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Ibrahimovic non dimentica quella voce: “Una giornalista mi fece una domanda, tanti ridevano”

Zlatan Ibrahimovic ha un sassolino da togliersi dalle scarpe: c’è una voce femminile che riaffiora dal passato, non ha mai dimenticato quella domanda.
A cura di Paolo Fiorenza
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Zlatan Ibrahimovic è rientrato lo scorso 24 aprile dall'ennesimo problema fisico di questa sua tribolata stagione e da allora – nelle ultime cinque partite di campionato giocate dal Milan, cinque vittorie dopo la batosta nel derby di Coppa Italia – è sceso in campo quattro volte per appena 69 minuti complessivi. Ebbene, l'impatto di questo 40enne sullo Scudetto messo in bacheca dai rossoneri è inquantificabile, va al di là di questi numeri figli dell'età e degli infortuni, tanto è palese come abbia plasmato a sua immagine e somiglianza la mentalità vincente della squadra di Pioli e dello stesso tecnico emiliano.

Ibrahimovic c'era nell'ultimo Scudetto vinto dal Milan prima di ieri, quello del 2011, ma a suo dire l'impresa fatta stavolta è molto superiore a quella di 11 anni fa: "C'è una grande differenza, chi capisce di calcio sa che allora era totalmente differente – spiega a Sky – C'erano 22 campioni che avevano vinto tutto, se entravi in campo e non facevi bene, c'era qualcun altro a farlo. La squadra era forte, eravamo favoriti per la vittoria. Questa squadra è un'altra situazione, è piena di giovani, hanno portato giocatori che non stavano bene in altre squadre, sono entrati, hanno preso responsabilità, abbiamo messo pressione, gli abbiamo fatto capire cosa sia il Milan, bisogna dimostrare tutti i giorni. E poi devi fare i risultati, sennò non sei da Milan. Questo Scudetto è una soddisfazione molto più grande, è un'altra storia".

Zlatan Ibrahimovic si fuma un sigaro all'aroma di Scudetto
Zlatan Ibrahimovic si fuma un sigaro all'aroma di Scudetto

Il totem svedese ha un sassolino da togliersi dalle scarpe, qualcosa che non può dimenticare. Già lo aveva detto a caldo poco dopo il fischio finale, c'è una voce femminile che riaffiora dal passato: "Mi ricordo ancora la conferenza stampa di presentazione al mio ritorno (era il 3 gennaio 2020, ndr), la domanda di una giornalista. Mi ricordava che i giocatori che tornano dove sono già stati di solito falliscono e mi chiedeva perché con me avrebbe dovuto essere diverso".

Lui all'epoca si limitò a rispondere laconicamente: "Perché non ho perso passione per quello che faccio". Il resto lo aggiunge ora: "Tanti ridevano, tanti non ci credevano, invece abbiamo lavorato e  fatto capire alla squadra cosa siano sacrificio, sofferenza, lavorare e credere. Ho fatto credere anche al mister che avrebbe vinto lo Scudetto e alla fine abbiamo vinto. Quando sono tornato due anni e mezzo fa ho fatto una promessa e l'ho mantenuta. La promessa di vincere lo Scudetto e portare il Milan dove deve essere". Un gigante, poco da aggiungere.

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