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La triste passerella di Eder: sfila a Wembley con la coppa, ma da disoccupato

In cinque anni, Eder è passato dall’essere l’Eroe Improbabile che ha regalato la coppa di Euro 2016 al Portogallo al ritrovarsi disoccupato. Nella penultima edizione degli Europei, aveva segnato il gol decisivo per i lusitani in finale contro la Francia. Subito dopo, però, la sua carriera ha vissuto una parabola discendente tra Lille e Lokomotiv Mosca. Oggi, a 33 anni, è senza squadra ed è tornato a far parlare di sé per essersi presentato visibilmente intristito sul prato di Wembley prima di Italia-Inghilterra, per riconsegnare la coppa vinta nel 2016.
A cura di Valerio Albertini
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From hero to zero. Se a questa frase volessimo associare un volto non potrebbe che essere quello di Ederzito Antonio Macedo Lopes, al secolo Eder. C'è un motivo se in Portogallo, Paese che l'ha adottato dopo la sua fuga dalla Guinea-Bissau ad appena 3 anni in compagnia della madre, è conosciuto come l'Eroe Improbabile. La ragione sta in ciò che è accaduto la sera del 10 luglio del 2016. Allo stadio di Sant-Denis, in Francia, si gioca la finale del campionato europeo tra lusitani e transalpini. La partita, che ha nella squadra di Didier Deschamps la grande favorita, viene risolta proprio da lui, Eder, entrato nel secondo tempo e autore del gol al 109′ che ha consegnato la prima coppa della sua storia al Portogallo. Per una notte, per quella notte, a Lisbona si dimenticano di Cristiano Ronaldo e gli onori sotto tutti per lui, eroe per caso. La gloria, però, è effimera e quella dell'attaccante portoghese dura giusto quella notte, visto che oggi, cinque anni dopo, Eder è addirittura disoccupato e il suo volto malinconico nel portare la coppa degli Europei in campo prima della finale tra Italia e Inghilterra non può che aver intristito tutti gli appassionati di calcio.

Il gol che consegna gli Europei al Portogallo

Eder arriva a Euro 2016 dopo una stagione travagliata, divisa tra Swansea (rimanendo a secco di gol in Premier League) e Lille. Le sue ultime prestazioni con il club francese convincono il c.t. Fernando Santos a sceglierlo come unico vero numero 9 del Portogallo per la rassegna continentale. Eppure, i numeri non sono dalla sua parte. In carriera, il centravanti classe '87, è arrivato in doppia cifra soltanto due volte con il Braga, rivelandosi un giocatore discontinuo e inaffidabile. Santos, però, lo sceglie comunque. Nelle sei partite prima della finale, Eder gioca in totale 13 minuti, divisi tra la sfida con l'Islanda e quella con l'Austria, entrambe valide per la fase a gironi.

A Sant-Denis, il c.t. dei lusitani è costretto a rinunciare presto alla sua stella più brillante, Cristiano Ronaldo, l'unica ancora di salvezza portoghese per evitare una sconfitta che sembra annunciata. Al 30′ CR7 è esce per infortunio e al suo posto entra Quaresma, mentre Eder aspetta ancora il suo momento in panchina. Questo arriva al minuto 79, quando Santos lo inserisce al posto di Renato Sanches per tenere su qualche pallone e fare la guerra con i difensori centrali francesi. La partita si trascina ai tempi supplementari e al 109′ succede ciò su cui nessuno avrebbe mai potuto scommettere. Joao Moutinho serve in verticale Eder che, come da compiti, lotta con Laurent Koscielny per far suo il pallone. Lo difende con i denti, riesce a girarsi e sembra quasi inciampare. È solo, circondato da giocatori francesi e, per questo, Samuel Umtiti gli lascia diverso spazio. Eder, non sapendo cosa farsene del pallone, prende la mira e calcia. Ne esce fuori un tiro perfetto, angolato e imparabile anche per un fuoriclasse come Hugo Lloris. Il Portogallo resiste fino al minuto 120 ed è campione d'Europa.

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Dopo Euro 2016: dal Lille alla Lokomotiv Mosca, ora è svincolato

Il Lille lo ha riscattato prima di Euro 2016 e si tiene stretto l'eroe del torneo. Le cose in Francia, però, non vanno per il verso giusto e nella stagione successiva il portoghese raccoglie molti più fischi in giro per i campi della Ligue 1 rispetto ai gol segnati, soltanto 7 in tutta l'annata. Capisce, quindi, che è meglio lasciare un Paese a lui ovviamente ostile e si trasferisce in Russia, alla Lokomotiv Mosca. Solitamente, chi decide un Europeo come ha fatto lui, gode di un hype la cui conseguenza è rappresentata dall'interessamento delle grandi squadre. Nel suo caso non va assolutamente così, né subito dopo la rassegna, né negli anni successivi. Per questo motivo, accetta la corte della Lokomotiv dove resta tre anni, senza però lasciare traccia. Appena 13 reti in 85 presenze il suo magrissimo bottino, che gli ha causato anche un addio forzato alla nazionale, visto che anche Fernando Santos, dal 2018, ha smesso di credere in lui.

Ora, all'età di 33 anni, si ritrova svincolato, dopo la fine del suo accordo con i russi. In molti non l'hanno nemmeno riconosciuto quando è entrato sul prato di Wembley per consegnare la coppa che verrà vinta dall'Italia. Tutti, però, hanno per forza di cose notato il suo volto quasi intristito, di un ragazzo che sembra quasi trovarsi lì per caso. Magari, la sua comparsa al grande pubblico cinque anni dopo l'ultima volta potrebbe averlo aiutato a farsi notare da qualche squadra dalla quale ripartire, per cercare di interrompere la parabola discendente nella quale è finito dopo quel 10 luglio 2016.

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