare per arrivare a quei tipi di successi. E affronto con serenità la questione del ‘ritorno indietro': potrà essere un problema, ma solo uno dei tanti. Trovo una Juventus ottimamente attrezzata, che con qualche ritocco può diventare ancora più forte. Quattro, forse sono addirittura troppi. L'importante è creare, anzi, fortificare, perché c'è già, lo spirito di gruppo e trattare tutti i giocatori allo stesso modo". Allegri, da par suo, dopo aver rotto il ghiaccio iniziale è andato sulla stessa lunghezza d’onda: “Quello che è stato fatto non serve per portare trofei futuri, dobbiamo da ora pensare a quello che dobbiamo fare. La Juve ha un DNA preciso, e le vittorie passano dal lavoro quotidiano. Da qui ripartiamo, ora che son tornato. Devo lavorare su quello che mi è stato lasciato dagli altri allenatori, con buoni giocatori”.

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Infine la parole ‘vincere'. Non scopriamo nulla dicendo che il motto che da sempre contraddistingue la Juventus e la juventinità è la frase di Giampiero Boniperti “Vincere non è importante, ma è l'unica cosa che conta”: entrambi non si sono affatto sottratti a rimarcare questa volontà. Lippi ha sentenziato:  “Qui bisogna fare una cosa sola, qui bisogna vincere”. Mentre il tecnico di Livorno dopo aver analizzato la rosa a disposizione non ha usato giri di parole: “Credo in questa squadra, divertente da allenare, poi però bisogna vincere, che è l’unica cosa che conta e la cosa più importante”.

Come già ribadito in precedenza, si tratta di due persone molto diverse tra loro e di due periodi che non sono paragonabili per tanti motivi ma è piuttosto singolare come nella ‘seconda' conferenza stampa di presentazione alla Juventus i due tecnici si siano basati sulle stesse parole. Fossimo stati a Napoli avremmo potuto scomodare i ‘corsi e ricorsi storici' di Giambattista Vico ma per due allenatori della Juve forse si addice di più ‘l‘Eterno ritorno' del torinese acquisito Friedrich Nietzsche.

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