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Guardiola: “Leo Messi? Era piccolo e timido, ma sapevo che con lui avremmo vinto tutto”

L’ex allenatore del Barcellona, in un’intervista rilasciata ad un’emittente spagnola, ha ricordato l’incontro con il fenomenale argentino: “Qualcuno del settore giovanile mi aveva detto che in squadra c’era uno veramente forte. Mi avevano raccontato che era un po’ piccolino, ma che segnava tanti gol e aveva un dribbling spettacolare”.
A cura di Alberto Pucci
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Insieme alla ‘Pulce' argentina, Pep Guardiola ha vinto molto e firmato pagine indelebili della storia del Barcellona. Il tecnico catalano ha ricordato con affetto quel periodo alla guida dei blaugrana e soprattutto il primo indimenticabile incontro nel 2008 con Leo Messi: "Qualcuno del settore giovanile mi aveva detto che in squadra c’era uno veramente forte. Mi avevano raccontato che era un po' piccolino, ma che segnava tanti gol e aveva un dribbling spettacolare".

Durante l'intervista rilasciata a ‘Radio Catalunya', Guardiola ha così rivelato alcuni suggestivi e divertenti aneddoti di quel primo impatto con il fenomenale argentino: "Non lo conoscevo ancora, poi un giorno un giorno lo vidi col padre in un negozio all'aeroporto di El Prat. Lo vidi così piccolo e timido e ho pensato: ‘Ma è questo il giocatore di cui mi parlano così bene? Ma davvero è così forte come dicono?".

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Un gruppo vincente

Le risposte alle domande del tecnico, le diede direttamente l'allora ventunenne Leo Messi: "In quell'anno andammo a fare la preparazione estiva in Scozia e nelle prime amichevoli vincemmo 5-0 e 6-1. E lui segnò tre gol. È a quel punto che ho pensato che avremmo vinto tutto". La striscia vincente di Guardiola sulla panchina del Barcellona (3 campionati spagnoli, 2 Champions League, 2 Coppe del Mondo per club, più altri trofei alzati al cielo), fu ovviamente resa possibile non solo da Messi ma anche da un gruppo di giocatori straordinari.

"Eravamo un gruppo di amici che andava a cenare spesso fuori, un gruppo che sapeva andare avanti nelle difficoltà, anche se il peso di guidare un transatlantico come il Barcellona non mi dava molto tempo per godere della compagnia – ha concluso il tecnico – Il rapporto di affetto che avevamo era insuperabile, ci siamo dati molto gli uni agli altri. Il mio addio? Prima o poi arriva un momento in cui, in modo naturale, le cose finiscono".

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