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Ancelotti pensa al ritiro: “Dopo il Real smetto”. Solo una squadra può fargli cambiare idea

L’allenatore del Real Madrid, Carlo Ancelotti, pronto all’ultima battaglia contro il Manchester City di Guardiola, si è raccontato ai microfoni di Prime Video e ha confessato che medita il ritiro. Ma l’ipotesi di una futura squadra lo stuzzica.
A cura di Enrico Scoccimarro
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Carlo Ancelotti è in "ascesa libera" con il suo Real Madrid. Da quando si è seduto sulla panchina delle "Merengues", ha ottenuto praticamente solo successi e ora, dopo aver vinto la Liga, domani affronterà il Manchester City in casa nel ritorno delle semifinali di Champions League, partendo dal piccolo svantaggio dato dal 4 a 3 ottenuto in Inghilterra. "Re Carlo" sta così confermando quanto di buono fatto nella sua prima esperienza a Madrid, quando aveva riportato la Champions al Bernabeu, la "decima" per il Real. Adesso però, dopo tutti i successi del passato, l'allenatore comincia a guardarsi allo specchio: all'età di 62 anni, potrebbe pensare di terminare la propria carriera dopo quest'ultima esperienza in casa blancos, come ha ammesso lui stesso in un'intervista a Prime Video. Solo una squadra, tuttavia, potrebbe fargli cambiare idea.

"Dopo il Real sì, probabilmente smetto – ha detto Ancelotti nell'intervista che sarà trasmessa integralmente domani, nel prepartita di Real Madrid-Manchester City – Se il club mi tiene qui per dieci anni, allenerò per dieci anni". L'allenatore, capace di vincere cinque campionati in altrettanti Paesi europei, sa bene cosa fare dopo il ritiro, rendendosi conto di quanto perso nella sua vita privata in questi anni. "Mi piacerebbe stare con i miei nipoti, andare in vacanza con mia moglie – racconta – ci sono tante cose da fare che ho tralasciato e che mi piacerebbe fare. Andare in tanti posti in cui non sono mai stato. Non sono mai stato in Australia o a Rio de Janeiro. Andare a trovare mia sorella più spesso. Purtroppo non è che si può fare tutto, quindi il giorno in cui smetterò avrò tutte queste cose da fare".

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La sua prospettiva da pensionato si interrompe però ad una specifica ipotesi, che manca nella sua esperienza: sedersi sulla panchina di una Nazionale. Sullo stesso discorso si era già espresso a novembre di quest'anno, ma era sembrato piuttosto categorico nel mantenere logica che lo ha sempre accompagnato: "Mi piace lavorare con i club, giorno per giorno. Non credo che accadrà mai". Questa volta però dimostra che la sua opinione è cambiata radicalmente: "Sì, una Nazionale ci sarebbe ma adesso è prematuro. Non sicuramente per questo Mondiale. Per quello del 2026, perché no? Potrebbe essere". Sapendo già il legame affettivo che lo lega in particolare ad un Paese, di cui è originaria sua moglie, e per cui ha ammesso che farà il tifo per questo Mondiale in Qatar, il nome dell'ipotetica Nazionale vien da sé: "Il Canada? Perché no? Mi piacerebbe, certo. Il Canada ha fatto benissimo".

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