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Caso tamponi-Lazio, se confermata l’inibizione Lotito rischia il posto in Consiglio federale

Domani, il Collegio del Coni se confermerà la richiesta di 12 mesi di inibizione per il presidente della Lazio, Claudio Lotito, lo costringerà a dimettersi dal Consiglio Federale. Il caso è legato alla vicenda tamponi su cui si era già espressa ad aprile la Corte d’Appello. Oltre alla sorte di Lotito, c’è in ballo una sanzione economica per il club da 200 mila euro.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Presidente Claudio Lotito e la Lazio conosceranno il proprio destino domani, quando il Collegio di Garanzia del Coni darà il proprio verdetto ai ricorsi presentati sul famoso caso-tamponi, che aveva visto le richieste per il presidente del club di una inibizione a 12 mesi, per la società capitolina una multa  da 200 mila euro e per i due medici Fabio Rodia e Ivo Pulcini un'inibizione di 1 anno. Erano state le decisioni della Corte d'Appello che si era espressa ad aprile.

Al di là dell'ammenda pecuniaria alla società, ciò su cui c'è maggior attesa è la posizione di Claudio Lotito numero uno della Lazio visto che il Collegio di Garanzia dello Sport non potrà intervenire nel merito ma semplicemente su eventuali "applicazioni normative" ritenute errate o riguardo a "vizi procedurali". Domani, dunque, ci potrebbe essere una respinta dei ricorsi, oppure la decisione di chiedere di riformulare le sanzioni alla Corte d’Appello federale. Si potrebbe anche arrivare ad annullare la sentenza.

Lo scorso aprile, la Corte d’Appello Federale aveva deciso per i 12 mesi di inibizione a Lotito, una richiesta che se confermata obbligherà il numero uno laziale a dover dimettersi anche dal Consiglio Federale, con il rischio di non potersi nemmeno candidare eventualmente nelle nuove elezioni del 2025. Una situazione che si è complicata in secondo grado di giudizio perché fosse stata confermata la sentenza di 1° grado, sette mesi di inibizione decisi dal Tribunale federale, non sarebbe scattata l’automatica decadenza dal consiglio federale.

Il caso in questione è legato alla famosa vicenda per la mancata tempestiva segnalazione dei casi Covid nel gruppo squadra laziale, alle autorità sanitarie locali e il mancato isolamento dei tesserati coinvolti, fino all’impiego di un calciatore che era stato trovato positivo in uno dei controlli effettuati.

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