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Suns irriconoscibili senza Devin Booker: la serie dei playoff con New Orleans ora è in parità

Privi del loro giocatore di maggior talento gli scorsi finalisti NBA stanno faticando più del previsto contro la Cenerentola di questa post-season. E la pressione si fa sentire…
A cura di Luca Mazzella
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Improvvisamente vulnerabili. La corazzata della regular season, i Phoenix Suns titolari del miglior record NBA con 64 vittorie a fronte di 18 sconfitte e presentatisi ai Playoffs da assoluti favoriti all'anello, si scoprono fragili e nervosi, e ora iniziano anche a temere il clamoroso crollo. É bastato togliere una delle pedine a disposizione di Monty Williams, quel Devin Booker miglior marcatore della squadra, per far vacillare le certezze accumulate in 82 partite e ritrovarsi dopo 4 gare della serie di primo turno contro i New Orleans Pelicans non in semifinale, come tutti avevano previsto ipotizzando uno sweep (il 4-0 nella serie), ma sul 2-2 e con l'inerzia emotiva che sembra ora propendere dal lato dei ragazzacci terribili dei New Orleans Pelicans.

Una squadra che pur priva di Zion Williamson, che continua a fare passi in avanti ma attende l'ok dello staff medico per rientrare in pianta stabile nelle rotazioni dopo praticamente un anno, può ora sulle ali dell'entusiasmo confidare addirittura in un clamoroso upset nella mini-serie di 3 gare che inizia ora, con 2 gare sul campo di CP3 e soci. Un quadro nemmeno lontanamente ipotizzabile due settimane fa, ma che oggi viste le certezze accumulate dal roster di Monty Williams e le prime inevitabili crepe del team dell'Arizona non è più visto come utopia.

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E quindi New Orleans, dopo la partenza 1-12 (e 3-16) in stagione e aver agguantato il tabellone Playoffs vincendo gli spareggi playin, oggi sogna, mentre Phoenix vede materializzarsi l’incubo che, giunti alla seconda sconfitta, può seriamente avere delle conseguenze importanti su un gruppo che prima ancora di essere forte aveva sempre dimostrato di essere unito e compatto anche nelle difficoltà. Quando Chris Paul si è infortunato per un mese quest’anno, la squadra di Monty Williams è sembrata infatti non accusare minimamente il colpo, continuando a giocare il suo basket di sistema sulle due metà campo e mostrando tutta la profondità di un roster in grado di andare oltre le assenze, anche di un leader come la Point God. I punti che però assicurava Devin Booker, per quantità ma anche per modalità (pochissimi isolamenti, pochissimi palleggi) rappresentavano un valore attualmente non replicabile anche in una squadra così attrezzata, a cui manca palesemente una seconda bocca da fuoco in grado di segnare dal palleggio e punire sugli scarichi.

E sei nei faccia a faccia, come quello tra Valanciunas e DeAndre Ayton o quelli tra CJ McCollum-Brandon Ingram e il povero Mikal Bridges, che non può che battezzarne uno, non è un giocatore di Phoenix a vincere nettamente, ecco create le condizioni di questo equilibrio a sorpresa. Sul quale le pressioni di essere favoriti a tutti i costi di una e la spensieratezza dell’altra non sono altro che benzina sul fuoco. Una pressione che grava – ma questo avviene da oltre 15 anni – su Chris Paul, apparso oltremodo nervoso ma soprattutto lontano parente del fenomeno ammirato nella gara 3 vinta con un quarto periodo strepitoso, ma più in generale su una squadra da cui tutti attendono, anche senza Booker, un solo possibile risultato.

E dover performare a tutti i costi, dinanzi alla sola consapevolezza di potersi godere un’esperienza "formativa" senza l’assillo del successo che regna in casa Pelicans, può far saltare davvero il banco. Gli Alvarado, gli Herb Jones (rookie solo su carta, veterano e già èlite NBA in difesa), ma anche un Ingram che dopo anni in rampa di lancio ha preso il volo nel primo momento importante della sua carriera, sono una spinta anche agonistica che ai Suns, scarichi e svogliati nella notte, sta mancando.

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É il bello, ma anche il brutto dei Playoffs NBA: 82 partite per prepararsi a un momento che un infortunio può irrimediabilmente rovinare o complicare. Un qualcosa che era lecito attendersi in un'annata senza reali favoriti, ma che anche con un tabellone in cui fatta eccezione per i Nets nessuna squadra è a quota 0 vittorie nelle rispettive serie, fa ugualmente impressione. Da Phoenix, infortuni o meno, ci si aspetta il passaggio del turno e una post-season da protagonista: tutto il resto sarebbe da considerarsi un fallimento.

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