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Ha sgarrato e deve essere punito: Dembélé è la prima “vittima” di Xavi

Xavi ha imposto un decalogo di regole da neo allenatore del Barcellona. Tra i primi calciatori a trasgredirle c’è Dembélé: la sanzione scatta inesorabile.
A cura di Maurizio De Santis
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Xavi lo aveva detto ed è stato di parola. Chiunque avrebbe trasgredito il decalogo di regole menzionato al suo arrivo al Barcellona sarebbe stato sanzionato con una multa. Non fa differenza sapere chi, è un concetto che vale per tutti. E così se Gerard Piqué, ex compagno di squadra e amico di lunga data, è stato costretto ad annullare un'intervista perché era giusto che restasse focalizzato sugli allenamenti all'insegna del "parlare di meno, lavorare di più" quanto capitato a Dembélé è la riprova che il neo allenatore non ha alcuna intenzione di fare sconti.

Come si dice in gergo, non guarda in faccia a nessuno. Ecco perché il ritardo di 3 minuti è stato fatale al calciatore: scatterà un'ammenda e la prossima busta paga sarà un po' più leggera. Gli verrà defalcata la punizione per quel "peccatuccio veniale": l'ex Borussia Dortmund, infatti, è il primo calciatore della rosa a inciampare in una delle dieci prescrizioni sancite dal tecnico. Nello specifico, a ogni giocatore è raccomandato l'arrivo al centro sportivo 90 minuti prima dell'inizio degli allenamenti: quelli odierni erano fissati per le ore 10 con ingresso previsto alle 8.30. Dembélé ha avuto il torto di presentarsi alle 8.33 – come sottolineato da Espn – nella Ciudad Deportiva: ha "sgarrato" e dovrà pagare.

Spiace, ma funziona così. Nella tabella di recupero di Xavi, che ha l'ambizione di dare fin da subito una svolta alla stagione, non c'è dettaglio che debba o possa essere trascurato. Tutti sono chiamati a un maggiore senso di responsabilità. Tutti devono entrare nell'ordine di idee che in una grande squadra come il Barça puoi essere il migliore ma non sei diverso dagli altri.

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Eppure Dembélé è uno dei calciatori che gode della massima fiducia del neo allenatore. Lo ha confermato anche in conferenza stampa quando ha spiegato come la stima sia tale da augurarsi possa "restare al Barcellona. Nella sua posizione di ala può essere il miglior giocatore del mondo e dobbiamo aiutarlo a raggiungere questo obiettivo. È un giocatore che può fare la differenza". Una fiducia che va ben oltre le perplessità scaturite dalle sue condizioni fisiche e dalla sequenza di infortuni per effetto dei quali nel complesso è stato fuori quasi 2 anni.

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