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Antonio Conte alza l’asticella, niente Barcellona o Arsenal: ha in mente solo due squadre

Tre domande alle quali Antonio Conte non ha ancora risposto: fino a quando riuscirà a stare lontano dal campo di battaglia prediletto? quale sarà la prossima squadra della carriera? accetterebbe di rimettersi in gioco subentrando in corsa al timone di una grande che non riesce a esplodere? L’ex tecnico dell’Inter osserva, valuta e sta alla finestra. Ma ha due preferenze.
A cura di Maurizio De Santis
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Per adesso sazia la fame di calcio a Sky nelle vesti di opinionista. Ma ad Antonio Conte un ruolo da spettatore non può bastare: è come spizzicare un po' di pane perché non hai altro davanti al momento mentre hai voglia di sbranare una bistecca. Ha lasciato l'Inter dopo aver vinto uno scudetto e, compresa l'aria che tirava, scelto di andare via intascando una buonuscita che gli permette di stare senza pensieri per un po'. L'ex di Juventus, Chelsea e Nazionale aveva capito tutto: gli avrebbero spacchettato il giocattolo staccandone un paio di pezzi, tra i più preziosi e costosi, e mai avrebbe accettato di restare alla guida di una squadra che riteneva indebolita, non all'altezza delle sue aspettative e del suo calibro. Lui ha aperto la porta ed è uscito per prima, Lukaku e Hakimi lo hanno seguito a ruota. I risultati daranno torto oppure ragione al club che ha messo in cantiere il dimensionamento dei conti per difficoltà finanziarie legate alla proprietà cinese.

Le domande ora sono due, con una terza di riserva: fino a quando riuscirà a stare lontano dal campo di battaglia prediletto? quale sarà la prossima squadra della carriera? accetterebbe di rimettersi in gioco subentrando in corsa al timone di una grande che non riesce a esplodere? Conte osserva, valuta, rimugina e sta alla finestra. Non dice sì, nemmeno no. Qualcosa lo intriga ma non abbastanza da rompere gli indugi e gettarsi a capofitta nella nuova avventura.

L'ex ct sa che la situazione contingente è tale che si contano sulla punta delle dita di una mano sola chi potrebbe soddisfarne i desideri di grandezza in termini d'investimento. Non è il Barcellona alle prese con la vicenda Koeman: l'olandese è ancora al suo posto perché la condizione economica dei catalani è tale che, se tagli perfino i consumi di elettricità per risparmiare, immaginare di sostenere anche i costi di un esonero o un lauto indennizzo smorza ogni voglia di rivoluzione. Non è l'Arsenal, che ha pensato a lui per sostituire Arteta ma non dispone di argomenti abbastanza persuasivi per convincere l'allenatore leccese a ricambiare la cortese manifestazione d'interesse.

L'anno sabbatico è stata l'extrema ratio che Conte ha accettato quando il Tottenham e il Real Madrid ha rivolto le loro attenzioni altrove (Nuno Espírito Santo a Londra, Carlo Ancelotti al Bernabeu). S'è ritagliato un ruolo di osservatore qualificato nel network satellitare ma nell'accordo stipulato ha fatto sì che fosse inserita una clausola particolare: avere le mani libere per svincolarsi in caso di chiamata da un top club che ha denaro da impegnare in un progetto che lo vede di nuovo in prima fila e in un ruolo chiave nelle scelte e nella costruzione della squadra. Già e quale? Due in realtà ce ne sono e rientrano nella sua sfera di opzioni: Manchester United e Paris Saint-Germain in questo momento condotti da Solskjaer e Pochettino. Poi chissà… Per quanto senta ardere il fuoco dentro di sé, Conte preferisce attendere che gli mettano davanti un progetto ricco e ambizioso. Un po' di pane da spizzicare lo ha per tenere a bada la fame.

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