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20 anni dal tremendo infortunio di Ronaldo: “Il ginocchio era grande quanto un pallone”

L’incredibile e drammatico infortunio a Ronaldo, ‘compie’ vent’anni. Era il 2000, durante la gara di Coppa Italia contro la Lazio quando il Fenomeno brasiliano si ruppe il ginocchio. Da allora nulla fu più come prima: “Subito dopo l’operazione era gonfio come una palla, piangeva e mi chiedeva morfina” ricorda il preparatore atletico Petrone, “mi chiese: ‘No mentirmi, tornerò a giocare'”
A cura di Alessio Pediglieri
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Era il 2000, vent'anni fa, quando Ronaldo visse il suo dramma sportivo più tremendo: in Coppa Italia, contro la Lazio, uno scatto, due dribbling e il ‘crack' al ginocchio. Un infortunio impressionante che mise sotto shock il mondo del pallone. Da quel giorno per il Fenomeno brasiliano nulla fu più come prima. Anche se si riprese, qualcosa in lui si era definitivamente infranto, come ricorda a distanza di molti anni, Nilton Petrone, il preparatore sportivo dell'epoca.

Un infortunio impressionante, con il ginocchio spaccato in due, il tendine che si lacera e si spacca, disarticolando la rotula. Un urlo, poi il pianto e il silenzio di un intero stadio. Le mani tra i capelli di compagni e avversari nel vedere Ronaldo a terra, impotente davanti al destino calcistico che lo stava condannando al  "peggior infortunio calcistico che abbia mai visto", come lo ha definito Nilton Petrone.

Le lacrime e la morfina per non sentire dolore

Quell'infortunio costrinse R9 a un'operazione d'urgenza e a una lunghissima rieducazione. Anche dopo l'intervento, l'arto era ancora gonfio, bloccato, inutilizzabile: "Subito dopo l'intervento chirurgico il suo ginocchio aveva le dimensioni di una palla da calcio. C'erano tre o quattro tubi che drenavano il sangue, era qualcosa di terribile. Ronaldo ha sofferto tantissimo, mi ricordo che in ospedale piangeva perché voleva che la morfina fermasse l'intensità di dolore"

Il rischio di non giocare più: "Per favore non mentirmi"

Quell'infortunio rimediato nel 2000 fu superato con estrema difficoltà, con la carriera a rischio e la paura di non potere più giocare a calcio: "Un giorno nel cuore della notte mi ricordo che mi ha chiamato e mi ha chiesto di dirgli che avrebbe potuto  giocare di nuovo a calcio.  "Per favore non mentirmi' mi disse e io ero lì, in silenzio. Il rischio c'era, tutto il mondo stava dicendo che non sarebbe stato possibile rivederlo in campo e anche la scienza aveva detto che era improbabile e i dottori avevano dei dubbi".

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