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Inter-Manchester City doveva finire 2-1: svelato il risultato più giusto della finale di Champions

C’è un dato statistico che alimenta la delusione dei nerazzurri che hanno sfiorato l’impresa contro il Manchester City. Secondo gli expected goal la squadra di Inzaghi avrebbe dovuto vincere la Coppa.
A cura di Maurizio De Santis
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L'occasione sprecata da Lukaku a un paio di metri di Ederson.
L'occasione sprecata da Lukaku a un paio di metri di Ederson.

I numeri non fanno gol. E l'Inter, che contro il Manchester City è uscita sconfitta solo per un guizzo di Rodri giocando una grande finale, ha pagato a caro prezzo il lato oscuro della forza spiegata dai dati statistici. A conti fatti, ai punti, secondo la logica asettica degli expected goals (la probabilità che ha una conclusione di trasformarsi in gol), il pareggio è un risultato stretto.

La squadra di Inzaghi avrebbe meritato di vincere per 2-1, basta dare un'occhiata a quel 0.95 degli inglesi contro 2.07 dei nerazzurri che tracciano il finale rocambolesco della sfida di Champions League. Angolo di tiro, distanza dalla porta, parte del corpo con cui si tira, il numero e la posizione dei difensori avversari oltre al piazzamento del portiere, l'assist: tutti fattori che hanno determinato la beffa tremenda. Perché vincere ai punti, almeno nel calcio, serve a nulla.

Davanti agli occhi luccicano come flash abbaglianti le occasioni cercate, create, vissute col fiato sospeso, mancate d'un soffio, perché certe notti sei sveglio o non sarai sveglio mai. La traversa di Dimarco ancora trema: Rodri aveva portato avanti gli inglesi poco prima, il colpo di testa del difensore stava per cambiare il corso della storia e rimetterla in discussione poi la sagoma di Lukaku che si staglia là davanti, ‘para' la rete del pareggio salvando il Manchester City a una manciata di minuti dalla fine del match.

Dimarco centra la traversa e sulla ribattuta colpisce l'attaccante belga.
Dimarco centra la traversa e sulla ribattuta colpisce l'attaccante belga.

Quote tu, Lukaku. Il belga deve avere un conto aperto con la malasorte che si diverte a tormentarlo piazzandolo laddove un centravanti deve essere, nel cuore dell'area di rigore, pronto alla deviazione, lasciandogli accarezzare il dolce sapore della rete e poi strappandogliela dalle mani sul più bello. Fatalità, sfortuna, poca lucidità: l'ex Chelsea ha sulla testa la palla dell'1-1, è a un paio di metri dalla porta, decide di schiacciarla e non piazzarla, crede che basti per metterla dentro e invece trova sulla traiettoria il ginocchio di Ederson.

La maledizione di Lukaku colpisce anche in finale di Champions.
La maledizione di Lukaku colpisce anche in finale di Champions.

Il dio del pallone sembra accanirsi contro di lui. Gli era successo ai Mondiali in Qatar e ancor prima col Siviglia (in finale di Europa League persa 3-2), gli è successo contro il City in una serata amarissima. Ma non è colpa (solo) sua. Ad alimentare il numero delle variabili, le proporzioni degli expected goals e della delusione c'è anche Lautaro Martinez. Sullo 0-0 si lascia imbrigliare dall'ansia di concludere sul portiere in uscita: sceglie di tirare, non la passa né a Big Rom né a Brozovic appostato (alla Rodri) nei pressi dell'area. Poteva finire 2-1, ma i numeri non bastano per fare gol. E vincere.

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