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Steph Curry e un aprile da leggenda che cambia le prospettive di Golden State

Grazie anche a un mese di aprile da 40 punti di media a partita, Steph Curry sta praticamente giocando a livelli superiori alla stagione in cui è stato nominato MVP all’unanimità. E grazie alla pioggia di triple con le quali sta annientando sera dopo sera le squadre avversarie, Golden State sogna di giocarsi i Playoffs contro ogni pronostico.
A cura di Luca Mazzella
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Che la stagione senza Klay Thompson, il suo compagno "gemello" in fatto di pericolosità dal perimetro e elemento essenziale per mantenere questa Golden State al livello delle primissime squadre della lega, fosse un calvario destinato nella migliore delle ipotesi a concludersi con una sofferta qualificazione ai Playoffs, si sapeva. Quello che nessuno di noi poteva immaginare è che Steph Curry vivesse però l'annata 2020-21 non come l'anticamera della prossima, quella in cui con il pieno recupero del compagno potrà lottare per l'anello, ma come missione per inserire il suo nome tra quello dei candidati MVP, tra i più rinomati concorrenti che attualmente rispondono al nome di Nikola Jokic, Giannis Antetokounmpo e James Harden. Dopo un'altra gara da ricordare il numero 30 dei Warriors reclama il suo posto con forza.

Lo show messo in campo stanotte, con 42 minuti in 29 minuti, non è che l'ennesima prestazione leggendaria che sta regalando forse la miglior versione in carriera del nativo di Akron, città che ha dato i natali anche a LeBron James. Contro gli Oklahoma City Thunder Steph ha segnato la bellezza di 11 triple (su 16 tentativi) e complessivamente ha chiuso con 14/20 dal campo, 6 rimbalzi e 8 assist, conducendo agilmente i suoi a una vittoria che avvicina ulteriormente la squadra di Steve Kerr all'ottavo posto dei Grizzlies.

Un piazzamento dal valore meramente simbolico visto che dalla posizione numero 7 alla numero 10 a fine anno le quattro squadre si giocheranno i due ingressi disponibili in post-season, ma che nella sostanza ha un peso enorme considerando le condizioni in cui gli ex campioni NBA hanno trascorso gli ultimi mesi, tra infortuni (non solo quello di Klay Thompson, fuori per tutta la stagione, ma a turno anche quello dello stesso Steph e dell'altra superstar della squadra Draymond Green) e un difficile ambientamento sia dei giovanissimi (la seconda scelta James Wiseman o anche il nostro Nico Mannion) che di giocatori estranei a un contesto così strutturato e esigente, sui quali spicca Kelly Oubre Jr. Nonostante tutto, Steph sta trascinando la squadra verso un traguardo impensabile, contro ogni idea della franchigia che a un certo punto sembrava aver optato per dare tanti minuti alla second-unit e abbandonare l'idea della corsa ai Playoffs, e contro la stessa struttura tattica di un roster che, metriche alla mano (è di pochi giorni fa la classifica delle spaziature in cui gioca ogni star NBA), lo costringe a giocare nel sistema col peggior spacing della lega.

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La super-gara contro OKC è la 19esima con almeno 10 triple a segno in carriera: a inseguirlo, a quota 5, c'è proprio Klay Thompson. Non solo, perché con le 11 bombe piovute sulla testa dei malcapitati avversari Steph ha segnato in totale 29 tiri da tre nelle ultime tre gare, un numero che nessuno è mai riuscito a raggiungere nell'arco di così pochi match. Steph ha anche provato a rientrare in campo senza l'indicazione del coach, "auto-proponendosi", ma Steve Kerr ha contenuto la sua esuberanza a partita ormai vinta per i suoi ragazzi, rimandando le ulteriori cartucce del suo fenomeno alla prossima partita.

Curry da inizio aprile viaggia a 40 punti di media e attualmente insegue Bradley Beal, miglior marcatore della lega a 31.0 di media, che si avvicina sera dopo sera sempre di più. Per la media realizzativa e le percentuali dal campo di questa annata, Steph sta giocando a tutti gli effetti come nella stagione valsa l'MVP all'unanimità (30.4 punti contro i 30.1 di allora, percentuali del 49/42/92 dal campo, da tre e ai liberi contro il 50/45/91 del premio), e se da un lato c'è chi contesta il record di squadra per poter valorizzare a pieno il suo contributo effettivo, c'è chi giustamente fa notare che eccellere in un contesto mai così desolante da anni a questa parte sia un merito ancora maggiore e renda le performance del 30 ancora più memorabili. Insomma, date a Steph Curry quel che è di Steph Curry,

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