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Gravina se la prende con i club e la sfortuna dopo il più grande fallimento della nostra storia

Dopo la sconfitta con la Macedonia e l’esclusione dai Mondiali, il presidente della FIGC Gravina ha sottolineato quelli che a suo dire sono stai i problemi che hanno influito sul risultato degli azzurri.
A cura di Marco Beltrami
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Gabriele Gravina sta vivendo il momento più difficile da quando è diventato presidente della FIGC nel 2018. Il numero uno del calcio italiano si è ritrovato nella situazione del suo predecessore Tavecchio, con la Nazionale clamorosamente fuori dai Mondiali. Gli azzurri sono stati sconfitti in extremis dalla Macedonia negli spareggi per Qatar 2022 e per la seconda volta di fila saranno spettatori nel torneo iridato. Gravina a caldo ha voluto comunque dimostrare di credere ciecamente nel percorso intrapreso, che ha portato un titolo di campioni d'Europa. Per questo il numero 1 della FIGC ha sottolineato che il progetto va avanti e a testa alta.

Si augura che Mancini resti (il Ct ha preferito rimandare il discorso relativo al suo futuro) e si è schierato a protezione del gruppo azzurro, pur parlando di "legge del calcio", per l'amarezza di un verdetto imprevedibile, sfortunato e dunque immeritato. Gravina ha sottolineato la necessità ora di non "disperdere l'entusiasmo" accumulato nei mesi scorsi, preparandosi a ricevere le critiche che fanno da contraltare agli elogi della scorsa estate: "Non dobbiamo scalfire quanto costruito sino ad oggi, si creerebbe qualcosa di pericoloso". 

La disperazione dei giocatori dell'Italia
La disperazione dei giocatori dell'Italia

L'eliminazione della Nazionale dai Mondiali per la seconda volta consecutiva, è stata dunque quasi casuale? Difficile dirlo, anche se Gravina non ha perso l'occasione per sottolineare alcuni dei mali del calcio italiano che potrebbero dunque aver influito a suo dire sul flop della Nazionale. Quest'ultima tanto per cominciare secondo Gravina sarebbe stata penalizzata dall'atteggiamento dei club,: "Manca una capacità da parte dei primi fornitori del materiale umano, abbiamo il 30% di italiani che giocano nelle Primavere e dei limiti oggettivi. I tecnici hanno una missione pressoché impossibile nel fare selezione: si cerca di valorizzare il più possibile i giovani che hanno poco impiego nelle loro società. Questo non vuol dire che i club hanno responsabilità per questo risultato: sicuramente, rispetto ad altre realtà c'è carenza di materiale umano".

A detta di Gravina poi ha inciso in maniera negativa anche il calendario, e il mancato rinvio dell'ultima giornata di campionato con la Lega Serie A che si è opposta. Questo perché i club non accettano mai di buon grado il fatto di lasciar partire i propri calciatori: "I ragazzi arrivano con grande entusiasmo, ma a ogni convocazione c'è sempre grande resistenza da parte dei club. La Nazionale è vista dai club più come fastidio che come opportunità". Dunque il più grande fallimento sportivo dell'Italia sarebbe anche legato alle società, che dovrebbero avere più a cuore per le sorti della Nazionale.

Come se non bastasse poi ecco che secondo il presidente federale, un impatto negativo è stato anche quello delle troppe partite giocate. Dagli Europei in poi i calciatori, non hanno avuto tregua per Gravina che ha fornito un ulteriore alibi: "Da settembre in poi qualcosa è cambiato. L'Europeo è finito tardi, i ragazzi hanno avuto un periodo di stacco e al ritorno in campo abbiamo pagato lo scotto, però devo dire che dopo quattro mesi i ragazzi si sono rivisti stasera e lo spirito era giusto. Loro restano dei ragazzi splendidi, che hanno regalato un sogno straordinario agli italiani. Questa sconfitta ci fa capire che c'è qualcosa da rifare nel nostro calcio. Cominciamo a capire se tanti giovani possono iniziare a giocare. Dobbiamo capire cosa fare". 

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