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Non solo LaMelo: i migliori 5 Rookie di inizio stagione in NBA

Non solo LaMelo Ball: dietro al chiacchieratissimo giocatore degli Hornets c’è un’intera classe di rookie che sta dimostrando di avere enorme potenzialità in ottica futura. Vediamo i 5 nomi di chi, ad oggi, non sembra patire la pressione e si sta dimostrando da subito un giocatore di impatto.
A cura di Luca Mazzella
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In questo momento, in NBA, se si parla di rookie viene immediato pensare al nome di LaMelo Ball, il giovane prodigio degli Charlotte Hornets che partita dopo partita continua a sorprendere e a guadagnare posizioni per l'ambito premio di Rookie of the Year. In realtà però dalla "2020 class" stanno arrivando enormi soddisfazioni da tanti altri giovanissimi, alcuni dei quali totalmente inaspettati, che stanno sorprendendo i tanti addetti ai lavori che complice una finestra di "provini" ridotta all'osso, non hanno raccolto sufficienti informazioni su tutti.

Inserendo attualmente il nome di Ball in una categoria a sé, vediamo quali sono gli altri rookie in ascesa e sui quali scommettere per il futuro.

Tyrese Haliburton – Sacramento Kings

11.9 punti, 5.4 assist, 3.7 rimbalzi, 1.2 palle recuperate, 49% dal campo e 44% da tre. Sono numeri eccellenti, eppure non dicono nulla rispetto all'impatto del prodotto di Iowa State, 12esima scelta del primo giro dei Sacramento Kings, una squadra che negli anni aveva totalmente perso confidenza con chiamate così indovinate al draft. Haliburton, oltre a dimostrarsi un perfetto complemento per il compagno di reparto De'Aaron Fox, giocatore che non conosce mezze misure e gioca 48 minuti alla velocità della luce, sta mostrando una capacità di controllare il ritmo del gioco, una leadership nella gestione dei possessi finali delle partite e una maturità nel non tentare mai la giocata a effetto prediligendo una clamorosa concretezza, da grandissimo. In estate tanti avevano sorriso sulla scelta di Sacramento di non rinnovare l'esterno Bogdan Bogdanovic, poi finito agli Hawks, ma oggi a sorridere è la franchigia californiana, che ha colmato lo spot lasciato vacante dal serbo con il giocatore più pronto dell'intero draft. Un veterano nel corpo di un 21enne.

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James Wiseman – Golden State Warriors

12.1 punti, 6.1 rimbalzi, 1.3 stoppate. Non sono numeri da capogiro, ma quelli di James Wiseman vanno inseriti all'interno di un contesto tecnico non abituato, da anni, ad avere un big-man dalle sue caratteristiche in campo, e che allo stesso tempo ha vissuto una battuta d'arresto causata dall'infortunio di Klay Thompson a inizio stagione. Dopo il ko dell'esterno, le aspettative di Golden State sono radicalmente cambiate e lo sviluppo di tutto il roster a disposizione di Steve Kerr è diventato l'obiettivo numero 1 della franchigia, in attesa di ripresentarsi al gran completo al via del prossimo campionato. In questo si inserisce la crescita del prodotto di Memphis, ancora più impressionante se si considera un'annata trascorsa interamente ai box e il rientro avvenuto praticamente in NBA, senza passare per l'Università. Focale, in questo senso, è la presenza di un veterano come Draymond Green, che non sta facendo mancare il suo costante supporto al ragazzo fungendo da secondo allenatore e "insegnante" sulle due metà campo. Wiseman non è il progetto più immediato di questo draft, ma il giocatore che più di tutti in prospettiva può regalare soddisfazioni.

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Immanuel Quickley – New York Knicks

Fa un certo effetto menzionare sia i Sacramento Kings che i New York Knicks a proposito di rookie sorprendenti: due franchigie che negli anni hanno spesso deluso puntando sui giovani sbagliati che si ritrovano, improvvisamente, due preziose pepite tra le mani. Di Haliburton si è già parlato, ora tocca a Immanuel Quickley. 22 anni, da Kentucky, con 12.0 punti di media che vanno parametrati ai minuti in campo: 18.9 a partita, partendo sempre dalla panchina. Coach Tom Thibodeau ha ritagliato per Immanuel un ruolo nella second-unit in cui il ragazzo si trova perfettamente a suo agio, entrando a partita in corso e puntando a sprigionare la sua energia e il suo gioco eclettico che per certi versi ricorda quello di un veterano, e suo grande idolo, come Lou Williams. Il tutto, è bene ricordarlo, da 25esima scelta assoluta. In un draft "al buio" senza la solita gigantesca mole di informazioni su ogni singolo prospetto, indovinare una chiamata così in basso è oro e certamente non frutto del caso. I nuovi Knicks di Leon Rose sembrano avere le idee molto chiare.

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Anthony Edwards – Minnesota Timberwolves

Il perché non si parli abbastanza di Edwards è evidente: la squadra che per lui ha speso la prima scelta assoluta del draft, i Minnesota T'Wolves, stanno deludendo esattamente come fatto nelle ultime stagioni. L'infortunio della star Karl Anthony-Towns ha subito depresso l'intero roster, al quale la sola leadership e esperienza del figliol prodigo Ricky Rubio non sta bastando per emergere dalle sabbie mobili di una stagione che ha già preso una pessima direzione e fa posticipare ulteriormente l'esplosione di un gruppo che da anni stenta a decollare. In questo quadro, emergere si sta rivelando più difficile del previsto per il prodotto di Georgia, usato raramente da starter e visto in questo momento più utile in uscita dalla panchina, che sta segnando 14 punti di media salendo di colpi sera dopo sera. Il classe 2001 sta mostrando notevoli abilità in penetrazione, dove sprigiona la sua potenza al ferro con giocate da highlights, e al tiro, dove dopo un inizio modesto sembra aver ripreso fiducia e confidenza nei suoi mezzi. L'andamento ormai compromesso dell'edizione 2020-21 di Minnesota non è il complice ideale, ma Anthony sta mostrando spalle sufficientemente larghe per lavorare sul suo basket in attesa di un contorno all'altezza.

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Cole Anthony – Orlando Magic

La stagione di Anthony, 15esima scelta assoluta dalla University of North Carolina, ha visto il suo punto di svolta nell'infortunio dell'esterno Markelle Fultz, ex prima scelta dei Philadelphia 76ers che ha subito l'ennesimo, devastante, season-ending injury. Dal ko del compagno di reparto e la promozione in quintetto, Cole Anthony sta segnando 12.6 punti di media, con 4.3 rimbalzi, 4.2 assist e un notevole 38% da tre, riuscendo partita dopo partita a imporsi come creator principale della squadra, pronta a consegnare nelle sue mani molti più possessi a dispetto di un inizio stagione in cui Cole è stato principalmente utilizzato come giocatore lontano dalla palla. Come per altri giovani il livello della squadra non sta esattamente assecondando i suoi miglioramenti, dato che i Magic continuano a flirtare coi bassifondi della Eastern Conference, eppure Anthony ha tutto per diventare un utilissimo giocatore di rotazione in una squadra che, con un po' di fortuna, può ambire a un posto ai Playoffs il prossimo anno.

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