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Borja Valero a Fanpage.it: “La Fiorentina è casa mia, resterò a vivere a Firenze”

Borja Valero è uno dei calciatori più importanti della Fiorentina degli ultimi vent’anni e, non a caso, nella città culla del Rinascimento è per tutti il “Sindaco”. Il centrocampista spagnolo ai microfoni di Fanpage.it si è soffermato non solo sul campionato in corso ma ha parlato di alcune fasi della sua carriera, del rapporto tra sport e politica e sul suo legame con la città di Firenze.
A cura di Vito Lamorte
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Dalla Comunità Autonoma di Madrid al Granducato di Toscana. Il viaggio di Borja Valero è stato lungo e per niente semplice ma lui non è mai stato il tipo da abbattersi, si è conquistato i suoi spazi e ha costruito il suo casato. Non è blasfemia chiamarlo "Duca Borja". Ha dimostrato sempre tutto in campo, fuori dal rettangolo verde poche parole ma quelle giuste. Il suo percorso, prima di approdare in Italia, lo ha visto partire dal Real Madrid per poi continuare alle Baleari, nelle West Midlands, nel Castellón e, dulcis in fundo, la Toscana. Dopo tre anni a Milano, sponda Inter, Borja è tornato a Firenze, nella città che ormai lo ha eletto ‘Sindaco' e che lui ha eletto per il resto della sua vita come casa.

Un rapporto costruito pian piano, tra una giocata in verticale e una per far calare i ritmi del match, ma che è diventato solidissimo. Ha sempre saputo di poter contare sulle sue forze, su un grande intelligenza calcistica e le sue qualità umane sono evidenti ancora di più dopo la nostra lunga chiacchierata. Il centrocampista spagnolo della Fiorentina ai microfoni di Fanpage.it non ha parlato solo di attualità calcistica ma si è soffermato su alcune fasi della sua carriera, del rapporto tra sportivi e politica e sul suo legame, ormai indissolubile, con la città di Firenze.

Come va la sua seconda vita a Firenze?
"Sono molto contento di essere tornato a quella che è stata casa mia per diverso tempo. Avevo diverse offerte, e questa cosa mi ha fatto felice in un momento molto particolare come quello che stiamo vivendo. Ma quando è arrivata quella da Firenze non ho avuto dubbi e subito abbiamo deciso di tornare qui".

La Fiorentina ha cambiato allenatore e vive molti alti e bassi: quale pensa possa essere il problema di questo mancanza di continuità, visto che sulla carta la squadra è molto buona?
"Purtroppo le cose non stanno andando nel modo sperato. Sul campo la squadra non dimostra quello che vale ‘sulla carta’ e quindi questo non conta. Non abbiamo avuto molto tempo di lavorare all’inizio dell’anno e anche  con il cambio di allenatore la situazione, che porta nuove idee, si è verificato lo stesso. Dobbiamo e possiamo fare di più per una piazza come Firenze".

Nel finale della scorsa stagione, Conte disse di lei: "Borja Valero è un esempio". Qual è il suo bilancio sull’esperienza all'Inter?
"Il bilancio è assolutamente positivo. Dopo 5 anni a Firenze ho provato un’altra esperienza con un top club  e devo dire che sono molto soddisfatto per quello che ho fatto, soprattutto per quello che è successo all’inizio dello scorso anno. Ero quasi ai margini e poi sono stato impiegato in molte partite importanti. È stato un grande orgoglio per me e mi ha fatto capire, ancora una volta, che lavorando bene si ottiene tutto".

Lei ha detto che i calciatori che più l’hanno ispirata sono stati Guti e Redondo: ci dice perché?
"Sono due calciatori diversi ma Guti ha fatto la mia stessa trafila nelle giovanili del Real e poi si è affermato ai massimi livelli come un calciatore di ‘categoria’ sia in Spagna che a livello europeo. Fernando Redondo perché lo guardavo mentre faceva girare il Madrid in maniera perfetta, un giocatore fortissimo".

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Ha segnato il gol decisivo nella finale dell’Europeo 2004 Under 19 ma ha vestito solo una volta la maglia della nazionale maggiore spagnola. Ha mai pensato, almeno una volta, ‘ci stavo benissimo anche io in mezzo a quel centrocampo pazzesco'?
"Sicuramente mi dispiace non essere stato preso in considerazione molte volte, ma sono capitato in uno dei periodi storici più importanti della mia nazionale. Era davvero difficile trovare spazio in una squadra così forte".

Da quando è arrivato a oggi è cambiato il calcio italiano?
"Credo che il campionato sia cresciuto molto, negli ultimi anni gli allenatori hanno iniziato a studiare anche cose nuove e sono rimaste davvero poche cose del calcio anni ’80-’90. Il livello è buono e può crescere ancora".

Lei ha sempre espresso le sue idee anche su temi politici e ricordo che una volta disse che era “strano sapere che ci sono persone a cui manca il franchismo in Spagna“. Dato che lo stesso accade sempre più spesso in Italia con Mussolini, che idea si è fatto in merito a questa tematica?
"Chiaramente non posso parlare per la situazione che vivete in Italia ma di quella spagnola sì. La memoria va coltivata e la storia va studiata per evitare di commettere gli errori che sono già stati fatti in passato".

Mai come quest’anno il mondo dello sport è entrato in maniera poderosa nella scena politica e una testimonianza sono gli atleti NBA nella campagna elettorale delle presidenziali USA. Cosa pensa di quanto accaduto negli Stati Uniti?
"Mi piace molto l’NBA e la seguo da anni. Da quando ci sono i ragazzi è più difficile fare le nottate anche se il primo è sempre più pazzo per questo sport. Gli atleti hanno avuto un grande impatto perché hanno portato alla ribalta delle tematiche sociali importanti e molto sentite da tantissime persone. Con i social tutto si è amplificato e anche grazie a questa cassa di risonanza hanno partecipato al dibattito pubblico in un momento cruciale del loro paese. Spesso si dice che gli atleti non debbano esprimere le loro idee e le loro posizioni ma non è così, gli atleti sono persone come tutte le altre ed è giusto che possano esprimersi su altri temi fuori dalla loro sfera lavorativa".

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"C’era bisogno di un giocatore contagiato per fermare la Serie A": ricordo bene le sue parole durante il lockdown. Ci furono molte polemiche prima di Juventus-Inter e poi da lì sono state prese decisioni diverse da quanto si era detto prima. Come ha vissuto quei momenti? 
"Era una situazione di incertezza per tutti, non sapevamo nulla di ciò che stesse accadendo intorno a noi e quali misure prendere per evitare problemi più gravi. Il dibattito prima della sospensione non è stato positivo né per noi né per chi segue il calcio. So bene che si tratta di un’industria importante ma in quel momento nessuno sapeva cosa stesse accadendo. Dopo sono stati studiati protocolli e delle regole ben precise ma all’inizio sembrava che noi calciatori vivessimo in un mondo parallelo, quasi non fossimo persone normali. A tratti sembrava un film di fantascienza".

Come vede la lotta Scudetto: chi crede vincerà alla fine?
"Mai come quest’anno è davvero aperta e le squadre sono tutte vicine. Non è facile dire un nome perché manca un intero girone ma sarà una lotta dura fino alla fine".

Come si rapporta Borja Valero con i giovani nello spogliatoio? C’è differenza dall’approccio che aveva la sua generazione con i più esperti oppure ci sono dei punti di contatto?
“Sicuramente c’è differenza rispetto a quando ero giovane io. Noi avevamo il terrore in alcuni momenti di relazionarci con i giocatori più esperti ma credo che il rispetto non manchi da parte dei giovani di oggi. Certo, io non ho mai detto ‘bro' o ‘frate' a nessuno ma non la vedo come una cosa negativa, sono soltanto cambiati i tempi”.

A Firenze è il "Sindaco": quando smetterà, ha già deciso se rimarrà in Italia o tornerà in Spagna?
"Abbiamo già deciso e resteremo a Firenze a vivere. Non poteva essere altrimenti dopo tutti questi anni".

Sindaco in campo, e fuori.

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