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Kean e l’allenatore della vita: “Mi ha tolto dalla strada, mi chiama ancora oggi”

Moise Kean si è affermato al PSG come un attaccante già di prima fascia in Europa e svela tutta la sua gioia per dividere campo e spogliatoio con gente come Mbappé e Neymar: “Giocare con loro è bellissimo, ci si intende a volo”. L’ex juventino non dimentica un allenatore speciale: “Ogni giorno gli sono grato, gli devo molto”.
A cura di Paolo Fiorenza
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A 21 anni Moise Kean sembra lanciato verso una carriera da attaccante da prima fascia nel calcio europeo, dopo una stagione in cui è riuscito a farsi largo nelle rotazioni di una squadra come il PSG che oltre a giocarsi come d'abitudine il titolo di campione di Francia è anche in semifinale di Champions League.

Stimato da Tuchel, ugualmente considerato da Pochettino, il giovane vercellese ha messo assieme 16 gol nelle 35 presenze totali di questa stagione coi parigini. Intervistato dalla ‘Gazzetta dello Sport', Kean dà il senso del sentirsi parte di un club così importante e con un ruolo di primo piano.

"A Parigi mi trovo benissimo, mi hanno accolto a braccia aperte, non me lo aspettavo. Qui la gente è più calda, con i compagni di squadra c'è una grande allegria, una gioia di giocare, ci si diverte. Siamo tutti giovani e però di grande talento, puoi solo imparare. Neymar e Mbappé sono i due attaccanti più forti che ci siano. Sono giovani anche loro, per cui ci si intende al volo. Ho sempre sognato di arrivare in alto, di giocare ad alti livelli. Giocare con loro è bellissimo. Dopo la partita con il Bayern mi sono reso conto di quanto siamo cresciuti. L'ho avvertito sia in campo che negli spogliatoi. Ora siamo in semifinale, ma non ci sentiamo arrivati al traguardo. Ora tutto è possibile".

Kean dedica parole meravigliose all'uomo cui deve molto, se non quasi tutto per la sua carriera. Lo spunto lo dà la domanda su chi sia stato l'allenatore più importante.

"Quello che per me è un vero padre è Corrado Grabbi. Lui mi ha tolto dalla strada, mi ha fatto conoscere la realtà del calcio e quella della vita. Ogni giorno gli sono grato, gli devo molto. Ancora adesso mi chiama per darmi consigli, mi segue. Alla Juve ne ho avuto molti, di importanti. A cominciare da Grosso che nella squadra Primavera mi ha fatto capire com'era il calcio vero. E poi il mister Allegri che mi ha dato fiducia anche se in quegli anni ero un po' una testa calda… Mi ha fatto giocare, ha creduto in me. E io gli sarò sempre grato".

Su Allegri il 21enne di proprietà dell'Everton racconta qualcosa che fa capire la grande capacità di gestione umana del livornese.

"È un po' particolare. A me piaceva molto. Magari scherzando ti stimola a lavorare di più. Lui ti fa una battuta, tu ridi. Poi ci ripensi e capisci che lui, facendoti sorridere, ti ha voluto dire qualcosa di importante, darti un consiglio, un insegnamento. È una bella cosa, mi ha aiutato molto. Senza di lui non sarei cresciuto".

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