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Spurs eliminati dai play-in: cala il sipario sulla carriera di Gregg Popovich?

Stando ai rumors d’oltreoceano, la stagione 2021/22 dovrebbe essere stata l’ultima del leggendario coach sulla panchina dei texani.
A cura di Luca Mazzella
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73 anni, 26 dei quali passati sulla panchina della più vincente dinastia dell'epoca post-Michael Jordan con ben 5 anelli. Quando si parla di San Antonio Spurs, la franchigia texana che sull'asse Tony Parker-Manu Ginobili-Tim Duncan ha costruito i suoi successi, si parla ovviamente di Gregg Popovich, il coach più vincente della storia NBA con 1344 partite vinte in carriera. Un monumento della pallacanestro e più in generale dello sport americano che stanotte, dopo la sconfitta contro i New Orleans Pelicans che ha sancito l'ufficiale eliminazione dai play-in mandando i titoli di coda sulla stagione 2021-22 degli Spurs, potrebbe aver allenato per la sua ultima volta.

È da inizio anno infatti che, secondo i rumors di diversi insider americani, l'ex agente CIA avrebbe deciso a prescindere dai risultati di abbandonare la guida tecnica della squadra, non è ancora detto se per ritirarsi del tutto a vita privata dedicandosi a uno dei suoi tanti hobby o passando al front-office, nelle vesti di Presidente della franchigia.

Interrogato proprio nei minuti successivi alla sconfitta, il più anziano coach della lega ha risposto in maniera sibillina alla provocazione arrivata da uno dei giornalisti in sala stampa: "È una domanda inappropriata", in un mix tra fastidio per l'argomento affrontato nel momento sbagliato e voglia di non spostare i riflettori su di sé, al termine di una stagione in cui contro ogni pronostico e approfittando anche di cadute eccellenti come quelle dei Los Angeles Lakers, i suoi giovanissimi ragazzi sono comunque riusciti a conquistare un dignitoso decimo posto arrivando a giocarsi il primo dei due spareggi necessari per approdare alla post-season. Un appuntamento che Popovich ha mancato raramente in carriera, ma che con il roster a disposizione sembrava proibitivo in partenza.

Ripartire è ancora possibile

Della dinastia guidata dal sergente di ferro non è infatti rimasto alcun giocatore dopo i ritiri del triumvirato Parker-Ginobili-Duncan e il processo di rinnovamento che ha ricercato nuove basi nei Dejounte Murray (stagione da oltre 20 punti, 8 rimbalzi, 8 assist e 2 palle recuperate, con meritatissima convocazione all'All-Star Game), Keldon Johnson, Devin Vassell e altre promettenti leve arrivate in Texas via draft negli ultimi anni. Un draft che non è mai stato – questo si un errore – l'obiettivo conclamato degli Spurs che proprio per la cultura vincente del loro timoniere non hanno mai accettato di perdere per accumulare i migliori talenti possibili, ma dal quale bisognerà ripartire per trovare – a meno che la cosa non accada con un'urna benevola già nelle prossime settimane – la pedina attorno al quale ricostruire una dinastia vincente.

Tutta la carica di Gregg Popovich in partita
Tutta la carica di Gregg Popovich in partita

Il supporting cast che Pop lascerà, salvo ripensamenti, è di ottimo pregio, ma ben lontano da quello che ha reso grande San Antonio per quasi due decenni di straordinaria continuità, ma in un mercato poco appetibile per le superstar NBA l'unica speranza per tornare competitivi è puntare senza mezzi termini alle scelte più alte. Quella 2022 è impossibile da raggiungere, ma la 2023 (quasi certamente il francese Victor Wembanyama) è lì nel mirino e potrebbe avere un impatto generazionale sul futuro della squadra. Con un Popovich stratega dietro una scrivania? È presto per dirlo, ma l'impressione è che stiano ormai passando i titoli di coda di un film maestoso. Lunga vita a Gregg Popovich.

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