24 CONDIVISIONI

Il frullatore degli esterni dell’Atalanta: in tre bocciati da Gasperini dopo sei mesi

L’Atalanta continua a cedere gli esterni acquistati in estate. Dopo Mojica al Girona e Piccini ritornato al Valencia, anche Depaoli ha lasciato la Dea. Destinazione Benevento dopo 6 mesi in cui non è riuscito ad adattarsi al gioco di Gasperini sulla fascia. Un concetto espresso anche da Castagne prima di finire al Leicester.
A cura di Fabrizio Rinelli
24 CONDIVISIONI
Immagine

Giocare nell'Atalanta non è mai stato semplice. Lo sa bene Timothy Castagne che la scorsa estate ha salutato la Dea per passare al Leicester. Un addio che è stato quasi come una beffa per il club bergamasco che mai si sarebbe aspettato che l'esterno belga potesse lasciare il club di Percassi. Così come hanno fatto anche Mojica, Piccini e Depaoli dopo appena sei mesi dal loro acquisto. Ma andiamo con ordine. Castagne ha lasciato l'Atalanta per trasferirsi alla corte di Brendan Rodgers. I motivi furono spiegati attraverso un'intervista al The Guardian in cui il giocatore manifestò la sua intenzione di lasciare l'Italia perché non aveva più alcun rapporto con Gasperini.

Ma ha poi fatto una riflessione fondamentale soprattutto sul modo di giocare della sua squadra: "A Bergamo è importante adattarsi e capire il gioco di Gasperini. Se ce la fai, non ti fermi più". Un meccanismo che evidentemente non è scattato in Mojica, finito al Girona, Piccini, fatto ritornare al Valencia, e Depaoli, ufficializzato al Benevento. Gasperini è rimasto con Hateboer, Gosens, Maehle e il giovane Ruggeri che spesso utilizza. In estate, a fare le valigie, fu anche Czyborra, direzione Genoa.

L'Atalanta e la giostra degli esterni acquistati e poi ceduti

"Volevo un allenatore con cui poter avere un rapporto, parlare di aspetti tattici – raccontò Castagne al The Guardian – ma con Gasperini mai, lui non parlerebbe con nessuno". L'ormai ex esterno dell'Atalanta ha parlato così dell'attuale allenatore della Dea a margine del suo trasferimento in Inghilterra: "Non avevo regolarità nello stesso ruolo – ha aggiunto – A Bergamo è importante capire bene come adattarsi nel gioco di Gasperini. Se ce la fai poi non ti riesci più a fermare".

Le parole di Castagne rendono al meglio l'idea della difficoltà, da parte di un esterno, di poter entrare negli automatismi tattici di Gasperini. Il gioco di coloro i quali occupano le fasce è come un elastico, in continuo movimento tra zona difensiva e zona offensiva. Bisogna avere la capacità di trasformare, con la corsa, la fase difensiva in quella offensiva ed essere capaci poi di arretrare e schierarsi a 5 in difesa quando pressati. Il lavoro degli esterni dell'Atalanta è di fatto estenuante.

Sembrava potesse riuscirci Mojica che in più occasioni, anche in Champions League, Gasperini ha provato lungo la fascia, ma senza trovare le risposte che cercava. Piccini, complici anche diversi acciacchi fisici, non è riuscito a fare molto, al pari di Depaoli, a cui sono stati concessi pochi minuti per capire che forse non era pronto per svolgere quel determinato tipo di lavoro. Inserimento verso l'interno con continui cross alti o bassi e capacità di saper reagire ai contropiedi avversari e rimettersi in posizione.

Praticamente tutta l'essenza del gioco di Gasperini che solo in pochi sono riusciti a concepire. Hateboer e Gosens sono gli unici e soli ad aver compiuto l'impresa, al pari dello stesso Castagne che poi ha deciso di andare via. Oggi Maehle rappresenta l'ultima chance della Dea per sperare che almeno l'esterno arrivato dal Genk possa capire come interpretare al meglio il gioco di Gasperini. Contro l'Udinese, alla prima da titolare, ha fatto vedere ottime cose beccandosi anche i complimenti del tecnico a fine partita. Ma la strada è ancora lunga…

24 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views