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L’incredibile viaggio della famiglia Williams, dalla traversata a piedi nel deserto alla Liga

Inaki e Nico Williams dell’Athletic Bilbao hanno condiviso il sogno di condividere il campo, con la stessa maglia. Una gioia incontenibile per i due fratelli, che hanno una storia molto particolare, con i giocatori che hanno lasciato l’Africa tra mille difficoltà attraversando il deserto e rischiando anche l’arresto.
A cura di Marco Beltrami
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"Guarda cosa abbiamo fatto, guarda dove siamo arrivati". Probabilmente hanno pensato questo i fratelli Williams quando si sono ritrovati in campo insieme per la prima volta con la maglia dell'Athletic Bilbao. Quella di Inaki, la "pantera" classe 1994 già da tempo punto di riferimento dei baschi, e del più giovane Nico, è una storia bellissima, e a lieto fine. I genitori rifugiati, sono partiti dal Ghana alla ricerca di una vita migliore, attraversando il deserto a piedi e scavalcando la frontiera con mamma Maria incinta di Inaki. Costretti a mentire sulla provenienza per sfuggire all'arresto, sono arrivati Bilbao, passando per Malaga e Madrid, anche grazie all'aiuto delle associazioni umanitarie. E qui tra mille difficoltà e sacrifici, sono riusciti a coronare i loro sogni, anche grazie ai due figli che ora giocano entrambi nella Liga.

Inaki e Nico Williams insieme in campo con l'Athletic, una splendida storia a lieto fine

Inaki e Nico Williams non hanno mai dimenticato le proprie origini. Quando il bomber classe 1994 si è ritrovato al fianco nella sfida di Liga contro il Valladolid per la prima volta il fratellino classe 2002, il pensiero è andato immediatamente al percorso compiuto e a tutto quello che hanno fatto i loro genitori per permettere loro di vivere una vita migliore. Emozione e commozione per la punta spagnola: "Siamo partiti dal basso e guarda cosa abbiamo ottenuto, grazie ai nostri genitori, perché tutto accade per una ragione e il destino è destino".

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L'odissea dei genitori di Inaki e Nico Williams che hanno attraversato il Sahara a piedi

Quella della famiglia Williams è stata una vera e propria odissea. Tutto è iniziato negli anni 90, quando una giovane coppia ha deciso di lasciare il Ghana per provare a raggiungere l'Europa alla ricerca di un futuro migliore. Maria e Felix sono partiti da Accra, e hanno attraversato il deserto a piedi. Solo un'enorme forza di volontà e la voglia di garantire al bambino che la donna portava già in grembo (il piccolo Inaki) ha spinto i due a non mollare, anche quando hanno perso la sensibilità ai piedi, rimediando anche diverse bruciature. Un viaggio della speranza conclusosi in Marocco, con Felix e Maria che sono stati arrestati proprio ad un passo dal sogno di superare la frontiera. A quel punto la coppia è stata costretta a mentire: pur di permettere al proprio bambino di nascere in Europa, hanno raccontato di essere richiedenti asilo in fuga dalla guerra in Liberia. Una situazione che ha permesso loro di arrivare a Bilbao passando per Malaga e Madrid.

Proprio Inaki Williams in un documentario, ha raccontato la storia della sua vita, sintetizzata nella frase "Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme". All'El Hormiguero il centravanti dell'Athletic ha rivelato di come inizialmente sua madre non gli abbia raccontato la verità: "I miei genitori sono supereroi per me e mio fratello. Quando chiedevo a mia madre come fossero arrivati in Spagna, lei mi diceva in aereo. Mio padre poi mi ha raccontato la vera storia e mi si sono rizzati i capelli. Hanno camminato nel deserto del Sahara, hanno visto morire persone lungo il tragitto, e tante sono finite in carcere".

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Le lacrime di mamma Maria, e la nuova vita a Bilbao

Una sofferenza enorme, quella dei genitori dei fratelli Williams che è riaffiorata spesso negli anni. Il centravanti pochi anni fa ha regalato ai genitori e a Nico una vacanza a Dubai. Quando sua mamma ha rivisto il deserto, il pensiero è andato immediatamente al passato: "Ha cominciato a piangere perché gli ha ricordato quello che ha sofferto quando era giovane, che non sentiva nemmeno i piedi e le bruciature della sabbia. Ti fa rivoltare lo stomaco perché alla fine sai che i tuoi genitori hanno vissuto quello che non vuoi per nessuno , che oggi ci sono tante persone che continuano a farlo per dare un futuro migliore ai propri figli e quel futuro è stato dato a me dai miei genitori me. Quando ha scavalcato la recinzione era incinta di me e il destino voleva che nascessi a Bilbao".

E proprio il 15 giugno del 1994, il sogno di Felix e Maria è diventato realtà con la nascita del primogenito, che sarebbe stato raggiunto 8 anni dopo dal fratello Nico. Solo la comunità basca, le associazioni umanitarie e la chiesa hanno permesso alla coppia di trovare alloggio e sostentamento. Basti pensare che il nome di Inaki fu un omaggio ad un prete di Bilbao, don Inaki Mardones, che ha aiutato e non poco la giovane famiglia, nel suo primo periodo in terra basca.

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L'infanzia difficile di Inaki, l'esplosione nel calcio senza dimenticare le origini

E non sono state certo rose e fiori subito in Spagna per la famiglia Williams, che ha dovuto affrontare mille difficoltà con al consapevolezza però di essersi messi alle spalle il peggio, con la speranza di un futuro migliore. A El Pais infatti il centravanti ha raccontato: "Quando avevo 12 anni, un giorno sono tornato a casa e non c'era da mangiare, e anche la luce non funzionava, perché non riuscivamo a sbarcare il lunario e loro l'avevano tagliata". Ecco allora i primi lavoretti da arbitro, e la "fame" di affermarsi nel mondo del calcio.  Da lì in poi quel ragazzo soprannominato poi "la pantera ", ha bruciato le tappe fino a diventare a suon di gol un perno dell'Athletic, che gli ha rinnovato il contratto fino al 2028 con una clausola da 135 milioni di euro. Una crescita esponenziale che gli ha permesso di conquistare anche la nazionale spagnola, fino alla soddisfazione di condividere il campo con il fratello Nico, esterno offensivo classe 2002 di belle speranze.

Gioia e orgoglio, senza però mai dimenticare il passato: "Quando non hai avuto nulla e tutto ti manca, dai maggior valore a ciò che hai, a ciò che ottieni e vuoi fare sempre meglio. E poi io con mia madre, che poi è quella che ci ha tirato su perché mio padre è andato a lavorare altrove, ho sempre avuto con me una guida che mi ha ricordato le origini: se mi montavo la testa o facevo qualcosa di sbagliato, mi dava uno schiaffone e tutto tornava al suo posto". E anche per questo Inaki a più riprese si è dimostrato pronto a tornare in Africa e finanziare anche diversi progetti per aiutare, chi non ce l'ha ancora fatta.

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