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Il fantacalcio può nuocere alla salute mentale: lo studio scientifico parla di “deficit funzionale”

Il fantacalcio può avere un impatto negativo sulla vita delle persone, fino ad intaccare la saluta mentale di chi ci gioca: lo dice uno studio condotto dalla Nottingham Trent University.
A cura di Paolo Fiorenza
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Qualche anno fa il tifoso di calcio medio aveva due modi di cominciare la settimana: bene o male, a seconda che la propria squadra del cuore avesse vinto o perso. Erano gli anni in cui tutte le partite si giocavano la domenica pomeriggio, gli anni di Happy Days e del grande Real. Poi tutto cambiò. Accadde all'inizio degli anni '90. Fu allora che arrivò anche in Italia una mania importata dagli Stati Uniti, i ‘fantasy sports': giochi di ruolo in cui si simula la gestione di squadre di vari sport. E laddove negli States erano baseball, football americano e basket, in Italia ovviamente fu il calcio. Era nato il fantacalcio.

Da quel momento nulla fu come prima, col tifo per la propria squadra che andò a incrociarsi con quello per i giocatori della propria fantasquadra, disseminati nell'intera Serie A, in un puzzle diabolico che avrebbe raddoppiato i modi di cominciare la settimana: bene o male, fantabene o fantamale. Dove tuttavia queste ultime due modalità hanno finito per avere effetti tutt'altro che ‘fantasy' sull'umore dei giocatori. E non solo su quello, come adesso dimostra uno studio rigoroso condotto dalla Nottingham Trent University e pubblicato sulla rivista Human Behavior and Emerging Technologies, di cui il Guardian fornisce i dati finali. La conclusione è che giocare a fantacalcio può portare a un declino della salute mentale, che peggiora notevolmente quanto più tempo si passa a giocare.

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Anche Oltremanica il fantasy football è molto diffuso: sono oltre sette milioni i giocatori che simulano di gestire una squadra di Premier League. Gli accademici che hanno redatto lo studio (Luke Wilkins, Ross Dowsett, Zoella Zaborski, Laura Scoles, Peter M. Allen) hanno condotto un sondaggio su 1995 persone – provenienti da 96 Paesi – che hanno tenuto traccia del loro coinvolgimento nel gioco (il tempo trascorso nel giocare, nel ricercare informazioni e nel pensare al fantacalcio) e dell'effetto che ha avuto su umore, adattamento sociale e abitudini.

Se circa un quarto degli intervistati (il 24,6%) ha affermato che il gioco ha causato loro un umore lievemente basso, la percentuale è quasi raddoppiata tra chi ha dedicato al fantacalcio più tempo e passione: un umore decisamente peggiore è stato infatti segnalato dal 44% di coloro che hanno trascorso più di 45 minuti a giocare, più di 60 minuti a fare ricerche e più di 120 minuti a pensare al fantacalcio ogni giorno. Questi ‘heavy users' corrispondono al 20,8% del totale.

Tra di loro il 34% ha affermato che il gioco ha causato loro almeno una lieve ansia (rispetto al 20% di tutti i giocatori), mentre il 37% ha sostenuto che il fantacalcio ha disturbato le loro vite, causando quello che i ricercatori hanno chiamato "deficit funzionale". Una percentuale che è più del doppio rispetto al 14% di tutti i giocatori che hanno riconosciuto questo effetto su di loro.

I ricercatori della Nottingham Trent University hanno inoltre scoperto che il coinvolgimento dei social media ha aggiunto una "miriade di complessi processi cognitivi, psicologici e sociali che possono avere un impatto negativo sulla salute mentale". Facendo un confronto con i videogiochi, si è poi osservato che nel fantacalcio c'è una relativa mancanza di controllo sui risultati, qualcosa che è stato identificato come un fattore di rischio per la salute mentale. Adesso dunque siete avvisati: quando il vostro capitano sbaglia il rigore al 90′ facendoselo parare dal portiere – che casualmente è nella fantasquadra del vostro avversario – non prendetevela. La scienza vorrebbe che voi lo facciate, ma siate più forti: cambiate canale e guardate il Grande Fratello.

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