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Immobile: “La morte di Guerini è una cosa che non si augura nemmeno al peggior nemico”

Ciro Immobile al termine del match tra Italia e Irlanda del Nord nel quale è tornato al gol in Nazionale dopo quasi due anni ha voluto dedicare un pensiero speciale a Daniel Guerini, il giovane attaccante della Primavera della Lazio morto a 19 anni un incidente stradale: “Il mio pensiero e la mia dedica vanno a Daniel Guerini e alla sua famiglia, stanno passando cose che non si augurano nemmeno al peggior nemico. Quello che è successo ci ha scosso, ci stringiamo a loro”.
A cura di Michele Mazzeo
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Ciro Immobile al termine del match valido per le qualificazioni ai prossimi Mondiali del Qatar del 2022 tra Italia e Irlanda del Nord nel quale è tornato al gol in Nazionale dopo quasi due anni ha voluto dedicare un pensiero speciale a Daniel Guerini, il giovane attaccante della Primavera della Lazio morto a 19 anni un incidente stradale:

"Il mio pensiero e la mia dedica vanno a Daniel Guerini e alla sua famiglia – ha infatti detto il centravanti biancoceleste ai microfoni di Rai Sport dopo il match con giocato con la maglia azzurra -, stanno passando cose che non si augurano nemmeno al peggior nemico. Quello che è successo ci ha scosso, ci stringiamo a loro".

Le parole di Ciro Immobile fanno dunque il paio con quelle pronunciate poco prima dal presidente della Lazio Claudio Lotito che ha descritto la triste giornata vissuta da tutto l'ambiente biancoceleste in seguito alla tragica morte del talento della Primavera della società capitolina Daniel Guerini:

"È stata una giornata straordinariamente triste per la nostra società. I nostri colori sono a lutto, sui volti dei ragazzi non ci sono stati sorrisi. La Lazio è una grande famiglia che oggi è affranta dal dolore – ha detto infatti il patron biancoceleste – ma sa che il ricordo di Daniel resterà per sempre a tener viva la memoria di un giovane campione, scomparso troppo presto. Daniel  – ha poi proseguito Lotito – era un ragazzo splendido, apprezzato da tutti quelli che lo conoscevano per le sue doti umane prima ancora che per quelle calcistiche. Aveva tutte le carte in regola per diventare un bravo professionista incarnando quei valori di lealtà e correttezza che sono alla base dell’educazione di ogni nostro calciatore".

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