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La Roma contro l’Ajax deve trovare il coraggio e l’orgoglio delle sue grandi sfide europee

Dopo la vittoria di Amsterdam, la Roma cerca di raggiungere i quarti di finale dell’Europa League in un’annata molto sterile per il calcio italiano sul palcoscenico europeo. Per battere l’Ajax e aggiungere un’altra grande partita alla sua collezione, i giallorossi devono giocare con quel cuore che li ha esposti a volte a debacle clamorose, ma ha anche permesso una storia internazionale con partite mitiche.
A cura di Jvan Sica
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La partita con l’Ajax di una settimana fa ha risvegliato nel cuore e nella testa di tanti tifosi romanisti e non solo immagini del passato di una Roma che cambia pelle molto spesso, avendo avuto nel corso della storia un andamento europeo molto ondivago, ma che ha altrettanto spesso messo in campo una forza d’animo speciale. Ci sono stati anni in cui era legittimamente destinata a qualcosa di grande (nel 2001-2002 la Roma partecipa alla Champions League con 5 calciatori che erano stati o sarebbero diventati campioni del mondo, insieme a Emerson che salterà per infortunio il trionfo brasiliano del 2002), cadendo spesso proprio all’ultimo passo, mentre altre volte con una squadra meno forte se non mediocre, in Europa ha messo in campo quella voglia di farcela che si è vista all’Amsterdam Arena, a partire dal rigore parato a Klaassen da parte di Pau Lopez.

In Olanda abbiamo visto una Roma che ha messo fin troppo cuore in tutti i 90 minuti. Prima quel cuore ha creato confusione e disattenzioni, non sfruttate da un’Ajax morbido in alcuni suoi elementi, ma lo stesso cuore è servito per rimontare una partita che sembrava persa non solo per il punteggio sfavorevole ma per l’impressione generale delle due squadre in campo. I grandi exploit giallorossi nella storia delle coppe europee non si contano e hanno come filo rosso proprio questa capacità di superare difficoltà che sembrano troppo grandi.

La prima grande impresa è contro il Barcellona ma in terra venezuelana, nella Pequena Taça do Mundo del 1953, torneo in cui c’erano spagnoli, giallorossi, il Corinthians e una squadra dei migliori calciatori venezuelani. Non è una competizione di grandissimo livello, ma il recupero sul Barcellona di Kubala che vinceva 2-0, con la partita che termina 2-4 è la prima grande impresa “straniera” della Roma (rimonte storiche e Barcellona torneranno nella storia).

La prima coppa europea vinta dalla Roma è la Coppa delle Fiere 1960-61. Durante il cammino deve fare fronte a due spareggi, ai quarti di finale contro il Colonia e in semifinale contro l’Hibernian, vinti entrambi con due grandi partite. In finale contro il Birmingham City i giallorossi questa volta subiscono il recupero per il 2-2 in Inghilterra, ma poi vincono in casa e si prendono la Coppa.

Altra vittoria è la Coppa Anglo-Italiana del 1972, in cui c’è un’altra partita pazza e coraggiosa da ricordare. Si è disputata in trasferta contro il Carlisle United, in un match in cui i giallorossi perdono 3-1 e riescono ad acciuffare il pareggio all’85’ grazie a Cappellini. La strada verso la Coppa dei Campioni 1983-84 è un’avventura generazionale, che per emozioni estreme capaci di suscitare ancora oggi in alcuni tifosi è andata anche oltre la vittoria dello scudetto dell’anno precedente. In realtà fino in semifinale la Roma aveva avuto un percorso netto, dominando gli avversari. Poi tutti in Scozia, contro il Dundee United di Derek Stark e la Roma soffre la partita fisica degli scozzesi, perdendo 2-0. Il ritorno è previsto per il 25 aprile e l’Olimpico scoppia di caldo e di passione. I giallorossi giocano una delle partite più epiche della loro storia e passano il turno. Nella finale di Roma tutto sembra pronto per la Storia e invece un Liverpool senza paura e abituato a questi palcoscenici e una Roma troppo nervosa negano la vittoria che tutti aspettavano.

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Dopo questa delusione, la Roma torna in semifinale di Coppa UEFA nel 1990-91. La partita sarebbe dovuta essere facile, perché sono capitati i danesi quasi sconosciuti del Brøndby. In Danimarca si ha subito l’idea che è una squadra tosta e piena di calciatori che corrono senza fermarsi mai. Al ritorno invece si sbatte contro un muro di gomma che si chiama Peter Schmeichel. Risolve nel finale dopo un’altra gara al cardiopalma Rudi Völler. Molti di quei calciatori danesi l’estate successiva vinceranno gli Europei.

Le gare tutto cuore della Roma continueranno negli anni, ma le ultime due che sono rimaste nell’immaginario collettivo hanno avuto due finali molto diversi. La prima è per i quarti di finale di Coppa UEFA 1995-96. A Praga contro lo Slavia i cechi dominano e vincono per 2-0 con gol di Poborský e Vágner. Il ritorno è un altro capitolo di un romanzo appassionante. Prima Moriero, poi capitan Giannini all’89’ portano la situazione in pareggio. Ancora Moriero segna nel primo tempo supplementare, ma Jiří Vávra, un panchinaro che non ha fatto una carriera memorabile, segna il gol del passaggio del turno a due minuti dalla fine.

L’ultimo grande ricordo della Roma europea è storia di tre anni fa. Ai quarti di finale della Champions League sfida contro il Barcellona di Messi. L’andata è un mezzo massacro, i blaugrana vincono 4-1 ma i gol a sfavore potevano essere almeno 7, per ricordare punteggi già subiti. Il ritorno invece è un altro pezzo di storia. La Roma aggredisce gli avversari con un coraggio poco visto in altre squadre italiane e segna un gol dopo sei minuti con Dzeko e su rigore al 58’ con De Rossi. Potrebbe arrivare il gol del miracoloso passaggio di turno, ma il Barcellona con i suoi attaccanti è spesso a un passo dal gol che porrebbe fine a ogni speranza. Calcio d’angolo all’82’, Manolas sul primo palo e gol qualificazione. Nella semifinale successiva contro il Liverpool, se si fosse giocato con il VAR, la Roma avrebbe avuto almeno 3 rigori solari per superare il turno.

Stasera la Roma ha sulla racchetta il punto per arrivare in semifinale di Europa League. Deve però anche guardare al passato e non limitarsi ad attendere e provare ad addormentare ritmo e partita. Deve trovare quel coraggio che spesso ha contraddistinto la sua storia europea, che in alcuni casi ha portato a debacle clamorose, ma molto più spesso ha permesso di costruire l’orgoglio giallorosso che in Europa ha creato partite mitiche.

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