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José Mourinho e Arsene Wenger, amici mai: storia di una grande rivalità

La rivalità tra José Mourinho e Arsene Wenger ha caratterizzato il duello in Premier League tra i due club di Londra, Arsenal e Chelsea. Due manager troppo diversi per piacersi, intelligenti abbastanza da punzecchiarsi a vicenda con battute al vetriolo fino a sfiorare lo scontro fisico. “Guardone e fallito”, disse lo Special One del francese. Pronta al replica: “Quando dai il successo a gente stupida, diventa solo più stupida, non più intelligente”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Con lui mi sembra di stare all'asilo", "Non parla di me? Chiaro… non può farlo perché non mi ha mai battuto". Bastano queste due frasi per spiegare qual è stato (e qual è) il rapporto di odio e amore tra Arsene Wenger e José Mourinho. Da un lato la storia e la tradizione del tecnico francese, che rese grande l'Arsenal e nella sua autobiografia ‘My Life in Red and White’ non parla mai del portoghese; dall'altro la smania iconoclasta dello ‘Special One' che in Inghilterra è stato uno degli acerrimi avversari del manager dei Gunners.

Troppo diversi per piacersi, intelligenti abbastanza per punzecchiarsi di continuo, senza esclusione di colpi. È come accomodarsi ai bordi del ring e godersi lo spettacolo dei boxeur che arrivano alla conta e si rialzano, combattono fino allo stremo e al verdetto ai punti.

Un giorno lo troverò lontano da un campo di calcio e quel giorno sono certo che gli spaccherò la faccia.

Mourinho era infuriato perché Wenger aveva sollevato dubbi sulla cessione di Mata dal Chelsea al Manchester United. E che il francese mettesse bocca in vicende altrui proprio non gli andava a genio. Cosa aveva detto?

Mi pare abbastanza bizzarro che il Chelsea venda un calciatore di questa importanza ad una rivale diretta.

Mou contro Arsene, il diavolo e l'acqua santa (o viceversa, dipende da quale lato della Londra calcistica vi trovate). Per un bel po' gli amici/nemici sono stati tra i personaggi che ne diorama della Premier League hanno occupato un posto d'eccezione. Dentro e fuori e dal campo se le sono date di santa ragione, con battute al vetriolo rispedite al mittente: pane per i tabloid per i colpi di sciabola (verbali) che regalano un titolo a effetto. Sono arrivati faccia a faccia, fino a sfiorare lo scontro fisico come accadde nel 2014 sotto gli occhi dei tifosi. ‘Tituli' alla mano, scanditi da una delle sconfitte più umilianti inflitte ai londinesi proprio dall'allenatore lusitano, certe sferzate bruciano ancora.

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Basta azionare il rewind e fermare la sequenza videoclip sui fotogrammi che raccontano gli episodi clou di una rivalità accesa ma caratterizzata da profondo rispetto anche quando entrambi hanno rischiato di oltrepassare il limite. Comincia tutto nel 2004, quando Mourinho mise piede nel campionato inglese per la prima volta. Allora l'Arsenal era una squadra fortissima, giocava un calcio belle e soprattutto vincente. Il corso della storia, però, avrebbe preso una piega diversa a breve. Nel 2005 lo ‘Special One' definì il francese un guardone e anche un po' rosicone per i successi del ‘suo' Chelsea.

Lui ha un problema con noi, è una specie di voyeur… È uno a cui piace guardare gli altri, è una malattia – disse Mou, senza peli sulla lingua né timore reverenziale nei confronti del collega.

La risposta di Wenger? Immediata, determinata, risentita, acida. Parò il colpo e poi ne affondò un altro. Cirano ne avrebbe invidiato la dialettica e la capacità di cogliere l'attimo giusto per menar fendenti a singolar tenzone.

Mourinho è totalmente fuori controllo – fu la replica -. Quando dai il successo a gente stupida, diventa solo più stupida, non più intelligente.

L'acme dello scontro arrivò nel 2014 e fu un crescendo. A febbraio, con la Premier ferma in concomitanza di un turno di FA Cup, i Blues viaggiavano a gonfie vele in campionato. Per Wenger la prudenza mostrata da Mourinho fu l'occasione per l'ennesimo attacco.

Solo il Chelsea può perdere il campionato. Sono i primi in classifica. Mourinho dice che non sono i favoriti solo perché ha paura di perdere.

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Paura. Sconfitta. Due parole che fecero ribollire il sangue nelle vene del tecnico portoghese. Se a pronunciarle poi è Wenger allora è facile intuire quale possa essere stata la portata della reazione. Come sparare ad alzo zero.

Wenger è uno specialista di fallimenti. Sono otto anni che non vince un trofeo, per questo parla così. E tutti questi anni senza vincere sono un fallimento.

Il 22 marzo di quell'anno Wenger toccò il traguardo delle mille panchine alla guida dell'Arsenal ma quella data fu nefasta: perse per 6-0 proprio contro il Chelsea e fu un'umiliazione difficile da digerire, dimenticare. Pochi mesi più tardi (ottobre) incassò l'ennesima sconfitta per mano del portoghese ma quel match passò alla storia per la rissa che stava per scatenarsi tra le due panchine. La causa? Wenger invocò l’espulsione di Mourinho, il portoghese lo affrontò muso a muso e gli indicò di allontanarsi con un gesto plateale.

Va fuori dalla mia area tecnica. Tu sai che io qui non posso reagire, ma se un giorno ti incontro per strada…

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