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Nel ritiro dell’Italia spunta un messaggio scritto da Spalletti: sono le 6 regole da seguire

Il ct della Nazionale ha codificato in sei punti come sarà la sua Italia agli Europei. Sono le sue regole che spiegano anche cosa c’è dietro le sue convocazioni.
A cura di Maurizio De Santis
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Giovanni Di Lorenzo è uno di quelli che conosce a memoria Luciano Spalletti. Si sono ritrovati in Nazionale dopo la chiusura di un campionato balordo per il capitano del Napoli e per il Napoli stesso. Certe cose come lo schieramento a mo' di branco di lupi sulla linea di centrocampo, la corsa collettiva per recuperare una palla persa e più ancora l'idea dell'occupazione dello spazio come forma di soffocamento di qualsiasi possibile iniziativa dell'avversario sono solo alcune caratteristiche dell'identità che il tecnico aveva dato al Napoli dello scudetto.

A rivederli oggi determinati comandamenti, scritti anche sulla lavagna di Coverciano, fanno sicuramente sentire a casa il difensore, tornato a quelle certezze smarrite in un anno orribile, e molta scena che accompagna il conto alla rovescia verso gli Europei in Germania. L'Italia debutterà il 15 giugno contro l'Albania, è la prima sfida del girone B che include anche Spagna e Croazia. Come ci arriverà? Con non pochi grattacapi, considerato anche l'infortunio di Scalvini che – dopo il forfait forzato di Acerbi – sottrae risorse nel reparto arretrato.

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Non è solo questione di tattica o di lezione maniacale di schemi, ma di "cose che nel calcio moderno fanno la differenza", di mentalità che il commissario tecnico prova a cucire addosso agli Azzurri dopo aver imbastito lo stesso abito agli azzurri partenopei.

Comune denominatore è la "pressione continua", meglio se alta così da creare un argine e "togliere fiducia": in cima alla lista c'è il moto perpetuo che non è solo movimento continuo ma anche intelligenza nel metterlo in atto, ovunque e comunque.

È il presupposto essenziale attraverso passa il "controllo del gioco" la cui trama non può prescindere da "gestione della palla" e dal modo di stare tutti assieme in campo con equilibrio e "mantenimento delle distanze". In una parola: legati, dice Spalletti che già così lascia intendere qual è il profilo di giocatore che più gli garba. Quello che ti viene a prendere sul muso (per usare una delle sue espressioni) e ti mette il fiato sul collo, duttile e aggressivo, che resta "corto" e serra i ranghi.

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Ricordate il video del calcio d'angolo sbagliato dal Napoli a Reggio Emilia contro il Sassuolo? Il recupero palla collettivo per rimediare a un errore è il manifesto di quel che il ct immagina, vuole anche per la Nazionale: la chiama "riaggressione feroce" sulla perdita di palla che porta con sé anche un altro concetto, quel "tornare a casa" che è il mastice di tutto: ovvero, non farsi trovare sbilanciati, impreparati, sfilacciati e inermi nel momento in cui gli avversari hanno in mano il bandolo della matassa.

I sei comandamenti di Spalletti nello spogliatoio della Nazionale

Coraggio, costruzione dal basso, nessun timore reverenziale nel tenere possesso palla (che non sia fine a se stesso) con l'intento di innescare il gioco sulle fasce e sfruttare gli inserimenti. Perché là davanti, se non hai un bomber vero, hai bisogno di inventare alternative. Ed ecco perché nella rosa dei selezionati, nel cuore della mediana di lotta e di governo, figurano calciatori come Fagioli, chiamato "per avere a disposizione più cose che ti facciano gestire la partita, il tentativo di trovare più cose per avere la palla noi", oppure martelli come Ricci e Folorunsho.

  1. La pressione continua (togliere fiducia)
  2. Controllo del gioco (gestione della palla)
  3. Legati (distanze di squadra, corti, vicini)
  4. Riaggressione feroce (sulla perdita di palla)
  5. Ricomposizione (tornare a casa)
  6. Ordine, studio, preparazione (per tornare a pressare)

Il punto numero sei (come si evince dalla foto di tuttomercatoweb.com) è la summa dei precedenti: ordine, studio e preparazione. Che è come chiudere un cerchio, senza mai perdere la "connessione" con il resto della squadra. O del branco, che Spalletti vuole di lupi famelici in qualsiasi momento della partita.

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