La partita del campionato dilettantistico è un regolamento di conti: scene di violenza inaudita

Una violenza inaudita per regolare i conti i campo, fino a quando il direttore di gara non ha fischiato la fine della partita. Il clima da far west e da caccia all'uomo s'è scatenato durante una gara del campionato dilettantistico argentino a Santa Fe.
La maxi rissa tra calciatori e il tentativo d'invasione da parte dei tifosi ha trasformato il ritorno dei quarti di finale della Lega Interprovinciale tra Centenario de San José de la Esquina e Cafferatense in una corrida, con immagini inquietanti. Una in particolare desta maggiore impressione: l'impeto con il quale un giocatore si avvicina a un avversario, a terra dolorante, e gli sferra un calcio sulla schiena.
Da quel momento inizierà un altro tipo di match, con il protagonista di quel gesto che viene braccato, circondato e colpito al volto con un pugno da un membro dello staff rivale. Prende botte e ceffoni, qualche spintone poi riesce a divincolarsi e a fuggire.

Sul terreno di gioco s'è formato un capannello, l'arbitro non sa che pesci prendere né come tenere a bada quella reazione a catena innescata da un atteggiamento insano. A sbrogliare quel parapiglia ci pensano le forze dell'ordine, costrette a scendere in campo per evitare che la situazione prendesse una piega peggiore.
Quello scontro di gioco è solo la punta dell'iceberg, il nervosismo che ha caratterizzato tutta la partita ha avuto picchi di biasimo anche in altri momenti per contatti al limite della condotta violenta e di un agonismo esasperato. Nella ripresa l'arbitro perderà definitivamente il controllo del match.
A nulla è valsa l'espulsione immediata del giocatore che prima ha commesso un fallo da "rosso diretto" e poi ha scalciato l'avversario inerme. La sequenza video mostra come lo stesso direttore di gara venga ingannato dall'andatura "normale" del calciatore: sembrava si stesse avvicinando a quello a terra per sincerarsi delle sue condizioni… invece, aveva in testa solo una cosa. Ovvero, infierire su di lui.
La zuffa è stata la diretta conseguenza di quell'atteggiamento, impossibile placare gli animi ormai esagitati. C'è voluto del tempo prima che tornasse la calma e la partita potesse riprendere per quegli scampoli di incontro che ancora mancavano. L'arbitro l'ha chiusa lì, senza andare troppo oltre. Tutti nello spogliatoio a prendere una camomilla calda…