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L'Uefa esclude il Manchester City dalle Coppe

Manchester City escluso dalla Champions per violazioni del Fair Play Finanziario

Pugno di ferro della Uefa nei confronti del Manchester City in materia di Fair Play Finanziario. Accusato di aver gonfiato i conti per effetto delle sponsorizzazioni riconducibili alla attuale proprietà (lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan), il club inglese è stato escluso dalla Champions League per le prossime due edizioni (2020-2021 e 2021-2022) e multato di 30 milioni di euro.
A cura di Maurizio De Santis
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Esclusione dalla Champions League (2020/2021 e 2021/2022) per le prossime due edizioni e multa di 30 milioni di euro. È questa la sanzione durissima che la Uefa ha inflitto al Manchester City per le violazioni in materia di Fair Play Finanziario. Secondo la commissione di controllo della Federazione internazionale il club inglese avrebbe "gonfiato" le proprie sponsorizzazioni per aggiustare i conti e dimostrare di essere nei parametri richiesti in materia di bilanci, restando entro l'equilibrio di costi/ricavi.

Le motivazioni della Uefa nel comunicato

Il verdetto arriva in seguito a un'indagine che era scattata dopo la pubblicazione di e-mail e documenti da parte della rivista tedesca "Der Spiegel" in un servizio che risale al novembre del 2018. Nel comunicato della Uefa vengono indicate le motivazioni della sentenza presa dall'organismo presieduto da José da Cunha Rodrigues dopo l'audizione che si è svolta il 22 gennaio 2020.

La Adjudicatory Chamber (la commissione che si occupa di esaminare questioni del genere, ndr) dopo aver esaminato tutte le prove, ha riscontrato che il Manchester City Football Club ha commesso gravi violazioni del regolamento sulle licenze e sul fair play finanziario previste dalla Uefa, "gonfiando" le entrate della sua sponsorizzazione nei conti relativi al pareggio di bilancio nel periodo compreso tra il 2012 e 2016.

Le contestazioni nei confronti del club inglese

L'oggetto delle contestazioni che hanno portato alla squalifica del Manchester fa riferimento allo stratagemma adottato dallo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan che – secondo i rilievi della Uefa – ha versato cifre consistenti (oltre 80 milioni di euro) nelle casse della società. Un fiume di denaro che ha garantito introiti attraverso la sponsorizzazione di Etihad, la compagnia aerea del suo Paese, così da aggirare i controlli della Federazione sulla gestione finanziaria. In una delle mail prese in esame, infatti, ci sarebbe traccia della pista di carta che riconduce sia al brand internazionale sia al gruppo Abu Dhabi United che fa capo direttamente allo sceicco.

Manchester City pronto al ricorso al Tas

La reazione del Manchester City non s'è fatta attendere. In un comunicato, oltre ad annunciare ricorso, la società s'è detta "delusa ma non sorpresa", ha parlato di "processo pregiudizievole" rigettando tutte le obiezioni da parte della commissione della Uefa e soprattutto contestato quelle "prove inconfutabili" che sono alla base della decisione.

In poche parole, questo è un caso avviato dalla Uefa, perseguito dalla Uefa e giudicato dalla Uefa – si legge nella nota ufficiale del Manchester City -. Con questo processo pregiudizievole ormai terminato, il club farà il possibile per ottenere un giudizio imparziale nel più breve tempo possibile e come prima cosa avvierà il procedimento di ricorso davanti il Tribunale Arbitrale per lo Sport.

A spiegare quale sarà il prossimo passaggio è stata la stessa Federazione nella nota ufficiale menzionando il diritto da parte della società di impugnare il provvedimento dinanzi al Tribunale Arbitrale per lo Sport di Losanna. Per effetto del ricorso, le motivazioni complete della Camera giudicante non verranno pubblicate prima del pronunciamento da parte del Tas.

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