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Jorginho fa la differenza in Champions e incanta l’Inghilterra: “Comandante”

Nel Chelsea che ha conquistato la semifinale di Champions a brillare è la stella di Jorginho. Calciatore di lotta e di governo, metronomo o “Comandante” del gioco, è uno degli appellativi che lo riportano nel solco del suo pigmalione, Sarri, che lo volle a Londra dopo l’esperienza in azzurro a Napoli.
A cura di Maurizio De Santis
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Calciatore di lotta e di governo. Metronomo. Più semplicemente, man of the match per la Uefa. Nel Chelsea che ha raggiunto la semifinale di Champions brilla la stella di Jorginho che è riuscito a vincere i pregiudizi più forti dall'altra parte della Manica. Lo definivano "poco adatto", i titoli odierni dei tabloid spiegano bene quale sia la considerazione di cui gode adesso.

Da Napoli a Londra con i gradi di ‘comandante'

"Comandante" del gioco, è uno degli appellativi che lo riportano nel solco del suo pigmalione: Sarri lo volle a Londra, lo portò con sé dall'esperienza di Napoli certo che – in Serie A come in Premier – la presenza del mediano italo-brasiliano sarebbe divenuta imprescindibile anche in un campionato dai ritmi vertiginosi come quello inglese. Guardiola lo definisce "eccezionale". Tuchel gli ha cucito addosso il ruolo che maggiormente predilige allestendo un centrocampo che abbina le geometrie dell'ex azzurro al dinamismo di Kanté, instancabile.

Disturbare, coprire, riciclare palloni sporchi in traiettorie per uscire dal pressing, alzare il baricentro, far salire la squadra, illuminare il gioco e fare la cosa giusta… ovvero, il passaggio più semplice, efficace e funzionale in base alle condizioni del gioco e alle esigenze della squadra. In due parole, essere Jorginho.

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Il ruolo di lotta e di governo nelle statistiche del match

A Londra sono innamorati di lui e la prestazione sfoggiata contro il Porto ha amplificato la percezione delle sue qualità: mediano di rottura (incredibile per i britannici, nonostante la stazza) e di costruzione, senso della posizione e intelligenza tattica, capacità di trasformare il possesso palla in strumento di attacco. Le statistiche del match lo testimoniano: nessuno più di lui ha effettuato più passaggi nella metà campo avversaria (31); ha toccato 97 palloni con una precisione dell'86% (56 passaggi riusciti su 65), ha vinto 12 duelli su 19 ingaggiati e sostenuto il maggior numero di contrasti (8) e intercetti (2); quanto a passaggi chiave (1) solo Pulisic è riuscito a far meglio di lui (2). Il resto è mestiere e sapienza appresa con il lavoro del campo che gli ha permesso di raffinare il ruolo di equilibratore e distributore del gioco, disegnando spazi e linee di passaggio in quella selva di gambe che scompare al suo tocco.

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