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Mastour racconta cosa gli hanno fatto: “Vittima di episodi spiacevoli da parte di alcuni compagni”

Hachim Mastour racconta la sua verità: “Io vorrei solo giocare a calcio ed essere trattato come un semplice ragazzo di 23 anni, che commette errori e che è determinato nel migliorare ogni giorno”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Sono passati 10 anni da quando abbiamo cominciato a sentir parlare di Hachim Mastour: era il 2012 e il Milan lo prelevava 14enne dalla Reggiana, strappandolo ai cugini dell'Inter in una battaglia per assicurarsi quello che sembrava un gioiello destinato a segnare il calcio non solo italiano per parecchi anni a venire. Oggi il ragazzo marocchino ancora deve compiere 24 anni, ma è disoccupato da mesi, da quando la scorsa estate risolse il contratto con la Reggina. Polvere di stelle, per un talento cristallino la cui mancata affermazione nel calcio professionistico è un mistero davvero inspiegabile.

Perché se la storia del calcio è piena di promesse non mantenute che non sono diventati campioni acclarati, appare assurdo che Mastour – talentuoso, allenato e integro fisicamente – non riesca ad ottenere un contratto professionistico neanche in una squadra di Serie B o C. "Le doti le aveva, ma il suo problema è stato soprattutto mentale, è stato gestito male da chi gli era intorno e non ha saputo convivere con le troppe aspettative. Poi ci ha messo anche del suo, in allenamento faceva giocate del tutto fini a se stesse, un palleggio di troppo, tunnel o palleggi su cui perdeva spesso palla. In quel gruppo c'erano Essien e Muntari, gente che entrava duro anche mentre si faceva il torello. Logico che i grandi non l'avevano preso in simpatia, per loro era il fenomeno un po' montato", è stata una possibile chiave di lettura raccontata qualche tempo fa da Alessandro Mastalli, suo ex compagno nelle giovanili del Milan.

Anche il recente abboccamento col Foggia, che pareva preludere ad un sicuro accordo, si è tramutato nell'ennesima delusione per Mastour, che adesso rompe il silenzio e racconta la sua verità: "Sto bene sia mentalmente che fisicamente – premette riguardo le sue attuali condizioni, e del resto documenta sui social gli allenamenti con cui si tiene pronto qualora dovesse arrivare un'opportunità – C'è chi ti chiede come stai e chi fa di tutto per farti stare meglio. È questo quello che distingue le persone importanti, per cui ringrazio la mia famiglia per essermi stata sempre vicino. Non nego di aver passato momenti difficili, ne ho passate tante ma è da quei momenti che si forma un uomo con carattere. Fisicamente mi sento molto in forma. Mi alleno sempre, perché l'allenamento fa parte del mio stile di vita".

Le ultime esperienze, dopo essere tornato dalla stagione col Lamia in Grecia nel 2019, sono state con Reggina e Carpi. Mastour racconta cosa non ha funzionato sullo Stretto, denunciando situazioni sgradevoli vissute nello spogliatoio della squadra calabrese: "Ero onorato di poter giocare in una piazza importante come Reggio. Poter dialogare in campo con giocatori del calibro di Crisetig, Menez, Denis era un qualcosa di favoloso che poteva permettere di mettere in risalto le mie qualità tecniche – dice a Pianeta Serie B – Mi sono sempre messo a disposizione della squadra, dando il massimo ogni giorno e ad ogni singolo allenamento. Purtroppo però i risultati tardavano ad arrivare e la scelta tecnica ricadeva su giocatori con altre caratteristiche. Ho capito che non fosse la strada giusta per me dopo essere stato vittima di episodi molto spiacevoli da parte di alcuni compagni di squadra. Poi è arrivata la chiamata del direttore Andrea Mussi e del mister Sandro Pochesci che mi hanno voluto fortemente a Carpi e che ringrazio tanto. Fin da subito feeling speciale con entrambi, dentro e fuori dal campo".

E non è un caso che lo stesso Pochesci, attualmente senza panchina, abbia pubblicamente dichiarato che "Hachim sarà il primo che chiamerò quando troverò squadra". Quanto al caos Foggia e alle polemiche legate al veto che sarebbe stato posto nei suoi confronti posto dal tecnico Zeman, Mastour ci tiene a fare chiarezza su come sono andate realmente le cose: "Ritengo sia mancata la necessaria tutela nei miei confronti. Dopo aver ottenuto le dovute rassicurazioni da parte di tutta la società, ho deciso di andare a Foggia per parlare di persona e conoscere l'ambiente. Arrivando un giorno prima dell'inizio stabilito delle sessioni di allenamento, sono stato invitato dalla società ad assistere alla gara di campionato di quella domenica allo Zaccheria. Avevo chiesto gentilmente che tutto questo venisse fatto nel più completo anonimato: non essendo un giocatore del Foggia, desideravo che l'attenzione fosse posta sui protagonisti in campo. Una volta arrivato allo stadio, mi sono diretto sugli spalti per assistere al match: in quel momento sono iniziati i primi scatti fotografici e in rete si sono susseguiti numerosi articoli che mi ritraevano come un giocatore del Foggia, nello specifico che era stato ‘spedito' in tribuna e tra i responsabili del risultato negativo che sarebbe maturato in quella giornata. Ero arrivato in città da meno di 5 ore e purtroppo non credo sia stato tutelato nella maniera corretta. Mi sono allenato 4 giorni con loro ma non ci sono state le basi per iniziare questo percorso insieme per cui abbiamo deciso di chiudere il tutto".

L'ex milanista non si abbatte ed è deciso a non mollare per inseguire il suo sogno: "Io vorrei solo giocare a calcio ed essere trattato come un semplice ragazzo di 23 anni, che commette errori e che è determinato nel migliorare ogni giorno per potersi ritagliare con il sacrificio, l'umiltà e il lavoro, una carriera a livelli importanti".

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