Il post in barca di Messi che ha scatenato la furia di Amnesty: “Davvero sostieni questa causa?”

Seduto su una barca, scrutando l'orizzonte al tramonto in maglietta e costume in un clima di relax e vacanza. La fotografia pubblicata da Leo Messi sul proprio profilo Instagram è di quelle alle quali rispondere con il classico ‘like' e tanta invidia per non essere al suo posto in una atmosfera da sogno. E, invece, l'ultimo post ha scatenato la polemica tirando in ballo Amnesty International che ha ribattuto ferocemente a quanto pubblicato dall'argentino del PSG.
Per quale motivo una semplice fotografia ha potuto scatenare l'ira della più importante organizzazione a tutela dei diritti umani? Per capirne la causa è necessario porre alcune premesse fondamentali che escludono sul nascere qualsiasi accanimento di natura personale verso la ‘Pulga'. Il post è composto da un paio di fotografie: la prima con l'argentino in controluce che guarda l'orizzonte, la seconda sorridente insieme ad un gruppo di amici prima del calare del sole, sempre in barca. Il tutto coronato dalla scritta in duplice lingua per essere compreso da tutti: "Descubriendo el Mar Rojo en Saudi. Discovering the Red Sea". ‘Scoprendo il Mar Rosso'. E fin qui nulla da eccepire se non fosse per l'hashtag finale "VisitSaudi" che altro non è che il claim dell'Ufficio del Turismo dell'Arabia Saudita utilizzato per promuoversi, confermato dalla dicitura che appare in cima al post: "Partnership pubblicizzata con visitsaudi – Red Sea, Saudi Arabia".
Ed è proprio questo che ha scatenato l'affondo di Amnesty International poiché il Paese saudita è in cima alla lista delle Nazioni che non rispettano i diritti umani, travalicati più e più volte e puntualmente denunciati. Dunque, il problema: come può un'icona internazionale, un esempio per molti, un punto di riferimento quale è Messi potersi prestare nella figura di ambasciatore del turismo saudita? Così è scoppiata una campagna online sui siti ufficiali dell'organizzazione internazionale condannando senza mezzi termini la scelta del giocatore.
Un attacco che alcuni avrebbero potuto pensare potesse arrivare in primis dal club in cui gioca Messi, il Paris Saint Germain, la cui proprietà è qatariota, di un governo in eterna antitesi con quello saudita per la supremazia economica e geopolitica della zona. Invece, anche a seguito di altri segnali di distensione, la presenza di Messi proprio per promuovere il turismo in Arabia è stato recepito dal PSG – che ne era stato preventivamente informato – e dal governo del Qatar come un eventuale ulteriore punto d'incontro. Ma di spaccatura, per Amnesty.
"Una parte nel ‘grande gioco': la leggenda del calcio, Messi ha accettato una collaborazione a pagamento con ‘VisitSaudi' su Instagram" tuona sui propri account ufficiali, Amnesty. "Non è la prima volta che l'Arabia Saudita usa un volto famoso e molti soldi per promuovere il Paese, mentre in realtà stanno cercando di nascondere il fatto che stanno perseguitando e torturando le persone. La popolazione non ha libertà di espressione ed è pericoloso per la vita criticare le autorità. Già quest'anno sono state giustiziate almeno 106 persone. Questa è la cifra più alta degli ultimi 20 anni" ricorda ancora l'account twitter di Amnesty Norge. "Ora che Messi ha accettato di essere pagato per pubblicizzare l'Arabia Saudita senza mostrare i lati oscuri, sfortunatamente diventa uno dei tanti pezzi del ‘big game'".
Il tutto ingigantito anche dal caloroso benvenuto ufficiale ricevuto da Leo Messi in Arabia da parte di Ahmed Al-Khatib che ha promosso la partnership con Messi: "Oggi do il benvenuto a Lionel Messi e ai suoi amici in Arabia Saudita per una vacanza speciale, sono i benvenuti in Arabia Saudita! Dal Mar Rosso alla storica Jeddah, li aspetta l'avventura di una vita. Per dare il benvenuto alla stella del calcio internazionale".
Un connubio apertamente criticato da Amnesty che ha subito commentato: "Un conto è visitare un Paese come l'Arabia saudita un altro è esserne pagato per glorificarlo". Ciò che Amnesty recrimina è l'impatto che ciò che viene pubblicato dai cosiddetti influencer, e Messi è decisamente all'interno di questo elenco, con una conseguente distorsione dei fatti e della realtà: "Messi ha oltre 300 milioni di follower su Instagram ed è la quarta persona più seguita sull'app. Quello che pubblica può colpire un numero incredibile di persone. Non va bene, senza fare riferimento alle pagine ombra #VisitSaudi" ribadisce Amnesty che poi conclude con un elenco di abusi sui diritti umani: "Hanno mandato sotto esecuzione quest'anno già 106 persone, è pericoloso per la propria vita criticare il Governo, i diritti delle donne sono inesistenti, per i gay l'unico destino è la morte". Fino all'ultima incresciosa domanda: "Messi, vuoi davvero sostenere questa causa?".