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Come vengono disegnate al VAR le linee del fuorigioco (quasi impossibili da sbagliare)

Le famose linee virtuali tracciate dai sistemi in sala Var seguono delle procedure specifiche per rilevare le posizioni di fuorigioco. Ma la punibilità dipende sempre dalle situazioni singole e dall’interpretazione dell’arbitro in campo.
A cura di Enrico Scoccimarro
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Il gol in fuorigioco convalidato ad Acerbi in Spezia-Lazio ha logicamente scatenato le polemiche e riaperto le questioni sull'utilizzo del Var, che spesso ha tradito il suo famoso protocollo e questa volta è andato oltre, non intervenendo su un aspetto oggettivo del regolamento. Alle polemiche sulla clamorosa svista arbitrale si sono succedute poi le parole "frecciatine" del tecnico giallorosso José Mourinho, a cui ha risposto la Lazio con un duro comunicato. Ma come è stato possibile non intervenire per l'addetto al Var Luigi Nasca considerando tutte le tecnologie a sua disposizione e come funzionano esattamente queste ultime per rilevare le posizioni di offside punibili?

Come confermato nelle ultime ore, sia Nasca che Pairetto, arbitro del match in questione, sono stati sospesi fino a fine stagione per questo errore grossolano. La linea tracciata dalla sala Var è stata calcolata sulla base della posizione dell'ultimo difendente e non del penultimo – come vorrebbe la regola del fuorigioco – pochi centimetri davanti a lui e con il portiere Provedel ancora più avanti rispetto ai due compagni di squadra. Un errore di natura umana a fronte dell'utilizzo di strumenti tecnologici ormai avanzatissimi.

La tecnologia utilizzata dalla sala di video assistenza per gli arbitri per disegnare le linee  virtuali del fuorigioco si chiama "Hawk-Eye", "Occhio di falco". Questa si divide in due livelli. Il primo genera una linea bidimensionale, che può essere rapidamente posizionata all'altezza esatta del penultimo difendente, per decisioni di chiaro fuorigioco. In Italia siamo soliti vederla di colore blu.

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Per le chiamate di fuorigioco più difficili, il Var può invece utilizzare la tecnologia “crosshair”, ovvero "mirino", tracciando due linee che sono posizionate per il difendente e l'attaccante. Queste linee possono prendere in considerazione anche parti del corpo che sono sollevate da terra, come la spalla, la testa o il ginocchio di un giocatore. Il posizionamento del mirino è comunque manuale, con una linea larga un pixel, in modo che l'esatta posizione della linea di fuorigioco e la relativa parte del corpo possano essere identificate con precisione dal Var. Le due linee hanno chiaramente colori differenti, in modo che nella sala possano essere spostate avanti o indietro. Vengono fissate definitivamente però solo dopo aver inserito, sulla stessa esatta posizione, delle linee di trasmissione più spesse: se queste si sovrappongono, la posizione in questione è da considerare in gioco. Chiaramente, quella che viene condivisa con i telespettatori è l'immagine finale che conferma la decisione di fuorigioco o meno.

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VAR e fuorigioco: le tecnologie future

La FIFA sta lavorando a una tecnologia che permette di trasformare da bidimensionale a tridimensionale questo aspetto. Il sistema si basa su una serie di telecamere poste sotto il tetto degli stadi, capaci di catturare la totalità dei movimenti degli atleti e della palla. Inoltre, tali telecamere sono capaci di mappare fino a ventinove punti per giocatore e creare, utilizzando questi dati, una rappresentazione tridimensionale degli stessi.

Altro meccanismo in elaborazione è il fuorigioco semi-automatico, ovvero una revisione fatta automaticamente dalla macchina a gioco fermo e cioè senza la necessità che sia la mano umana a posizionare le famose righe rossa e blu di attaccante e difensore. Ci sarebbe addirittura un sistema di "tracciamento" istantaneo della posizione degli attaccanti rispetto al pallone e al penultimo difensore. In questo modo in sala Var potrebbero vedere in tempo reale se c'è una posizione di offside e a quel punto intervenire, solo dopo però aver valutato se quella posizione sia punibile o meno.

L'ipotesi ancora più lontana con i tempi attuali sarebbe quella del fuorigioco automatico, che eliminerebbe del tutto la figura degli assistenti con la bandierina, introducendo un segnale che arriverebbe direttamente all'arbitro. Anche qui però la tecnologia può tracciare una linea, ma la valutazione di un'interferenza con il gioco o con un avversario resterebbe nelle mani dell'arbitro, a cui spetterebbe la decisione finale. Si può così arrivare alla conclusione che la tecnologia assiste laddove l'umano ragiona.

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