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Il momento più importante della carriera di Orsato: “Ho pianto di gioia”

Daniele Orsato racconta a Uefa.tv il momento in cui è stato designato per dirigere l’ultima finale di Champions League tra Bayern Monaco e Psg: “In famiglia sono tutti impazziti, e io ho pianto di gioia”. Il suo intervento chiude l’ultimo episodio di “Man in the Middle”, il documentario dell’Uefa sui migliori arbitri europei.
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Recoaro Terme, paesino di circa seimila abitanti 40 chilometri a Nord Ovest di Vicenza. Daniele Orsato si trova lì, a casa sua, quando riceve la telefonata più importante della sua carriera, quella del designatore Uefa Roberto Rosetti che lo informa che sarà lui a dirigere la finale di Champions League 2019-20 tra Bayern Monaco e Psg. "Fu un momento indimenticabile. Ricordo che era la domenica della settimana prima della partita, intorno alle 11 di mattina. Ho pianto dalla felicità. Quando l'ho detto in famiglia sono tutti impazziti di gioia", ha detto ai microfoni di Uefa.tv, nell'ultimo episodio di "Man in the Middle", il documentario che racconta le gesta in campo e la vita privata dei migliori arbitri d'Europa.

La reazione di Orsato alla designazione

Un vortice di emozioni "difficile da spiegare", dice Orsato mentre guida per le strade del suo paese, direzione aeroporto. Negli occhi ancora l'abbraccio con la moglie e i genitori, nella borsa un cartellone realizzato dal suo figlio più piccolo: "Ti voglio un mondo di bene papà, senza te a casa non potrei farcela". Il miglior attestato di stima che si possa avere, anche perché entrambi i figli di Daniele lo osservano in ogni partita che arbitra, e non sono morbidi con i giudizi: "Sono i primi a supportarmi, ma anche i primi a criticarmi. Quando torno mi chiedono perché ho dato quel rigore, perché in quella situazione era giallo e non rosso, e viceversa". Mentre si avvia verso Lisbona, direzione Stadio da Luz, l'intero paese si mobilita per stringersi intorno a lui. Familiari, amici, colleghi, tutti riuniti per guardare la partita e fare il tifo non per questa o l'altra squadra, ma per l'arbitro. E mentre al ristorante tutti brindano e si preparano a tagliare una torta che lo ritrae con in mano il trofeo dalle grandi orecchie, allo stadio si avvicina il momento della gara.

"Siamo partiti intorno alle 6, da quel momento è iniziata la mia partita. Non so come, ma ero particolarmente rilassato". In campo un test per controllare che il sistema Var funzioni: "Ok Massi (Irrati, ndr) ti sento". Poi il fischio d'inizio, e il segno della croce. Nessun episodio degno di nota, tranne uno scontro sospetto nell'area del Psg: "Normale contatto, non c'è niente". Fermezza e risolutezza, fino alla fine della gara, quando la tensione si allenta e lascia spazio all'aspetto più umano: abbraccia Thiago Silva, capitano degli sconfitti, prima di salire sul palco, emozionato, per ritirare la medaglia. La mostra fiero al figlio appena finita la gara: "Negli spogliatoi ho subito videochiamato la mia famiglia. Quello che era sempre stato il mio sogno, finalmente diventava realtà". E lo diventava nel migliore dei modi possibile, con una prestazione senza sbavature e i complimenti del designatore Uefa Roberto Rosetti: "Viste le squadre, visto il momento, eravamo totalmente convinti di chiamare lui. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, la performance in campo è stata ottima. Alla fine ha vinto la squadra più forte e nessuno ha parlato dell'arbitro".

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Così l'Uefa ha gestito la ripartenza dopo lo stop

"Domenica per due ore le persone guarderanno la partita e questo li aiuterà a distrarsi in questo periodo difficile per tutti". A caldo, tra le tante emozioni che passano per la mente di Orsato al momento della designazione, c'è anche un pensiero di speranza per chi patisce gli effetti della pandemia globale. Il calcio come respiro di sollievo in mezzo a paura e sofferenza, e la lotta per far ripartire la stagione tra mille difficoltà. "L' Uefa – spiega Rosetti – credeva che fosse cruciale tornare in campo. Abbiamo agito immediatamente, decidendo di posticipare gli Europei. Questo ha consentito di portare a termine le leghe nazionali, per poi ripartire con la Champions League". Torneo che è stato compresso in una mini-competizione con gare a eliminazione diretta, giocate tutte in Portogallo per ridurre al minimo gli spostamenti e il rischio contagio. "Venivamo testati tutti, più volte", ricorda l'arbitro olandese Danny Makkelie, che ha fischiato nel quarto di finale tra Manchester City e Lione. "A volte – conclude – gli esami si facevano anche all'interno dello stadio. Sapevamo che tutti quelli che erano lì erano sani, per questo ci sentivamo sempre al sicuro".

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